La Corte dei Conti indaga sui rimborsi di Mimmo Parisi

Luciano Capone

Le spese enormi per i voli in business class, il flop dei navigator, l’incompatibilità a causa del doppio lavoro in Mississippi. Al di là dei risvolti giudiziari, il ministro del Lavoro Orlando dovrà risolvere politicamente i problemi dell’Anpal

La procura della Corte dei conti del Lazio sta indagando sulle spese del presidente dell’Anpal, Mimmo Parisi. L’inventore dei navigator tra benefit, rimborsi vari e voli in business class per il Mississippi, dove ha un secondo lavoro, è costato all’Agenzia nazionale per le politiche attive oltre 130 mila euro in un anno. Spese probabilmente non giustificate, tanto che gli altri due membri del cda di Anpal Servizi, il rappresentante del ministero del Lavoro e quello delle regioni, si sono rifiutati di approvare l’ultimo bilancio. A fronte di un’astensione (Giovanni Capizzuto del ministero del Lavoro) e di un voto contrario (l’assessore al Lavoro della regione Lazio Claudio Di Berardino), Parisi ha fatto valere “doppio” il suo voto. E così da presidente della controllante Anpal si è approvato le spese da amministratore unico della controllata Anpal servizi, giustificate da un regolamento – contestato dal vigilante ministero del Lavoro – che Parisi si è scritto da solo. Ora di questa intricata vicenda, e probabilmente degli altri conti che non tornano nella gestione finanziaria dell’Anpal, si occuperà la Corte dei conti.

 

Come spesso accade la magistratura, in questo caso contabile, interviene dove mancano l’azione e il controllo politico. Che la gestione del professore venuto dal Mississippi fosse problematica era risaputo da molto tempo, ma il ministero del Lavoro guidato dalla grillina Nunzia Catalfo, che ha il compito di vigilare, ha sempre chiuso un occhio. Perché Parisi ha sempre avuto una forte protezione direttamente da Palazzo Chigi, in particolare dall’ex sottosegretario Riccardo Fraccaro, e dal leader del M5s Luigi Di Maio che aveva messo Parisi al vertice dell’Anpal per dare attuazione alla fase due “anti divano” del Reddito di cittadinanza, ovvero i famosi “navigator” che attraverso l’app del Mississippi avrebbero dovuto trovare lavoro ai percettori del sussidio. Oltre ai problemi dei rimborsi, anche l’implementazione delle politiche attive ha avuto un esito disastroso, riconosciuto anche dallo stesso Di Maio. La gestione fallimentare di Parisi non ha riguardato solo le modalità operative dei navigator, 3 mila lavoratori precari che avrebbero dovuto trovare un lavoro a tempo indeterminato agli altri, ma tutte le politiche attive. Basti considerare la performance dell’Assegno di ricollocazione: solo 35 assegni erogati. “L’assegno di ricollocazione non ha funzionato – ha detto Parisi in audizione al Senato –, non è un problema della misura ma di come è stato organizzato”. Il problema, però, è che a indicare le modalità operative dell’assegno di ricollocazione è stato lui.

 

Ora la situazione politica è completamente cambiata. Non c’è più quel cordone sanitario a protezione di Parisi tra Palazzo Chigi e Via Veneto. Il governo Draghi ha dato diversi segnali di discontinuità, si pensi solo alla sostituzione del Commissario straordinario Domenico Arcuri. E le politiche attive sono di fondamentale importanza per l’attuazione del Recovery plan sul capitolo lavoro e in generale per un paese con un elevato tasso di disoccupazione che, soprattutto dopo lo sblocco dei licenziamenti, dovrà accompagnare milioni di lavoratori verso nuove occupazioni. Il nuovo ministro del Lavoro Andrea Orlando è chiamato ad affrontare il problema sul piano politico, ma anche istituzionale. Da tempo il Pd è la forza politica che più di tutte ha attaccato Parisi, sia sulle spese sia per la gestione dell’Anpal: a lungo i parlamentari dem – in particolare Chiara Gribaudo, Tommaso Nannicini e Debora Serracchiani – con interventi e interrogazioni hanno chiesto la rimozione di Parisi. Così pure il responsabile Lavoro del Pd Marco Miccoli. E lo stesso ministro Orlando aveva definito “sconcertante” il modo in cui Parisi elogiava il suo operato. Sarebbe paradossale se ora gli affidasse la gestione dei miliardi del Recovery plan.

 

C’è poi anche un tema di regole: Parisi è incompatibile con il suo ruolo di presidente dell’Anpal, dato che contemporaneamente lavora part-time per l’Università del Mississippi. In pratica prende dal governo uno stipendio per lavorare a mezzo servizio: non a caso Orlando si è potuto confrontare con lui solo in video, dato che Parisi è in Mississippi anziché in Italia. Sull’incompatibilità di Parisi già la Catalfo aveva avviato un’indagine, ma l’ha lasciata in un cassetto. Questa situazione non solo è politicamente intollerabile, ma anche formalmente irregolare. E il ministero del Lavoro, che ha l’obbligo di vigilare su Anpal, dovrebbe intervenire prima della magistratura e della Corte dei conti. D’altronde è un suo compito istituzionale.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali