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Centinaio ci spiega perché la Lega ha cambiato idea sull'euro

Annalisa Chirico

 “Se le maglie no euro vengono ripiegate nell’armadio? Lo sono da un po’. La parentesi è del tutto chiusa”, ci dice l’ex ministro

Roma. “In Lega la linea la detta un uomo soltanto: Matteo Salvini. Quel che dice un Borghi o un Centinaio non conta”, il senatore Gian Marco che di cognome fa Centinaio, già ministro pluritatuato (ben cinque, inclusa la “S” di Senato), leghista della prima ora cresciuto a pane e bossismo, goloso di miele e perciò soprannominato, in privato, “Winnie the Pooh”, è amico e consigliere del segretario leghista. “Senza mancare di rispetto a nessuno, ritengo che, se Salvini ha portato il partito al 34 per cento, non è certo per la crociata no euro che è rimasta fuori dall’agenda politica leghista degli ultimi quattordici mesi”, rincara Centinaio in una conversazione con il Foglio. “Storicamente il partito non è mai stato per l’abbandono della moneta unica. Lo slogan di Umberto Bossi era: basta con l’Europa delle banche, sì all’Europa dei popoli”.

 

“Il ritorno alla moneta nazionale non è un’opzione”.

 


Gian Marco Centinaio con Matteo Salvini (foto LaPresse)


 

Nel 2014, senatore, indossavate la maglia “no euro” e la mozione congressuale del 2017 si propone di “rimettere in discussione la moneta unica prima che imploda sotto il peso delle sue contraddizioni”. “Senta, lei ha intervistato Salvini che gliel’ha detto chiaro e tondo: noi vogliamo modificare l’Europa, cambiarne le regole, ma restando dentro. E’ la nostra visione da sempre, sin dalle origini. Adesso Salvini se ne riappropria”.

 

Dunque, le maglie “no euro” vengono ripiegate nell’armadio? “Lo sono già da un po’. La parentesi del 2014 è definitivamente chiusa. Le confesso che già all’epoca si era rivelata divisiva, non convinceva tutti, ma si rivolgeva a un’opinione pubblica più propensa a un’eventuale uscita dall’euro, non solo nel nostro paese ma anche in Grecia e nel Regno Unito. Adesso, in un contesto profondamente mutato, tutti concordano sul fatto che l’assetto europeo vada modificato restando nell’euro. L’Europa schiava delle burocrazie, dove l’unica istituzione eletta dai cittadini non ha potere di iniziativa legislativa e non conta nulla, va cambiata. L’Europa che si preoccupa della circonferenza delle zucchine e resta impotente di fronte al massacro dei curdi a opera della Turchia va cambiata. Ma nessuno può fantasticare sull’uscita dall’euro, basta, quella fase è archiviata. Di fronte all’Armata Brancaleone che a Bruxelles si è compattata contro di noi, è ancora più urgente che il movimento torni ad abbracciare una battaglia sovranista per il cambiamento all’interno dell’Eurozona. Senza ambiguità. Anche all’estero i movimenti sovranisti chiedono meno Europa ma hanno smesso da tempo di dire ‘no euro’. E’ la giusta mission”.

 

Anche perché, senatore, ogni volta che qualche esponente del vostro movimento rispolvera l’uscita dall’euro lo spread s’impenna, la fiducia degli investitori cala e le conseguenze sui risparmi degli italiani sono tangibili. “La chiami pure la svolta della responsabilità. Glielo dico chiaramente: la voglia di protagonismo mediatico di qualcuno non può confondersi con il programma politico della Lega. Dopo quattordici mesi di governo, abbiamo scelto di andare all’opposizione su questioni concrete, non sull’uscita dall’euro”.

  

 

Eppure, sui social network, qualcuno, autoattribuendosi la causa del successo nei consensi, sostiene che gli italiani voterebbero Salvini in attesa che reintroduca la lira… “Non scherziamo, per favore, la Lega è il partito della concretezza. Noi siamo abituati a realizzare le cose piuttosto che a inseguire progetti fantasiosi. Abbiamo rotto con il M5s perché non ci consentiva più di fare, dal taglio delle tasse alle infrastrutture alla giustizia. I cittadini si aspettano risultati reali, non vogliono essere spaventati da annunci pirotecnici”.

 

Come la mettiamo con la mozione del 2017? “Ma chi se ne importa di una mozione di due anni fa?! La politica si evolve, e glielo ripeto: in Lega conta esclusivamente la parola del segretario”.

 

E quella di Borghi? “Non conta, come non conta la mia”. Magari Borghi potrebbe candidarsi a un prossimo congresso con una mozione dichiaratamente no euro e testare il proprio consenso interno. “Ognuno può tentare l’impresa che vuole. Il segretario attuale si chiama Matteo Salvini, la linea la detta lui. Senza restare impantanati nelle mozioni del passato. La sfida della politica è stare al passo con i tempi, e la forza di Matteo è quella di saperli anticipare”.

 

Il capo dello stato Sergio Mattarella ha detto che il Patto di stabilità va modificato. “Ho ascoltato le parole del presidente che condivido pienamente. E’ un passaggio importante, e su questo si può costruire un dialogo che vada oltre i confini del movimento. Vorrei capire però come agirà, in concreto, il governo per dar seguito al monito della prima carica dello stato. Il rischio è che si ripeta quanto accaduto sul fronte immigrazione: tante chiacchiere e zero risultati. La bozza dell’accordo di Malta, salutata nel giubilo collettivo, si sta rivelando un buco nell’acqua. Prima di applaudire, vorrei vedere i risultati. Mi sono stufato degli annunci”.

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