Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

prove di leader

Bonaccini, il primo. Schlein, la seconda. I nomi verso le primarie del Pd

Redazione

Enrico Letta vorrebbe che si votasse il nuovo segretario entro marzo: la sfida è tra il presidente dell'Emilia Romagna, ampiamente in testa, e la vicepresidente. Ma gli indecisi all'interno del partito sono ancora la maggioranza

Mentre la coalizione di destra si occupa - screzi a parte - di dar vita al nuovo governo, nel Partito democratico regna ancora l'incertezza post elezioni. Enrico Letta ha annunciato le dimissioni e dal vociare sconnesso della prima direzione nazionale spuntano delle direttive generali. Il segretario uscente parla di primarie entro marzo, ma la strada per il congresso, puntellata di passaggi, è macchinosa. Intanto, la confusione interna si somma a quella dei potenziali elettori del nuovo (o della nuova) segretario di partito, che, in larga maggioranza - il quotidiano la Repubblica riporta un 42 per cento - non hanno ancora le idee chiare su chi far ricadere la propria preferenza. E questa volta, a differenza di quelle precedenti, la crisi non riguarda unicamente il leader, bensì la natura stessa del partito: diviso e incerto, il sentimento all'interno potrà portare a destini diversi, tra cui lo scioglimento (che non incontra il favore degli elettori), la scelta del nuovo capo e l'ipotesi della "rifondazione democratica", che porterebbe a un nuovo nome e un nuovo statuto (per quest'ultima opzione c'è il 46 per cento dei consensi interni).

   

Nella pioggia di candidature che ha fatto seguito ai risultati elettorali, in cima al gruppo era apparsa Paola De Micheli, che si è proposta subito, portando con sé la "questione donne". La ex ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, insieme ad altre esponenti, tra cui Cecilia d'Elia (presidente delle donne democratiche) ha sottolineato la mancanza, evidente a chiunque, di donne in ruoli apicali, e soprattutto di donne elette. Il trambusto creato dalla polemica ha lasciato dietro di sé una candidatura significativa in questo senso: quella di Elly Schlein. La vicepresidente della regione Emilia Romagna non è iscritta al Pd, ma nel sondaggio di Repubblica appare come seconda favorita, con il 9 per cento. Schlein ha fatto il suo ritorno, da esterna, durante la campagna elettorale, per dare il suo contributo al cosiddetto "argine alle destre": il Guardian la definisce l'astro nascente della sinistra italiana e traccia un asse tra lei e la deputata statunitense Alezandria Ocasio-Cortez. Elly Schlein, facendosi traghettatrice di valori come femminismo ed ecologismo, potrebbe rappresentare il lato più radicale del partito. 

 

Ma, tra gli elettori dem, è la vocazione riformista a fare breccia. Infatti, il primo vero candidato alla segreteria, è Stefano Bonaccini, il presidente dell'Emilia, volto storico dei dem nonché primo sostenitore del "campo largo":nella sua idea si tratta di un centrosinistra ampio che si estenderebbe, almeno in coalizione, verso Azione di Carlo Calenda, ma che escluderebbe qualsiasi vicinanza ai 5 stelle di Giuseppe Conte. Più volte, Bonaccini, ha evidenziato la necessità di cambiare il registro interno del Partito democratico e "dargli una scossa". A sostenerlo, c'è il 26 per cento degli elettori delle primarie. Un distacco considerevole da Elly Schlein, così come dagli altri nomi della lista: Pier Luigi Bersani (che incontra il 4 per cento di favori), già segretario, proveniente dalla scuola comunista, dal 2009 al 2013; per tornare a Enrico Letta; fino De Micheli o addirittura al leader grillino Giuseppe Conte e a quello di Azione Carlo Calenda (tutti tra il 3 e il 2 per cento di consensi).

 

Pesa, però, il 42 per cento degli elettori ancora indecisi, così come l'8 per cento di chi voterebbe "altro". E non meno considerevole è quel 5 per cento guadagnato in due dal Conte e Calenda, non solo leader di due partiti che alle ultime elezioni hanno fatto competizione ai dem, ma anche due personaggi politici in forte dissenso tra di loro. A fronte di un quadro così variegato, i risultati delle primarie sono ancora imprevedibili.