Annamaria Bernardini de Pace

l'intervista

La divorzista Bernardini de Pace: "Grillo e Conte? Unione civile fra due narcisi”

Simone Canettieri

"Hanno mancato tutti e due. Non saprei chi difendere. I grillini? Nati da una fecondazione artificiale". Parla l'avvocato con oltre trentamila casi alle spalle

Altro che politologi, altro che intellettuali, altro che giornalisti-guru. Qui, per mettere ordine fra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, serve un esperto di divorzi, di Diritto di famiglia e dei minori, ma anche di cuori infranti. Insomma, Annamaria Bernardini de Pace perché non si offre lei per difendere uno dei litiganti del M5s? “Ma non saprei chi difendere, sono entrambi pieni di errori e di mancanze l’uno verso l’altro.  Sono tutti e due in difetto, e a  me, come si sa,  piace vincere. Quindi rinuncerei, dopo poco, all’incarico”. Oltre trentamila casi trattati nella sua carriera, uno studio a Milano dove chi entra viene accolto da manichini in toga e guêpière. L’avvocato Bernardini de Pace sa di diritto, certo, ma anche di affetti spezzati.  Ha consolato e vendicato coniugi traditi, codice alla mano. E ci ha scritto sopra tanti saggi. In questa coppia che scoppia Grillo è il papà, come si è autodefinito, e Conte la mamma che vuole emanciparsi dal marito violento? “Allora, siccome sono due uomini, si tratta di un’unione civile. Niente  matrimonio classico”. Però ci sono figli contesi, i parlamentari del M5s. “Certo, i grillini, che i due padri si litigano sono figli nati dalla fecondazione artificiale. Sa quante storie mi capitano di questo tipo?”. 


Allora, avvocato Bernardini de Pace, cassazione dei matrimonialisti, andiamo ai motivi di questa rottura. “Premessa doverosa: qui di politico non c’è un tubo, tra Grillo e Conte. Non si scontrano idee del mondo diverse. Abbiamo sulla scena due prepotenti e ciascuno vuole che l’altro ceda. La prepotenza, e parlo per esperienza professionale, è una violenza psicologica, che in due si stanno infliggendo reciprocamente”. 

Il comico e l’ex premier si rinfacciano ingratitudini, minacciano di pubblicare statuti come se fossero prove di tradimenti scoperti come slip spuntati da sotto il divano.  E poi, appena possono, qua è là, si attaccano, si prendono per i capelli. “Sei senza visione”. “E tu sei un padre padrone”. In poche parole si stanno tirando il servizio buono dei piatti. “Conte vuole comandare costi che quel costi, l’altro è pronto a cacciarlo di casa: una scena già vista, sa quante volte?”. Il pensiero va sempre alle anime innocenti, a questi poveri figli grillini che non hanno colpe e soffriranno. “Si divideranno. Qui non c’è un giudice che li affiderà a   un genitore o all’altro.  E comunque visto che stiamo giocando su questa storia della genitoralità mi faccia dire una cosa. Grillo, da papà, ha già fatto un disastro con il video in difesa del figlio. E adesso ecco il secondo: vuol far vedere che è il papà che protegge i bambini”.

E’ pronta ad assistere Conte. Oppure crede che alla fine ci sarà una ricomposizione tra i due in virtù dell’amore bello e litigarello?   “No, quando si fanno le azioni coniugali o di convivenza, uno dei due deve ingoiare un rospo. Ma entrambi sono deboli di stomaco e uno dei due se ne andrà. E’ una lotta tra due narcisi prepotenti come succede nelle migliori, o peggiori, famiglie”. E pensare che la politica ha assistito a ben altre separazioni: dense, dolorose, romantiche, portate avanti da chi non si riconosceva più nella direzione dell’altro.  “Cari compagni, mi fermo qui”, viene in mente Fabio Mussi, per esempio, quando disse no all’entrata dei Ds nel Pd. Ma insomma la storia della sinistra è fatta di addii. “Ma anche Berlusconi  e Fini, a destra, per esempio. Oltre ai caratteri incompatibili si scontrarono anche visioni politiche diverse.   Furono  immediati e molto più signorili nel separarsi. E vogliamo  parlare di Matteo Renzi con il Pd? Uno strappo veloce e deciso”. Invece qui siamo allo soap sudamericana. “Vogliamo dirlo? Le separazioni fulminee sono chic. Le altre no”.   Ma pensiamo sempre ai poveri angeli che soffrono: Di Maio con quale genitore andrà a vivere? “Semplice: con quello che è pronto a viziarlo di più”.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.