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Forza Italia dopo il Cav. è Meloni. Un partito non lo si eredita, lo si prende, spiega Casini

Maurizio Crippa

La successione a Berlusconi? In confronto i marasmi nel Pd sembrano bazzecole. Ma la vera lezione arriva dall’ormai Arcano maggiore della Repubblica

Ora che il dottor Zangrillo s’è fatto un poco più ardito nelle comunicazioni e il bollettino di ieri del San Raffaele recitava “nelle ultime 48 ore si è assistito a un progressivo e costante miglioramento”. Ora insomma che si può spingere un po’ più in là il momento del gran passo, la mort du Roi Soleil, si può anche tornare a ragionare con meno urgenza, con meno concitazione (degli interessati, innanzitutto) del vero tema che accompagna Forza Italia fin dall’inizio: la successione, dopo che il suo creatore e leader immaginifico, Silvio Berlusconi, avrà lasciato la guida di quello che è “un partito indubbiamente di proprietà”, per dirla con l’ineffabile Clemente Mastella, o un “diverso ramo d’impresa”, con la più acidula Concita De Gregorio. Successione, anche se molti parlano di eredità: ma un partito non si eredita, in Italia non ci sono i Gandhi. Persino toccasse a Marina, l’ipotesi di scuola più a buon mercato che tutti fanno da dieci anni, dovrebbe prenderselo, il partito (“comprarselo”, coi debiti, è pensierino che lasciamo ad altri). Un partito non si eredita, né ha successori garantiti.

 

Nei giorni eccitati, il coordinatore Antonio Tajani si è parato prudentemente dall’attacco un po’ inconsulto di Alessandro Cattaneo, recentemente defenestrato. Ma né Tajani né nessun altro avrebbero di che farsi scudo, una volta giunti al dunque: partito fluido e feudale, più che di plastica o padronale, FI avrebbe difficoltà tali a “disegnare un percorso” congressuale che al confronto i marasmi del Pd sembrerebbero bazzecole. Ma tutto questo, in fondo, è nulla o quasi. Importano di più, per senso politico e del concreto, le considerazioni espresse da Pier Ferdinando Casini, ormai un Arcano maggiore della Repubblica, alla Stampa: “In politica l’eredità non si riceve, si prende. E’ arrivata una giovane signora e si è presa l’eredità di Silvio Berlusconi: il centrodestra oggi è Giorgia Meloni”. Spiega il senatore che FI è un partito personale, come “quasi tutti i partiti della Seconda Repubblica” e quello di Berlusconi, “per quanto mi sembra” non sarebbe in grado di affrontare un congresso. Aggiungendo sornione: “In politica, quando ci si trova in un vicolo cieco si possono scoprire risorse interessanti”. Ma il problema “l’ha risolto la leader di Fratelli d’Italia con un’Opa avallata dagli elettori. Il futuro di tutti i parlamentari della destra di governo oggi è garantito dalla presidente del Consiglio”. Rien ne va plus.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"