L'intervista

"In Lazio si può vincere anche senza il M5s". Parla D'Amato (Pd)

Gianluca De Rosa

L'assessore alla Sanità conferma la sua volontà a candidarsi per il dopo Zingaretti e avverte: "No a un accordo contro Roma che metta in discussione il termovalorizzatore ".  Il 10 novembre l'evento al teatro Brancaccio, ci sarà anche Calenda

“L’ho detto mesi fa e lo confermo oggi: sono pronto a candidarmi alla presidenza della Regione Lazio, metto a disposizione il lavoro di questi anni non solo sul contrasto alla pandemia, ma anche sull’uscita dal commissariamento, con conti della sanità finalmente in ordine e un progressivo aumento dei livelli essenziali di assistenza. La strada imboccata è quella giusta”. Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità che in Lazio ha messo su la migliore macchina medico-burocratica per affrontare la pandemia, non fa passi di lato e conferma   la sua volontà di presentare il suo nome per la successione a Zingaretti. Il governatore, dopo l’elezione a Montecitorio, si dimetterà il prossimo 4 novembre. Da allora scatteranno i 90 giorni previsti dalla legge per chiamare i cittadini alle urne, la data più probabile per il voto è il 5 febbraio.


E però a sinistra, dove pure non mancano i candidati (oltre a D’Amato sono già in campo anche il vicepresidente  Daniele Leodori e la consigliera  Marta Bonafoni),  non c’è invece la coalizione o, come lo chiama l’assessore, “il perimetro”, per vincere contro FdI e soci. La faccenda, dentro al Pd, ha tutta l’aria di un congresso anticipato, con i dem sempre più stretti in una morsa da M5s e Terzo polo. D’Amato sembra decisamente più pronto all’alleanza con quest’ultimi. “Tutti – dice – vogliamo andare il più possibile uniti, perché c’è una legge a turno unico, ma non basta l’unità. Serve coerenza di programma: non si può fare nel Lazio un accordo che mette in difficoltà Roma e il suo sindaco. Io non escludo nessuna alleanza, ma la chiarezza  deve esserci”. Il riferimento dell’assessore è in realtà molto  puntuale: parla del termovalorizzatore di Roma. E’ il sacrificio che il M5s  chiede al Pd per sancire l’alleanza nel Lazio. “Ripeto – ribadisce D’Amato – se qualcuno pensa di fare un accordo del genere sta sbagliando di grosso. Fare un passo indietro sul termovalorizzatore sarebbe un errore madornale: la situazione di decoro e sanità pubblica nella capitale deve essere affrontata anche per le prossime sfide che attendono la città, dal Giubileo all’eventuale Expo”.


La costruzione del “perimetro” sognato da D’Amato passa  per l’evento che l’assessore ha organizzato al teatro Brancaccio il prossimo 10 novembre. “Presenteremo il lavoro svolto in questi anni e quello che vorremmo fare nei prossimi insieme agli uomini e le donne del fare”. Alla kermesse parteciperanno diversi esponenti del Pd – da Matteo Orfini e Marianna Madia a Lia Quartapelle, Valeria Fedeli, Luigi Zanda, Beppe Fioroni ed Esterino Montino – ma ci saranno anche Carlo Calenda e Maria Elena Boschi. Il leader di Azione non ha mai nascosto la sua ammirazione per l’assessore laziale. “Le dichiarazioni di apprezzamento di Calenda – dice oggi lui – mi fanno piacere e mi riempiono di orgoglio”.

 

Un evento con il leader del Terzo polo e la disponibilità a correre anche senza i 5 stelle, non è un caso che  il principale avversario di D’Amato, Daniele Leodori, teorico del campo largo,  abbia sbottato:  “Chi cerca di accreditarsi con quella o quell’altra parte  regala  la regione alla destra”. Ma insomma Alessio D’Amato è pronto a correre anche senza il M5s? Soprattutto: senza campo largo si può vincere? “Il campo largo – dice l’assessore – non è mai sottoposto al giudizio degli elettori, in Lazio è nato dopo il voto con un accordo d’aula, ha funzionato, ma per confermarlo è necessario che ci sia chiarezza sul programma”. Senza grillini però la vittoria contro il centrodestra sembra in effetti  complessa. Due giorni fa anche Zingaretti ha fatto un appello ai leader nazionali di Pd, M5s e Terzo Polo. “Io – dice – penso che un’alleanza vincente parta dalla chiarezza, non dalle sigle e dalle formule. Anche una coalizione riformista e civica senza i 5 stelle può essere competitiva; con un uomo o una donna credibili scelti con primarie di coalizione si può vincere”. Il timore di D’Amato (identico  a quello di Leodori) è che una accordo tra i dirigenti nazionali possa tirarlo fuori dalla partita: “Una colazione che fa le primarie è più forte”, dice convinto l’assessore.