Foto LaPresse

Nel governo rossogiallo esplode la questione Toscana

David Allegranti

Anche tra sottosegretari e viceministri non ci sono esponenti politici provenienti dalla regione. Nardella (Pd) furioso: “Se è una vendetta lo si dica con chiarezza”. Premiata invece l'Emilia Romagna

Roma. Il governo giallo-rosé, dopo anni di strapotere politico della Toscana, è senza toscani. Né fra i ministri né fra i sottosegretari. E i primi a protestare sono i vertici del Pd. “Dall’elenco di ministri e sottosegretari (questi ultimi appena presentati) emerge che nessun toscano del Pd fa parte del governo appena formato”, dice il capogruppo del Pd in Regione Leonardo Marras. “Eppure il Pd Toscana ha registrato il miglior risultato nazionale anche alle ultime europee ed è l’organizzazione regionale più importante d’Italia. Dunque, siamo ufficialmente in purga. Non ci volevo credere ma è così”, dice Marras.

 

   

“In Toscana sembra aleggiare un 'peccato originale' da scontare - gli fa eco il deputato fiorentino di Civica Popolare, Gabriele Toccafondi -. Pd e 5Stelle cominciano decisamente male questa nuova fase con un'attenzione pressoché nulla al nostro territorio. Nessun sottosegretario o viceministro toscano comporrà infatti il il nuovo Governo. Questo governo avrà una possibilità solo se farà le cose, se sbloccherà cantieri, se aiuterà le famiglie e il lavoro. Ed è bene quindi ricordare a questo nuovo governo senza toscani che in 14 mesi dell'ultimo esecutivo proprio in Toscana è stato bloccato tutto, la Toscana e Firenze sono state trattate come un nemico politico da ostacolare. Adesso il nuovo Governo nomina sottosegretari e si dimentica completamente e non senza imbarazzo dei toscani. E lo dice uno che non ambiva a ricoprire questo ruolo e lo ha detto in tutte le salse. Ma trattare così un territorio non fa partire con il piede giusto”.  

 

Molto arrabbiato anche il sindaco di Firenze Dario Nardella: “Dove hai più voti e più consenso, dove sei più stimato e apprezzato dai cittadini e dove sei più presente nel territorio, lì ti danno meno poltrone. Sapete cosa dico: per la Toscana, per Firenze e per tutti noi è un grande motivo d’orgoglio”. Quindi Nardella si ferma, prende la rincorsa, e parlando con l’agenzia Dire rilancia: “La questione è molto seria, serissima. E’ inconcepibile e assurdo che il Pd tenga fuori da questo governo la regione che ha dato in assoluto più voti e più consenso a questo partito, con il capoluogo, Firenze, dove si e' toccato il record di voti alle ultime elezioni. Se questa esautorazione è una vendetta contro la vecchia maggioranza del partito o contro Renzi, lo si dica con chiarezza. Altrimenti si dia una spiegazione seria e politica di questa decisione”.
 

“Non solo è un peccato tenere fuori la Toscana democratica dal governo - prosegue il sindaco fiorentino -, ma credo sia anche un errore clamoroso che rischia di far vedere le peggiori conseguenze da qui ai prossimi mesi. Ho sostenuto questo progetto di governo, continuerò a farlo, ma mentirei se dicessi che non sono profondamente deluso e costernato”.

 

Nelle parole di Nardella sembra di cogliere anche un riferimento seppur vago al caso Emilia Romagna, regione nei confronti della quale il governo giallo-rosé è stato parecchio generoso. E questo nonostante un rapporto con il consenso parecchio diverso: Francesca Puglisi, neo sottosegretaria al Lavoro, è arrivata ultima alle Europe; Sandra Zampa, neo-sottosegretario alla Salute, non è stata eletta alle Politiche; Maria Cecilia Guerra è arrivata undicesima alle Europee e non è stata eletta; Paola De Micheli neoministro, non si era presentata; Dario Franceschini, neo ministro dei Beni culturali, ha perso a Ferrara. Sia il seggio, sia il Comune.

 

Sembra invece invece risolta la questione “settentrionale”, con i veneti Andrea Martella, Achille Variati e Pierpaolo Baretta. E il deputato veneto del Pd, Roger De Menech, esulta: “Il Veneto è ben rappresentato ora al governo. Sono certo riusciremo a fare squadra e a lavorare per l’interesse dei veneti, più in generale, di tutto il Paese”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.