Foto di Marco Alpozzi, via LaPresse 

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Meloni inasprisce lo scontro con Salvini: "Sembra più polemico con me che con gli avversari"

Antonia Ferri

La leader di FdI ammette che il leader leghista sembra avere una certa insofferenza nei suoi confronti, e i due continuano a battibeccare sullo scostamento di bilancio. Intanto dagli equilibri in Veneto al rapporto con Berlusconi lei sembra lavorare per isolare il leghista

Mani giunte e sguardo quasi annoiato: "Guardi sì, è qualche giorno che mi sorprendono alcune dichiarazioni di Salvini. Mi sorprende il fatto che a volte sembri più polemico con me che con gli avversari". È la dichiarazione di Giorgia Meloni di ieri sera su La7. Non lascia trasparire nessun fastidio e poi si lancia subito sul motivo della disputa - o meglio, sulla miccia che ha azionato e alimenta lo scontro -, lo scostamento di bilancio. Ieri mattina a Rtl 102.5, Matteo Salvini ha evocato la sua proposta di uno scostamento da 30 miliardi per tamponare la situazione dei fortissimi rincari delle bollette e, nel farlo, ha affermato: "Mi domando perché Letta e Meloni chiedano di aspettare l’Europa. E se l’Europa non interviene a novembre?". Meloni ha risposto nel merito: "Se noi non fermiamo la speculazione con il tetto [il price cap, ndr] o il disaccoppiamento del costo del gas dall'altra energia, 30 miliardi non basteranno". 

 

Giorgia Meloni si è scucita. Ha dato un segnale all'alleato, che, date le previsioni di netta vittoria alle elezioni del 25 settembre, è anche diventato l'avversario da sconfiggere, o da placare. Così, la leader di Fratelli d'Italia, consapevole che se sarà al governo un ulteriore indebitamento potrebbe pesare sulle sue spalle e sui suoi consensi, deve cercare di frenare il leader leghista. Un argine che trova da varie sponde: prima dai compagni di partito di Salvini, poi dal terzo componente della coalizione, Sivlio Berlusconi. E mentre lo fa, si tiene in equilibrio tra il bisogno di mantenere alta la fiducia degli elettori - emblematica la piazza genovese in cui ha parlato di fronte al doppio dei sostenitori della Lega, che avevano animato la stessa piazza domenica scorsa - e l'aderenza a una politica economica che si mostra in linea con quella di Mario Draghi (più tetto al prezzo del gas e meno scostamenti, da cui l'ex presidente si è sempre tirato indietro). 

 

Due fattori, che si accrescono e annullano a vicenda, giocano nello scontro tra le due forze di destra. Il desiderio di FdI di prevalere in misura assoluta e quello di Salvini di non finire totalmente assorbito dalla politica meloniana. La tattica di lui punta molto sulla comunicazione, sui social e non solo: cerca di mostrare Meloni come speculare al segretario dem Enrico Letta, accostandoli di continuo. Lei, invece, lavora sui legami, dall'interno, con Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, e Zaia, presidente del Veneto. Proprio Luca Zaia, dopo aver visto la piazza gremita per Giorgia Meloni aveva affermato: "ho pensato che vinciamo le elezioni". E se Meloni, da una parte intesse relazioni con i leghisti, dall'altra cerca l'armonia con Silvio Berlusconi. 

 

Proprio Berlusconi aveva definito la sua posizione nell'esecutivo futuro con queste parole: "Il nostro governo avrà una chiara connotazione politica di centrodestra, ma cercherà un rapporto costruttivo con l'opposizione". La leader di FdI ci ha tenuto a ribadire lo stesso concetto: "Nessuno governa da solo, dobbiamo affrontare insieme la tempesta che ci sta venendo incontro". Lo ha detto dopo una serie di azioni, dalla Bicamerale alla posizione sulle sanzioni alla Russia, che tendono a voler assumere un atteggiamento rassicurante, soprattutto verso gli interlocutori internazionali. E, ancora, Berlusconi, in disaccordo con Salvini, in linea con Meloni: "Creare nuovo debito è una misura estrema che dobbiamo evitare". Proprio la leader dei Conservatori europei ieri aveva detto: "Io dovrei togliere ai miei figli 30 miliardi per regalarli agli speculatori? No, grazie". Così Fratelli d'Italia e Forza Italia rafforzano il loro sodalizio. 

 

Intanto, nella Lega la paura passata era fermarsi al 10 per cento dei consensi, ora quella stessa cifra potrebbe aggirarsi intorno al 6 per cento. E Matteo Salvini si agita, scomposto.