Il leader del M5s, Luigi Di Maio (Foto LaPresse)

Cari grillini, chi arriva primo alle elezioni non vince

Massimo Bordin

Il M5s sbaglia a cantare vittoria in Basilicata. Ma anche il Pd di Zingaretti ha poco da festeggiare per il secondo posto 

Ci risiamo. Al M5s non entra in testa che le elezioni, in una democrazia parlamentare, non funzionano come la Milano-Sanremo. Non è che chi arriva primo vince. A meno che i partiti non siano solo due o ci sia un cospicuo premio di maggioranza, che peraltro può essere per una coalizione. Eppure non si capacitano come di fatto siano arrivati terzi. Gli eletti del centrodestra sommati sono più di loro. Anche quelli di centrosinistra. Possono provare a cambiare la legge elettorale nazionale o, regione per regione, quelle regionali, ma difficilmente ci riusciranno senza avere la maggioranza assoluta da qualche parte. Nessuno voterà con loro, è l’onere della diversità, mettiamola così, anche se si può sostenere che la loro argomentazione è puerile.

 

Non è un gran che nemmeno l’esultanza del Pd per aver raggiunto, coalizzato con altre liste, il secondo posto. È ingiusto prendersela con il povero Zingaretti, che certo non ha potuto preparare lui la lista con il simbolo del partito, ma la sua soddisfazione è fuori luogo. In fondo, nel lasso di tempo fra primarie e insediamento del nuovo segretario, il Pd ha perso tre regioni che governava: Abruzzo, Sardegna e Lucania. Va anche detto che queste lucane sono state elezioni vagamente surreali con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che hanno portato alla vittoria un generale della Guardia di Finanza e il Pd li ha rincorsi con un ex iscritto al Msi.

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