Giorgio Mulè (Ansa)

Il contrattacco

Mulè: "Io sempre leale al Cav. Appoggiamo il governo, ma non siamo replicanti di Meloni"

Redazione

"Basta con le professioni di fede. Cattaneo e Ronzulli? Vicenda di cui ancora bisogna scrivere la storia. Tajani e il futuro di FI? Fino a quando c’è Berlusconi non dedico un minuto a pensare al dopo", dice il vicepresidente della Camera. Che attacca La Russa

Si difende, contrattacca, puntualizza. Giorgio Mulè non ci sta a fare la parte del bastian contrario, di quello che rema contro a prescindere. "Il nostro appoggio esiste già, è inutile ripeterlo in continuazione. Non è mai venuto meno". Ma basta con "le professioni di fede, come ad esempio la fedeltà al governo". Parte da qui il vicepresidente della Camera, che parlando alla Stampa ricostruisce le ultime settimane di Forza Italia. Quelle che hano visto la destituzione di Alessandro Cattaneo da capogruppo alla Camera - al suo posto è stato nominato  Paolo Barelli - e il ridimensionamento di Licia Ronzulli.

 

Un cambio di passo necessario, secondo i vertici del partito, per riavvicinare Forza Italia alle posizioni del governo Meloni, rispetto a cui proprio Mulè non ha mai fatto mancare una voce critica. Tanto da essere accusato talvolta dagli stessi compagni di partito. "Ho sempre aderito al mandato di Berlusconi", rivendica l'esponente azzurro e risponde a quanti lo hanno accusato di avere "posizioni originali", come le ha definite il capogruppo a Montecitorio Paolo Barelli, vicino al ministro degli Esteri Tajani: "Io non voglio essere originale, ma nemmeno la brutta copia di un replicante", è la stoccata del deputato azzurro, che ribadisce il mandato elettorale di Fi (pensioni, lavoro e giustizia) e in un altro passaggio dell'intervista difende Cattaneo e Ronzulli: "Questa è una vicenda di cui ancora bisogna scrivere la storia. Alessandro e Licia altro non hanno fatto che essere la voce parlante di Berlusconi". 

Nel frattempo con il Cav. ricoverato, attorno a Forza Italia sono partite le speculazioni sul futuro del partito e i giochi di posizionamento in vista di quel che potrebbe essere. Il recente cambiamento ha riportato al centro della scena Antonio Tajani. Discussioni che tuttavia oggi, secondo Mulè, non hanno ragion d'essere: "Io non penso alla successione di Berlusconi. Fino a quando c’è lui io non dedico nemmeno un minuto a pensare a cosa ci sarà dopo".
 

 

Piuttosto Mulè, preferisce difendersi da quello che definisce "il solito teatrino offensivo nei confronti  della mia lealtà trentennale a Berlusconi", ovvero le voci di chi lo vorrebbe prossimo a entrare nella Lega. Ne ha anche per Fratelli d'Italia: "Ho colto in alcuni dirigenti di Fratelli d’Italia atteggiamenti poco rispettosi". In particolare si riferesce al presidente del Senato, Ignazio La Russa, con cui i rapporti non sono proprio idilliaci. "Ha spesso giocato con le parole, dimostrando non tanto antipatia nei miei confronti, ma poco rispetto per Forza Italia".

E d'altra parte, conclude Mulè quando gli chiedono un giudizio sul ruolo istituzionale dello stesso La Russa, "I silenzi e gli imbarazzi dei suoi colleghi di partito riguardo alle sue posizioni la dicono lunga. Le istituzioni sono sacre e la seconda carica dello Stato deve essere espressione di correttezza". E il modo di fare dell'ex ministro della Difesa, per Mulè, non è all'altezza.