Sergio Mattarella (foto LaPresse)

Perché il decreto sicurezza bis è un atto inutile anche secondo Mattarella

Il presidente della Repubblica promulga la legge di conversione ma sottolinea criticità che imporrebbero un altro provvedimento del Parlamento

Il decreto sicurezza bis non è incostituzionale, secondo il Quirinale, ma presenta “rilevanti perplessità” e per questo il capo dello stato ha chiesto al Parlamento di migliorarlo con un altro “intervento normativo”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, insomma, promulga la legge di conversione del decreto, quello recante "Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica”, ma allo stesso tempo sposa le preoccupazioni già sollevate da molti esperti negli ultimi mesi e esprime le proprie perplessità in una lettera inviata questo pomeriggio al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, a quello della Camera, Roberto Fico, e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

 

 

Le due criticità sollevate da Mattarella, una riguardante la gestione dei flussi migratori e l’altra quella dell’ordine pubblico, non sono comunque dettagli da poco conto. Anzi, saranno probabilmente le discriminanti che renderanno dura vita al decreto sicurezza nel momento in cui si dovrà applicare a casi concreti. Innanzitutto, spiega il Colle, le sanzioni amministrative - multa di un milione di euro e confisca dell'imbarcazione - previste dal decreto, non sono ragionevoli, in quanto "non è stato introdotto alcun criterio che distingua quanto alla tipologia delle navi, alla condotta concretamente posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo e trasportate”. Insomma, il decreto scritto per come è resta troppo vago e lascia spazio a comportamenti arbitrari di mero carattere amministrativo. Scrive Mattarella: “Non appare ragionevole – ai fini della sicurezza dei nostri cittadini e della certezza del diritto – fare a meno di queste indicazioni e affidare alla discrezionalità di un atto amministrativo la valutazione di un comportamento che conduce a sanzioni di tale gravità”. Non solo, nel testo della legge la sanzione amministrativa arriva fino a un milione di euro, ma il presidente cita una recente sentenza della Corte costituzionale (n. 112 del 2019) per ricordare che una pena così alta è paragonabile a una sanzione penale. Il tentativo del governo di imporre pene tanto elevate con semplici atti amministrativi, insomma, non è sfuggito alla verifica del presidente della Repubblica.

 

 

Il decreto, poi, non intacca nemmeno l’obbligo dei salvataggi in mare che – va ricordato – si completano al momento dello sbarco nel porto sicuro più vicino. Per il Colle, questo obbligo rimane sulla base di quanto impongono le leggi internazionali – richiamate dall’articolo 1 dello stesso decreto – e quindi la limitazione o il divieto di ingresso può essere disposto solo “nel rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia”. Nel concreto, questo significa che nel rispetto dell’articolo 1 – che prevede l’obbligo di salvare naufraghi e di condurli al sicuro secondo quanto previsto dalle convenzioni internazionali – sarà estremamente difficile applicare quanto previsto dall’articolo 2 – quello delle sanzioni a carico delle navi che fanno ingresso nelle acque territoriali – semplicemente perché le leggi internazionali prevalgono su quelle nazionali (lo dice la Costituzione all’articolo 10).

 

Per quel che riguarda la parte della legge più specificamente riguardante la sicurezza, nella lettera si fa presente che l'oltraggio a pubblico ufficiale vale per tutte le categorie indicate nella nota, che vanno dalle Forze dell'ordine ai direttori di un ufficio postale. L'applicazione della legge sic et simpliciter dunque potrebbe fare condannare a un minimo di sei mesi per oltraggio anche un cittadino che si rivolge a male parole a un direttore di ufficio postale. In questo caso al giudice viene impedito dalla legge di accertare la cosiddetta lieve entità che porta al non luogo a procedere. Si fa inoltre presente l'incongruenza di aver non compreso i magistrati nei soggetti destinatari dell'oltraggio.