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Dio ci scampi dalla guerra per procura

Prima Di Maio, ora Tria. I problemi politici non si risolvono con le denunce

Alla fine il ministro dell’Economia Giovanni Tria ci è andato davvero, o meglio, ci ha mandato un generale per denunciare la divulgazione di atti secretati e la violazione di segreto d’ufficio. E così la procura di Roma ha già aperto un fascicolo contro ignoti sulla diffusione della bozza della lettera di risposta del governo alle richieste di chiarimento della Commissione europea sulla violazione della regola del debito pubblico.

 

La pubblicazione di quella lettera, in particolare per alcune paroline che non piacevano al M5s, ha fatto scoppiare un’altra polemica in un governo sempre sull’orlo di una crisi di nervi e, come ha detto lo stesso ministro, è un “fatto grave” che “senza dubbio danneggia il negoziato” con Bruxelles.

 

L’indiziata numero uno, almeno secondo le indiscrezioni, sarebbe il viceministro grillino Laura Castelli che aveva dichiarato di aver visto la bozza incriminata con “quel passaggio sul taglio al welfare” a cui Tria ha risposto: “Se ha quel testo, non doveva averlo”. Indubbiamente, come ha detto il ministro, questa ennesima figuraccia ha danneggiato il negoziato, ma come lo danneggia una qualsiasi dichiarazione sconsiderata di esponenti del governo e della maggioranza (da Salvini in giù). Ciò che lascia davvero sconcertati, però, è il ricorso alla magistratura per i regolamenti di conti interni all’esecutivo. Qualcosa si era già vista con la patetica scena della “manina”, con Di Maio che annunciava in televisione una denuncia da depositare l’indomani in procura per un decreto manipolato dalla Lega inviato al Presidente della Repubblica, mentre in contemporanea arrivava la smentita del Quirinale perché quel testo non sarebbe mai arrivato.

 

E’ davvero imbarazzante, proprio per la maggioranza che ha votato sul caso Diciotti a favore dell’insindacabilità di Salvini per sottrarre i suoi atti politici al giudizio della magistratura, che invece ricorra alle procure per risolvere litigi e dissidi interni. Se un documento riservato esce fuori basta un’indagine interna per fare chiarezza. Se un ministro non si fida del proprio viceministro è un problema politico, non giudiziario.