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L'intervista

"E' l'ora del Mes. Meloni trovi una soluzione. Non possiamo fare i sabotatori in Ue”. Parla Cattaneo (FI)

Valerio Valentini

“Le tesi del governo sono superate. Siamo rimasti i soli su 20 paesi aderenti. Ratifichiamo il trattato, e occhio al Pnrr”, ci dice il deputato ed ex capogruppo alla Camera di Forza Italia

Roma. Questione di serietà, anzitutto. “Non credo che possiamo permetterci, come Italia, di giocare il ruolo dei sabotatori dell’Ue, né rischiare di compromettere il Pnrr”. E dunque? “E dunque sono convinto che Giorgia Meloni saprà trovare una soluzione definitiva sul Mes”. Alessandro Cattaneo parla con la fermezza di chi è convinto che “governare è anzitutto fare i conti con la realtà”. E per questo il deputato di Forza Italia squarcia, per primo, il velo di ambiguità dietro cui il centrodestra copre i suoi tentennamenti sul Fondo salva stati. Ratificare, dunque? E come convincere il governo?

 

Parte dalla constatazione dell’ovvio, Cattaneo. “A oggi – dice l’ex capogruppo azzurro alla Camera – siamo rimasti i soli, i soli su 20 paesi aderenti, a non aver ancora ratificato il Mes. Il che, diciamo, non credo contribuisca a rafforzare la nostra reputazione, a farci vedere di buon occhio dai nostri partner europei. Ora, se il governo ha una strategia chiara per non ratificare il Mes senza compromettere la nostra posizione a Bruxelles, siamo pronti a percorrerla”.

 

Lo dice col tono di chi ci crede poco. “Non traggo conclusioni. Semplicemente segnalo che da mesi vengono offerte al Parlamento delle argomentazioni che si sono rivelate in buona parte superate. Penso all’attesa riguardo la decisione della Corte costituzionale tedesca, o l’ingresso della Croazia in Ue. In queste ore capiamo che come governo stiamo negoziando la ratifica del Mes in cambio di alcune concessioni sul Patto di stabilità e sull’extradeficit”.

 

E’ scettico? “Confido siano prospettive concrete, anche se sia il presidente dell’Eurogruppo Donohoe, sia il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, sia il presidente del Mes Gramegna, hanno fatto intendere che le due trattative non stanno insieme. Ora, anche noi di FI abbiamo riserve e perplessità, e non da oggi, sulle funzioni originarie del Mes. Però bisogna essere pragmatici. Non possiamo permetterci di essere i sabotatori di una riforma ritenuta importante, a livello europeo, anche per far fronte a eventuali crisi bancarie, tanto più in un momento così turbolento per il mercato del credito”.

 

Il tutto, mentre i confronti tra Palazzo Chigi e la Commissione sono fitti e complessi, anche sul tema della modifica del Pnrr e sulla riscossione della rata di dicembre da 19 miliardi. “Appunto. Non credo sia lungimirante nemmeno rischiare di complicare le trattative sul Pnrr per via di una mediazione di cui non si capisce l’esito”.

L’esito, per Meloni, starebbe nell’ottenere la modifica strutturale del Mes prima che l’Italia lo ratifichi. “Impegnarsi per riformare il Mes, per trasformarlo in un fondo per investimenti strategici e non per la risoluzione di crisi è secondo me doveroso. Ma, ripeto, non possiamo fare ostruzionismo verso altri 19 paesi”.

 

Significherebbe, per la premier e per FdI, rinnegare però anni di propaganda contro il Mes, descritto come uno strumento di ricatto e ritorsione da parte di Berlino e Parigi nei confronti dell’Italia, se non peggio. “La presidente Meloni in questa prima fase di governo ha dimostrato capacità di sintesi proprio nella misura in cui ha saputo distinguere la propaganda dalla realtà, arrivando giustamente a mettere da parte i toni antieuropeisti, le accuse verso Francia e Germania, per sedersi al tavolo comunitario dove si decide. Lo stesso in politica economica: penso alle accise sul carburante solo per fare un esempio. E’ stata coraggiosa proprio laddove ha scelto ciò che era doveroso fare, e non necessariamente ciò che era nei suoi desiderata quando era all’opposizione. Ora la mancata ratifica del Mes sta avendo un effetto di congelamento di un processo di riforma più ampio, che riguarda anche l’Unione bancaria. E per una serie di motivi, non credo che possiamo permettercelo, come Italia: per questo sono certo che saprà trovare una soluzione definitiva anche sul Mes”. 

 

A proposito di riforme: in maggioranza volano stracci e veleni tra Lega e FdI. Esiste davvero un’agenda condivisa, su autonomia e presidenzialismo? “Un’agenda condivisa esiste già, è il programma comune con cui ci siamo presentati agli elettori.  Abbiamo preso l’impegno di modernizzare il paese, intervenendo sia sull’autonomia differenziata, sia sull’assetto istituzionale. La riforma delle autonomie è già stata approvata in Cdm ed è frutto dell’accordo tra i partiti della maggioranza. Sulla modifica della forma di governo è stato, doverosamente, avviato un confronto con le opposizioni. Al di là dei pettegolezzi giornalistici, è chiaro che ognuno ha le proprie sensibilità, ma come maggioranza abbiamo dimostrato di saper sempre trovare una sintesi, nell’interesse del paese”.

 


Valerio Valentini

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.