piccolo centro, grandi risse

Tutti (o quasi) i dispetti tra Carlo Calenda e Matteo Renzi

Francesco Corbisiero

Il leader di Azione si smarca con toni sempre più accesi dal senatore di Italia viva. Con metodi diversi i due ambiscono allo stesso obiettivo, diventare punto di riferimento della stessa area politica. Cronistoria in tweet di una rivalità

“Nun me ne po’ frega’ de meno”. Così Carlo Calenda risponde ormai a chi gli chiede lumi sulla possibilità di un soggetto unico tra i piccoli partiti di centro. Il rilancio di quell’area politica, secondo i sondaggi determinante negli equilibri politici futuri, passa necessariamente per un dialogo più intenso con Matteo Renzi. A cui, durante una puntata dell’Aria che tira su La7, il leader di Azione riserva stoccate velenose. 

“Non ho nessuna intenzione di fare un partito con Renzi” taglia corto Calenda, ma subito corregge il tiro sottolineando che, nel caso, sarebbe “un concetto molto diverso da un’alleanza”. Nonostante ciò, durante la puntata si susseguono critiche verso la linea seguita dal senatore di Scandicci: dall’alleanza di Italia viva con Gianfranco Micciché in Sicilia alla scelta dell’ex premier di tenere conferenze in Arabia Saudita, per arrivare alla bocciatura senza appello dell’ultima Leopolda

 

 

L’insofferenza tra l’ex titolare del Mise e il presidente del Consiglio, che lo promosse prima sottosegretario e poi ministro a via Veneto, ha conosciuto un rapido crescendo negli ultimi tempi. All’inizio di quest’anno Calenda - contrario all’alleanza giallorossa al punto da uscire dal Pd nel momento in cui questo decideva di andare al governo insieme ai 5 stelle - rimproverava a Renzi una condotta poco chiara in occasione della crisi del governo Conte bis.

 

 

Più di recente, la collaborazione politica tra i due ha contribuito all’exploit della lista Calenda sindaco durante il primo turno delle elezioni comunali a Roma, anche se non è bastato per arrivare al ballottaggio. E, come Renzi rivendica spesso, parte di quel successo è anche merito suo, visto che i due candidati consiglieri più votati della coalizione - Valerio Casini e Francesca Leoncini, andati a sedersi in aula Giulio Cesare - sono stati eletti in quota Italia viva.

 

 

Il leader di Azione qualcosa concede e qualcosa no: per lui il risultato nella Capitale è frutto di un anno di impegno intenso da parte sua e il contributo di Italia viva non sarebbe stato così fondamentale come Renzi descrive.

 

 

Anche sul caso Open, gli screzi tra i due non sono mancati. Calenda ha definito “barbarico” il trattamento ricevuto da Renzi da parte di giornali e procure e ha invitato a reagire contro la gogna mediatico giudiziaria. Ma sul piano politico ha sottolineato una distanza: “@matteorenzi è un mio avversario”. Altro che interlocutore privilegiato per la nascita di un grande centro.

 

 

Come riportato dal Foglio, per il momento, un’intesa tra due personalità che, seppure con metodi diversi, ambiscono allo stesso obiettivo, ossia essere leader della stessa area politica, sembra abbastanza difficile. Ma mai dire “mai”. In fondo, la politica è l’arte del possibile ed evitare di usare formule definitive è più di un obbligo: una necessità.

 

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