Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Ma siamo proprio sicuri che Di Maio voglia l'accordo con il Pd?

Il leader politico del M5s chiede il Viminale e i dem si compattano: piuttosto il voto. Dove porta il gioco dei grillini ad alzare continuamente la posta

Il tempo a disposizione di Pd e M5s si avvicina alla fine, mentre l’intesa sulla formazione di un nuovo governo sembra allontanarsi. E prevedere l’esito delle trattative è un’impresa sempre più ardua. I segnali che provengono dai due entourage, quelli di Nicola Zingaretti e di Luigi Di Maio, al momento, non lasciano presagire un esito positivo. Ma non è escluso che le cose possano ancora cambiare.

 

 

  

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avvierà oggi alle 16 il secondo giro di consultazioni e il Quirinale ha fatto sapere che non ci saranno tempi supplementari per raggiungere un accordo. Domani sarà il giorno decisivo, ma nel frattempo Pd e M5s, dopo essersi avvicinati alla possibile intesa, hanno iniziato a scambiarsi accuse reciproche.

 

 

Secondo i dem, il confronto si è arenato perché la controparte ha anteposto l'interesse per le poltrone a quello per il bene del paese. La colpa, dicono dal Pd, è di Di Maio, intestardito nella sua volontà di mantenere la vicepresidenza e, soprattutto, di accaparrarsi la guida del ministero dell’Interno. Condizione irricevibile per i Democratici, compatti – almeno su questo punto – nel tentativo di impedire che il leader politico dei 5 stelle arrivi al Viminale.

 

La posizione dei Partito democratico la chiarisce bene il senatore renziano Francesco Bonifazi, che su Twitter scrive di essere “serio e responsabile”, di credere al governo istituzionale e a Conte premier, di essere pronto a tutto, insomma. Ma “se devo accettare Di Maio al Viminale, per me si può andare a votare subito”. Prima vengono i contenuti, insomma. “Il Pd sta facendo uno sforzo enorme per dare una risposta al caos creato dai gialloverdi – spiega ancora Bonifazi –. Salari, ambiente, sanità, scuola, infrastrutture, diritti, sicurezza: confrontiamoci su questo. Basta ultimatum”.

  

 

Ma per il M5s le cose stanno diversamente: Di Maio non avrebbe mai aspirato al Viminale, chiariscono fonti interne al Movimento riportate dalle agenzie di stampa. Per i grillini è il Pd a preoccuparsi troppo delle poltrone e poco dei contenuti ma, soprattutto, i democratici non avrebbero ancora dato il via libera al ritorno di Giuseppe Conte come premier. “Non c’è nessun veto” sul presidente del Consiglio dimissionario, risponde di nuovo Graziano Delrio dal fronte dem.

 

Insomma al momento la situazione è in stallo tant'è che stamattina, il terzo vertice tra Zingaretti e Di Maio in programma alle 11, è stato annullato poco prima da Palazzo Chigi con i grillini che invitavano il Pd a schiarirsi le idee. Le trattative, assicura il capogruppo grillino alla Camera, Francesco D’Uva, “non sono saltate” e i contatti continuano sotto traccia.

 

Fonti del Nazareno fanno sapere che i Democratici attendono una decisione del M5s entro le 16 quando, nella sede del partito, Zingaretti riunirà i vertici del partito. Posticipata invece a domani alle 10, anche a causa degli eventi, la Direzione inizialmente convocata per oggi alle 18.

 

Ma col passare delle ore, all'interno del Pd, sembra crescere il pessimismo mentre torna a riscuotere consensi la tesi sostenuta più volte da Carlo Calenda: no all’umiliazione e basta “schiaffoni” da Di Maio perché “calarsi le braghe non si può”. Una cosa è certa, fino a oggi il Pd, almeno ufficialmente, ha accettato tutte le condizioni poste dal M5s. Prima ha dato il via libera al taglio dei parlamentari (riforma che i Democratici non hanno mai votato nelle tre letture che si sono svolte fino ad ora in Parlamento), poi ha fatto venir meno le perplessità sul Conte bis. Nonostante le aperture del Pd, però, Di Maio ha continuato a rilanciare e l’impressione è che sia proprio il leader del M5s a non volere fino in fondo l’intesa per creare un governo giallo-rosso.

  

 

Forse, in fondo in fondo, Di Maio spera ancora di tornare tra le braccia di Matteo Salvini che resta spettatore interessato e, in diretta su Facebook, rilancia il suo corteggiamento ai grillini: "Per settimane i 5 Stelle ci hanno sfidato a votare il taglio dei parlamentari, ci sono anche per farlo domani. Ci sono, va bene, si può fare: è un segnale di serietà e di rispetto del contratto di governo e di altra promessa mantenuta. Bisogna preparare una manovra economica importante che tagli le tasse".