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La campagna elettorale situazionista della Basilicata

David Allegranti

La coalizione sovranista candida il generale Vito Bardi, il centrosinistra Carlo Trerotola. Così Salvini sfida i Pittella

Roma. Matteo Salvini ha praticamente preso casa in Basilicata, dove la coalizione sovranista candida il generale Vito Bardi e ha possibilità di vittoria contro il centrosinistra. Tra foto con i peperoni cruschi e comizi sotto casa di Marcello Pittella, il leader leghista ha deciso di scommettere su un’altra regione governata dal Pd. Le ultime due avventure gli sono andate bene. Il centrodestra ha vinto in Abruzzo e in Sardegna e replicare questi successi non è più un tabù, anche perché il candidato del centrosinistra s’è infilato nei guai da solo con sortite pubbliche che potrebbero aver allontanato l’elettorato pronto a votarlo. Non essendo più in campo Pittella – governatore dimissionario coinvolto in un’inchiesta sulla sanità locale che ha preferito non spaccare il centrosinistra – il Pd ha dovuto ripiegare, non del tutto convinto, su Carlo Trerotola, che ha esordito dicendo di non aver mai fatto politica. E fin qui, siamo nell’ambito della classica retorica della società civile che si sacrifica e scende in campo. Il resto però, ha creato qualche problema, diciamo così: “Non sono mai andato ai comizi, tranne quando c’era Giorgio Almirante. Ogni tanto lo ascolto ancora, anche se non è una scelta politica”. Apriti cielo. Trerotola ci ha messo un po’ di tempo a precisare il suo pensiero, ma alla fine ha pure ammesso – nel suo caso deve essere una vera ammissione – di essere un “antifascista”. Sicché, par di capire, se Trerotola è il candidato di destra del centrosinistra, Bardi è semplicemente il candidato di centrodestra del centrodestra.

 

Cosa faranno i lucani? Il centrodestra fa trapelare sondaggi in cui il suo candidato avrebbe dieci punti di vantaggio sull’avversario, ma anche il centrosinistra ha i suoi: in uno di questi sarebbe addirittura in vantaggio di tre punti sugli avversari. Vito Bardi pare essere più a suo agio in questa campagna elettorale.

 

Ieri era al primo confronto ufficiale e Trerotola non s’è presentato. “Oggi c’era il primo confronto ufficiale tra i candidati presidente. Accanto a me vedete una sedia vuota: è quella del centrosinistra. Hanno governato talmente male che non si presentano neppure ai dibattiti! In effetti di cosa avrebbe potuto parlare il candidato messo lì dai Pittella? Dei livelli di disoccupazione record raggiunti con le loro amministrazioni? Delle decine di milioni di fondi europei mandati indietro perché non spesi? Dello sfascio della sanità? Della desertificazione delle aree interne? Delle clientele infinite che hanno premiato gli amici degli amici e mortificato i lucani?”.

 

Il candidato di centrosinistra ha detto che si è trattato di una semplice incomprensione, ma la giustificazione merita di essere letta: “Agli atteggiamenti denigratori espressi da chi pubblica post per denunciare assenze ai dibattiti – ha scritto su Facebook Trerotola – vorrei rispondere dicendo che la vera presenza è tra le persone e che il confronto diretto e civile e il contatto umano sono sempre la scelta più saggia. La mia assenza al dibattito odierno (ieri, ndr) è frutto di un disguido organizzativo rispetto ad impegni già fissati, ecco perché anche oggi, sono in mezzo alle persone. Ecco Generale Vito Bardi, noi che viviamo e siamo sempre PRESENTI su questo territorio, ti invitiamo ad accomodarti su un’altra sedia: quella al fianco dei cittadini. Per i confronti sono sempre disponibile, come ho fatto anche a quello organizzato dal Rotary, durante il quale però la sedia vuota è stata lasciata proprio dal candidato di centro destra”. Insomma, la gara a chi ha il peperone crusco più lungo è cominciata. Il 24 marzo si conoscerà il nome del vincitore. Difficilmente, però, potrebbe essere il M5s, che ancora una volta rischia di arrivare terzo.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.