il caso

La vergogna dell'Anpi anti Ucraina

Luciano Capone

Accusa Zelensky di voler bombardare il suo paese, il regime di Kyiv di essere anti-democratico, l'Ue e la Nato di volere l'escalation militare. Non è Putin, è Pagliarulo. La perversione della realtà è la stessa, ma in nome dei partigiani

Zelensky che bombarda il suo paese, l’Unione europea “teleguidata” dagli Stati Uniti, le sanzioni russe che fanno male all’Europa, l’Ucraina nazionalista e anti democratica, il business della ricostruzione in mano alla finanza plutocratica internazionale e sempre Zelensky che vuole trascinarci in una guerra mondiale. Non è il riassunto del congresso di Russia Unita, ma la sintesi di un intervento del presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo.

 

Il presunto custode della memoria della lotta partigiana ha esposto “Le tante ragioni della pace”, questo il titolo dell’incontro dell’Anpi, con argomenti sovrapponibili a quelli dei propagandisti russi, eccezion fatta per la premessa di rito, ripetuta ogni tanto, che l’invasione russa è da condannare. Detto questo, le critiche di Pagliarulo sono tutte per l’Ucraina invasa e l’occidente che l’aiuta a resistere. Putin sarà pure l’invasore, ma l’Europa e la Nato sono responsabili di “un’escalation militare”, dice Pagliarulo: “Siamo arrivati alle cluster bomb che servono all’Ucraina, dice Zelensky, non per bombardare la Russia ma per bombardare l’Ucraina. C’è qualcosa di strano in questo parossismo della guerra da tutti i due punti di vista”. C’è qualcosa di idiota, invece, in questo parossismo del pacifismo se il presidente dell’associazione dei partigiani accusa di voler bombardare il proprio paese Zelensky, che in Ucraina fa esattamente ciò che facevano i partigiani in Italia: combattere sul suolo nazionale per liberarlo dall’invasore.

 

L’ex “responsabile propaganda” di Rifondazione Comunista se la prende con la “propaganda” occidentale, che vuole far passare l’Ucraina per una democrazia: “Sono balle”, dice citando l’ex diplomatica italiana Elena Basile. “Abolizione dei partiti di opposizione, legge marziale, continuano a raccontare di un’Ucraina indipendente e democratica” e invece è un regime al pari di quello di Putin. “Parliamoci chiaro – dice Pagliarulo – la Russia porta avanti una forma di nazionalismo da grande potenza, ma anche l’Ucraina è fortemente nazionalista, ma anche la Polonia e l’Ungheria, e anche l’Italia della Meloni comincia a configurarsi in una forma di neo-nazionalismo”. Insomma, l’Europa di Pagliarulo è una notte in cui tutte le vacche sono nazionaliste.

 

Questo “non cambia di una virgola il giudizio sulla guerra e sulla politica della Russia” è la solita premessa, ma alla fine chi vuole portare il mondo verso la catastrofe più che lo zar del Cremlino è il presidente ucraino. “La richiesta iniziale di Zelensky di entrare subito nella Nato è una richiesta incredibile, perché dieci secondi dopo l’ingresso scattava l’art. 5 della Nato e succedeva la guerra mondiale”. Quella di Pagliarulo è una colossale menzogna, perché Zelensky non ha mai chiesto un ingresso immediato ma solo al termine della guerra. Ma la falsità è funzionale alla narrazione: smettere di aiutare gli aggrediti, che non sono tanto meglio degli aggressori.

 

D’altronde Pagliarulo nel 2014 diceva di aver dimostrato “incontrovertibilmente” che l’abbattimento del volo della Malaysia Airlines (298 vittime), di cui in questi giorni è ricorso il nono anniversario, non era opera dei russi (come è stato accertato) ma dei “governanti nazisti di Kiev”. Mentre è improvvisamente diventato molto più cauto nell’indicare i responsabili dopo l’invasione russa: sul massacro di Bucha, 458 morti ammazzati, Pagliarulo aspetta che sia una “commissione di paesi neutrali” a stabilire chi siano stati gli autori.

 

L’Ucraina ha problemi più grandi di Pagliarulo, ma che la l’Anpi abbia adottato la perversione della realtà come linea politica e un rottame ideologico come presidente è un problema per chi in Italia tiene ai valori di libertà e democrazia su cui è fondata la Repubblica nata dalla Resistenza.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali