Giuseppe Conte (foto LaPresse)

Passeggiate romane

Ora Conte teme Renzi, che si intesta lo stop alle nuove tasse

Niente Iva rimodulata: il premier cerca canali con l’ex premier. Chi tocca la legge elettorale muore. Pd diviso su ius culturae

In un modo o nell’altro il Bisconte ha chiuso la partita della nota di aggiornamento al Def e ha tirato un sospiro di sollievo. Ma per Matteo Renzi la partita è semplicemente rinviata alla legge di Bilancio. Quindi il presidente del Consiglio in realtà ha ben poco da festeggiare. E infatti Conte ha capito che, sulle partite economiche, il leader di Italia Viva è un osso più duro di Matteo Salvini. Per questa ragione, con discrezione, sta cercando di contattare chi conosce bene l’ex premier per capire con chi ha a che fare e come muoversi.

 

 

Ieri Giuseppe Conte ha annunciato che il temuto aumento dell’Iva non ci sarà. Di più: il presidente del Consiglio ha spiegato che non è mai stata intenzione del governo aumentarla. Peccato che fino all’altro ieri mattina vigeva il patto siglato tra il Pd, tramite Antonio Misiani, che per Nicola Zingaretti si occupa di seguire queste tematiche, e il governo che prevedeva appunto la rimodulazione dell’Iva, come aveva lasciato intendere domenica il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in un’intervista a Lucia Annunziata sui Rai3.

 

 

Chiamato a far politica il Bisconte è costretto a muoversi in acque a lui sconosciute. Prova ne è la sua intenzione di cambiare la legge elettorale prima della pronuncia della corte costituzionale sul referendum promosso da Matteo Salvini. Al Pd hanno spiegato al premier che, nel caso in cui la consulta dia l’ok al quesito referendario (cosa di cui al Nazareno dubitano assai), c’è sempre tempo per cambiare la legge elettorale prima dello svolgimento del referendum. Ma modificarla subito, addirittura entro febbraio dell’anno prossimo, come vorrebbe l’inquilino di palazzo Chigi, sarebbe un errore perché equivarrebbe a tagliare i tempi della legislatura, o, forse anche peggio, equivarrebbe ad aiutare Renzi a far saltare questo governo, pur senza compromettere questa legislatura. Dal Nazareno è partito un messaggio forte e chiaro all’indirizzo di Palazzo Chigi: chi tocca la legge elettorale muore, meglio aspettare.

 

E a proposito di Partito democratico, i suoi vertici sono in grande imbarazzo perché sono costretti a fronteggiare l’offensiva di Matteo Renzi. E sono molto preoccupati: “Ci sta facendo passare per il partito delle tasse”, si lamentano. Sempre in campo Pd: quando non si litiga con Renzi si litiga all’interno del partito, tanto per mantenere fede alle vecchie tradizioni. Ragion per cui è nato un braccio di ferro all’interno del Pd tra chi vorrebbe veramente approvare subito lo ius culturae (Graziano Delrio e Matteo Orfini) e chi invece vuole rimandalo (la corrente di Base riformista che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti) perché ritiene che sia un regalo a Matteo Salvini. Nicola Zingaretti finora non ha detto una parola esplicita a proposito ma il suo cuore batte per la sec sa scuola di pensiero: meglio aspettare.

Di più su questi argomenti: