L'ad Rai Fabrizio Salini (foto LaPresse)

Ansie di rimpasto nel Pd, ma Zingaretti non vuole toccare il governo

Dopo le regionali. Rai in alto mare: Salini non sa con chi parlare nel M5s, i dem vogliono cambiare tutti e tre i direttori dei Tg

Le elezioni regionali in Emilia-Romagna hanno – forse – consolidato il governo Conte, ma non hanno avuto analogo effetto sulla Rai. La situazione nella Tv di stato è in alto mare come non mai. Fabrizio Salini, infatti, ha un nuovo problema a cui far fronte. Cioè la dissolvenza del Movimento 5 stelle. L’amministratore delegato di Viale Mazzini finora era riuscito a mantenere un buon rapporto con i grillini. Rapporto che gli serviva soprattutto a far fronte agli assalti continui del Pd. Ma ora che il M5s è nel caos, Salini non sa più con chi giocare di sponda e non ha capito chi possa essere il suo interlocutore nei pentastellati in preda a una crisi di nervi.

Mentre l’amministratore delegato della Rai cerca di capire come muoversi, di qui ai prossimi giorni il Pd intende riprendere il cannoneggiamento. Prima la richiesta (ovviamente ufficiosa) del Partito democratico era quella che venisse nominato almeno un direttore di telegiornale di area di centrosinistra . E il prescelto, come è noto, era Mario Orfeo. Ma adesso al Nazareno hanno deciso di alzare il tiro e di chiedere che vengano cambiati tutti e tre i direttori dei Tg. “Salini può metterci chi vuole, ma i telegiornali vanno male e comunque sono troppo piegati alle esigenze di Lega e Cinque stelle”, dicono al Pd per spiegare i motivi di questa nuova offensiva contro l’amministratore delegato.

A quanto pare i tempi del Congresso del Pd non saranno così rapidi come inizialmente aveva immaginato Nicola Zingaretti. E le assise non serviranno a eleggere il nuovo segretario. L’obiettivo è quello di convocare una sorta di grande Convention in cui vengano invitati – e coinvolti – anche altri soggetti. “Perciò – spiegano al Nazareno – saranno necessari tempi lunghi. Infatti dobbiamo studiare delle modalità nuove per questo congresso. Non possiamo fare le assise classiche perché queste non servirebbero ad aprirsi nei confronti dei movimenti come le Sardine, dell’associazionismo e di una parte del mondo cattolico”. A questo punto quindi c’è chi mette in dubbio che il congresso possa tenersi quest’anno. A ottobre come si era detto. I tempi potrebbero slittare e si potrebbe arrivare all’anno prossimo.

In tutto ciò al Pd continua a restare vacante la poltrona che era di Paolo Gentiloni. Allo stato attuale il Partito democratico non ha perciò un presidente. Per quella carica, comunque, Nicola Zingaretti ha fatto sapere di volere una donna. Anna Ascani se il Pd, per quanto rifondato, rimarrà pressoché simile alla forma partito attuale; la scrittrice Chiara Gamberale se il segretario riuscirà invece a portare a compimento una rivoluzione vera e propria coinvolgendo anche altri soggetti, a cominciare dalla Sardine. E Roberta Pinotti? Sembrava essere lei la predestinata alla poltrona di Gentiloni. Ma la deputata Pd in quota Franceschini potrebbe invece essere candidata alla presidenza della Regione Liguria.

Intanto nel Pd montano le ansie di rimpasto di una fetta del partito. Zingaretti però non ha la minima intenzione di toccare il governo. E tanto meno di andare al braccio di ferro con il Movimento 5 stelle come pure vorrebbe il suo vice segretario Andrea Orlando. Il leader e gli uomini a lui vicini hanno esaminato i flussi elettorali e hanno visto come tre quarti dell’elettorato dei Cinque stelle si sia spostato sul Pd. Quindi hanno deciso di non fare passi azzardati e di lasciare immutata la situazione. Conte da una parte e la crisi grillina dall’altra giovano al Partito democratico e Zingaretti non vuole assolutamente perdere questo vantaggio.

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