(foto Ansa)

L'editoriale del direttore

Il Cav. ospedalizzato costringe a mettere insieme tutto ciò che lo rende l'antitesi del trumpismo

Claudio Cerasa

Ora che è ricoverato al San Raffaele è utile riavvolgere il nastro della vita di Silvio Berlusconi. Che a differenza dell'ex presidente americano è sempre stato un argine all'estremismo e al populismo, anche di destra

Nel momento in cui scriviamo questo articolo, Silvio Berlusconi si trova in ospedale, al San Raffaele, dove è stato ricoverato ieri mattina in terapia intensiva per una polmonite. Quando Berlusconi finisce in ospedale, come potete immaginare, buona parte della giornata dei cronisti trascorre nel decifrare i messaggi, i sussurri e le comunicazioni che arrivano dalle persone più vicine al Cavaliere. A volte, si capisce che Berlusconi è in ospedale solo di passaggio, per un pit stop. Altre volte, si capisce che le ragioni per cui Berlusconi è in ospedale tendono a essere decisamente incompatibili con il suo essere immortale.

 

Ieri, per la prima volta da molto tempo a questa parte, i messaggi provenienti dalle persone più care a Berlusconi avevano un’aria diversa: allarmata, agitata. E quando un nostro amico, a diretto contatto con il Cav., ci ha detto che su una scala da uno a dieci la preoccupazione per la salute di Berlusconi era vicina a sette ci è venuto istintivo pensare a Donald Trump. Si dirà: e che c’entra ora Trump? C’entra in una misura molto precisa. Perché mai come oggi quella che le menti pigre della politica continuano a considerare la versione americana di Berlusconi risulta essere invece l’esatto opposto di ciò che il Cav. ha rappresentato durante tutta la sua vita.

 

Trump, oggi, se ci pensate un istante, è il simbolo più genuino del populismo, dell’estremismo, del radicalismo, dell’eversione, del complottismo, della sovversione, del rancore, della lotta contro la globalizzazione. E più passa il tempo, più aumentano gli acciacchi dell’immortale Cav., più viene naturale mettere a fuoco un aspetto della vita di Berlusconi poco considerato: il suo essere al contrario di Trump, da sempre, un argine contro gli estremismi. E’ stato un argine, da imprenditore, contro il pensiero unico conformista veicolato dalla tv unica dello stato, portando concorrenza e offrendo alternative. E’ stato un argine, ovviamente, all’estremismo di una sinistra giustizialista, anti mercatista e poco atlantista, che ha cominciato a rinnovare se stessa solo quando ha accettato di considerare il Cav.  un avversario da battere e non  un nemico da abbattere. E’ stato un argine, evidentemente, all’Italia del corporativismo, del consociativismo, del potere immobile e chiodato dei sindacati, desiderosi di aggiungere ostacoli su ostacoli a ogni tentativo di onorare l’articolo della Costituzione che definisce un dovere dello stato promuovere la libera iniziativa economica privata. E’ stato un argine contro questo, evidentemente, ma è stato un argine ante litteram anche contro le pulsioni illiberali di un pezzo di Italia desideroso di trasformare la magistratura in un’estensione del potere politico: un pezzo di Italia, cioè, desideroso di affidare al pubblico ministero i pieni poteri per governare un paese senza aver il dovere di passare dalle elezioni.

 

E’  stato questo, il Cav., ed è stato anche, se ci si riflette, un argine al populismo della destra, il contrario cioè di quello che oggi è Trump, combattendo contro molti degli estremismi, vedi gli ex missini, che ha magnificamente depurato, e anestetizzato, semplicemente inglobandoli all’interno della destra italiana, permettendo loro di mettersi alle spalle tonnellate di scorie tossiche del proprio passato. Gli storici che in queste ore, speriamo in modo affrettato, stanno riavvolgendo il nastro della vita del Cav., per cercare fili conduttori originali utili a inquadrare il berlusconismo avranno molte piste che potranno seguire. Ma quella forse meno scontata, più sorprendente, più concreta e più reale – e che è un filo che va al di là dell’estremismo dal Cav. quando parla per esempio di Ucraina – è quello che rende il Cav. il simbolo di ciò che i suoi avversari prima o poi dovranno ammettere: un argine contro il populismo,  l’estremismo, il radicalismo, il complottismo. Di là il rancore cupo di Trump. Di qua il sole in tasca del Cav. Forza, un abbraccio e auguri di cuore.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.