(Foto LaPresse)

Un Fontana pro euro

Annalisa Chirico

Il governatore della Lombardia ci spiega perché per la Lega oggi “l’euro è irreversibile”. E sull’autonomia…

Milano. “Che l’euro sia irreversibile, lo sostengo da sempre. Anche quando qualcuno nel mio partito diceva il contrario, io affermavo pubblicamente che l’euro è una necessità imprescindibile”. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana è seduto nel suo ufficio milanese. La svolta, impressa dal segretario della Lega Matteo Salvini, per un “euroscetticismo responsabile”, che punta a cambiare l’Europa restando nell’Eurozona, è stata accolta dalla stampa straniera come la spia di un’evoluzione in corso. “The reasonable Mr. Salvini”, ha scritto sulla newsletter del Financial Times Wolfgang Münchau. “Le parole del segretario non mi hanno sorpreso – prosegue Fontana – Nel partito qualcuno si è detto possibilista sull’ipotesi di uscita dall’euro, è vero, ma la maggioranza non l’ha mai ritenuta fattibile. Né mi pare che negli ultimi tempi sia stata una battaglia leghista”. Tuttavia una mozione congressuale del 2017 parla di “rimettere in discussione” la moneta unica. “Io non ho cambiato idea sul fatto che le condizioni d’ingresso, negoziate dal governo italiano dell’epoca, ci abbiano penalizzato a vantaggio di paesi come la Germania. Nell’euro si poteva entrare a condizioni migliori ma, una volta entrati, non si può più uscire. L’ho sempre sostenuto pubblicamente. L’Italexit non si può prendere neanche in considerazione perché sarebbe una sciagura per il nostro sistema economico-finanziario”. Per le imprese del nord-est, votate all’esportazione, sarebbe un danno? “Forse, con un ritorno alla lira, qualcuno immagina di rispolverare le svalutazioni competitive della Prima Repubblica ma la verità è che le conseguenze sarebbero ben più profonde, l’impatto sarebbe sistemico. La sfida della competizione globale richiede riforme vere, l’esatto opposto delle ricette di questo governo”. La svolta salviniana è forse un modo per affermarsi come leader pronto a guidare Palazzo Chigi? “E’ il mio auspicio. Salvini è il campione della concretezza, non di progetti astrusi. Incarna la volontà degli italiani di modernizzare il paese, di trovare soluzioni a questioni rinviate da troppo tempo”. Per il capo dello stato Sergio Mattarella il Patto di stabilità va modificato.

 

Per raggiungere questo obiettivo, senza far impazzire lo spread, non bisognerebbe giocare con l’Italexit. Lei che dice? “Sin dal 2006 la Lega sostiene che quelle regole, divenute una specie di camicia di forza per la nostra economia, vadano cambiate. Io credo che il segretario abbia voluto far chiarezza anche a questo scopo. Noi siamo un partito vero, non un’accozzaglia di cialtroni dove ognuno dice la sua. Da noi la linea la decide il segretario che si chiama Matteo Salvini, punto”. Il piatto dell’autonomia piange? “Siamo al teatro dell’assurdo. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, appena insediato, ha voluto incontrarmi per dirmi che la precondizione era l’attuazione dell’articolo 3 della Costituzione. Poi è tornato per dirmi che l’autonomia diventerà legge dopo l’approvazione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei costi standard. Poi lo stesso ministro ha lanciato l’idea di una ‘legge quadro’ da approvare entro la fine dell’anno. Adesso sostiene che prima si debba porre mano alle riforme istituzionali per estendere l’autonomia a città metropolitane e comuni. Insomma, vogliono modificare pure la Costituzione. Di questo passo, campa cavallo…”.

 

Sulla manovra finanziaria Confindustria ha lanciato “due pesanti allerta” sui nuovi strumenti di lotta all’evasione, particolarmente aggressivi, e sulla tassa che colpisce la produzione di plastica per 1,8 miliardi. “Hanno introdotto una montagna di balzelli e vincoli per le imprese, l’opposto di ciò che serve. La nostra flat tax viene smontata mentre aumentano i controlli di un Grande fratello fiscale che dissemina già paura. Questi signori non si rendono conto che proprio chi paga le tasse subirà il danno maggiore per il rischio di restare intrappolato in un groviglio di norme e adempimenti. Non è instaurando un regime poliziesco che si aumenta il tasso di adesione agli obblighi fiscali, ma per loro la burocrazia è il mezzo per risolvere ogni problema. Con i limiti al contante, si formerà un mercato nero per scambiare banconote cartacee. Per questa gente, che vive con lo sguardo rivolto al passato, la carta pergamena è già un’evoluzione e tra qualche tempo le incisioni rupestri saranno salutate come uno straordinario progresso”.

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