(foto EPA)

la polemica

Bollare Meloni come fascista solo per provare a sentirsi virtuosi comunisti

Alfonso Berardinelli

Quanto è difficile per Schlein e gli altri fare opposizione, ma allo stesso tempo continuare a non leggere nulla

Con il governo della Meloni una sinistra irrigidita e insieme vacua come farà a convivere e a trovare le energie per fare opposizione, opposizione e ancora opposizione? I suoi politici hanno molte formule da ripetere e già lo fanno. Ma come dicono i filosofi della politica, le idee e i luoghi comuni non bastano, ci vogliono i miti, i sogni, gli abracadabra, le bandiere. La faccenda, quindi, deve passare nelle mani degli artisti. Bisogna dire che il governo Meloni è solo neofascista e così ritrovare la forza di proclamare se stessi felicemente, eternamente comunisti. Eternamente cioè assurdamente, se è vero che l’eternità è il contrario della storia. Di felicità però i comunismi ne hanno elargita ben poca e quasi sempre in forma di sogni e di miti. Ecco perciò che si torna al “sole dell’avvenire”, senza scomodarsi a ridare un’occhiata ai fatti avvenuti. Marx ed Engels sarebbero scandalizzati da tanta leggerezza, loro che il socialismo utopistico lo hanno criticato e rifiutato. Secondo loro, studiare un po’ non aveva mai fatto male a nessuno.

 

Mi pare che si stia diffondendo, a sinistra, una voglia incontenibile di dire che il governo Meloni è fascista, e così risvegliare un’altra voglia, quella parallela e primordiale di presentarsi come virtuosi e coerenti comunisti abitati da una folla di belle memorie. Già. Comunismo e fascismo, ricordate? Le due cose hanno marciato parallele per un secolo. Nella politica italiana, europea e mondiale oggi la confusione è tale che per venirne fuori non c’è che fare marcia indietro e tornare al Novecento. La complessità dei problemi, la complicazione dei dati e dei ragionamenti necessari per affrontarli sono tali che fanno rinascere la nostalgia di robuste semplificazioni. Da “Bella ciao” si passerà a “Bandiera rossa trionferà”, senza un po’ di abc marxista. Mi è sembrato di rivedere in giro anche Trockij, che negli anni Sessanta si mescolava piuttosto incongruamente con il neomarxismo, facendo così finta di non sapere che Trockij era stato un perfetto bolscevico, solo che l’astuto Stalin riuscì a farlo fuori all’interno del suo stesso partito. Quel Trockij che sarebbe diventato il teorico della rivoluzione permanente, nel 1921 aveva represso nel sangue la rivolta dei marinai di Kronstadt, che chiedevano all’avanguardia bolscevica più democrazia.

 

Se in Italia ci fossero tanti neofascisti quanti sono gli elettori della Meloni, la situazione sarebbe ben più grave. Ma non credo che sia così. Si vota di più a destra ogni volta che la sinistra non convince. E’ questo che ha permesso a Berlusconi di conquistare mezza Italia. Se il libro nero sul comunismo, invece che Berlusconi, lo avesse pubblicato la sinistra, non si sentirebbero più dei confusionari che proclamano “sono comunista” senza sapere né come né perché esserlo. Non sanno niente di Silone e di Orwell e in più non si sono accorti che di teorie e di partiti comunisti in Italia e in Europa non si vedono tracce. Non era comunista neppure Beppe Fenoglio, il maggiore scrittore della nostra Resistenza.   

 

E nel partito comunista di Togliatti si diceva una cosa e se ne faceva un’altra. Il folklore e la retorica alludevano ancora alla Russia del 1917, la prassi era invece realisticamente socialdemocratica. Questo articoletto è abbastanza ridicolo ma ancora più ridicolo è il fenomeno stagionale di cui parla. Devo vergognarmi a dover ripetere certi argomenti, mentre si dovrebbe vergognare chi dimostra di non saperne nulla. Un’ultima cosa. Che dire del misterioso rapporto di ambivalenza che gli italiani hanno con gli Stati Uniti? Andiamo a studiare e insegnare negli Stati Uniti e in Italia non c’è più un solo italofono che dica “sì” invece di “occhèi” (anche nella cronaca politica non si dice più “approvare”, si dice “dare l’ok”). Si nuota quotidianamente in un mare di piccole mitologie fabbricate in America e poi se Putin invade militarmente l’Ucraina si dà la colpa all’invadenza potenzialmente minacciosa della Nato perché è uno strumento di potere imperiale in mano agli Stati Uniti, e non l’unico mezzo per contenere l’espansionismo russo. Di errori e misfatti gli Stati Uniti ne hanno compiuti nella loro politica estera. Ma liberare dalla dittatura di Putin la Russia e il mondo non dovrebbe essere uno fra gli eventi più augurabili del prossimo futuro? 

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