Taglio dei parlamentari? Anche sì
Perché la vera sfida posta dal referendum è rendere più efficienti le Camere. Senza regalare ai populisti una battaglia che populista non è
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Tagliare i parlamentari si può. Il problema è che cosa fare dopo
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Il referendum sul taglio del numero dei parlamentari è teppismo antiparlamentare
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Sì al referendum, per un Parlamento più autorevole
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Dal taglio dei parlamentari all'abolizione del Parlamento
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Più che il taglio dei parlamentari, il vero sfregio alla Costituzione è tagliare la libertà degli imprenditori
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Un referendum non umorale
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Referendum, perché votare contro la sindrome del taglio
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Referendum, perché Sì
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Referendum, perché No
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Senso di realtà e coerenza: il Sì di Forza Italia al referendum
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Il taglio dei parlamentari è una riforma modesta, ma bocciarla sarebbe un gran danno
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Il referendum e le ragioni (sbagliate) dei fautori del No
Tra poco più di un mese, nello stesso giorno in cui si voterà per i candidati governatori di Puglia, Campania, Marche, Liguria, Veneto e Toscana, gli elettori italiani, come sapete, dovranno decidere se confermare o meno la riforma approvata in via definitiva dalle Camere lo scorso 8 ottobre, che ha decretato il taglio di 345 parlamentari a partire dalla prossima legislatura e che porterà ad avere un Senato composto da 200 seggi elettivi (115 in meno) e una Camera composta da 400 deputati (230 in meno). Secondo un certo filone di pensiero che sta maturando in una parte del paese, chiunque scelga di non schierarsi a favore del No starebbe compiendo un atto politico puramente demagogico, destinato inesorabilmente a rafforzare il populismo in Italia. Si possono avere mille legittimi dubbi relativi all’urgenza di tagliare il numero dei parlamentari (e tagliare il numero dei parlamentari mossi dall’idea che i politici siano dei buoni a nulla è effettivamente scemenza colossale) ma i dubbi non dovrebbero far perdere di vista quello che sembra essere il grande equivoco di questo dibattito: regalare ai populisti una battaglia che in realtà populista non è. E non lo è almeno per tre ordini di ragioni.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.