Alla città non servono “auguri o rassicurazioni ma scelte concrete", dice il presidente della Repubblica. "Ricostruire è un dovere. Bisogna farlo in tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza"
14 Settembre 2018 alle 10:45
Il Presidente Sergio Mattarella visita il luogo dove è avvenuto il crollo del ponte Morandi (foto LaPresse)
A un mese dal crollo del ponte Morandi di Genova, Sergio Mattarella sprona le forze politiche e chiede che siano prese decisioni concrete in tempi rapidi e nella massima trasparenza. Il capo dello stato, in un intervento pubblicato su Stampa e Secolo XIX, parla di "tragedia inaccettabile" e sottolinea come l'immagine che la città ha dato di sé "non è stata soltanto di profondo dolore ma anche di solidarietà e di forza d'animo". Ma il nodo della questione sulla quale insiste il presidente della Repubblica sono le cose da fare ora: "Ricostruire è un dovere. Ritrovare la normalità, una speranza che va resa concreta. Bisogna farlo in tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza. Con unità di intenti e visione lungimirante".
Parole che sembrano rivolte, in maniera indiretta, al governo lega-stellato che ieri, in consiglio dei ministri, ha dato il via libera al cosiddetto "decreto emergenze". Un testo che contiene misure fiscali e contributi economici per gli sfollati e le pmi genovesi, ma non si occupa del viadotto e affida la ricostruzione a un “commissario” che verrà nominato prossimamente, non si sa bene quando, con un decreto della presidenza del Consiglio. Insomma, nonostante gli annunci roboanti fatti nei giorni scorsi, non si sa ancora chi si occuperà della ricostruzione, né se e quando verrà revocata la concessione ad Autostrade. E Genova, come ricorda Mattarella, “non attende auguri o rassicurazioni ma la concretezza delle scelte e dei comportamenti".
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Commenti all'articolo
Gilgamesh_
15 Settembre 2018 - 00:12
Se ne occupi Lei Sig. Presidente se non è convinto di quello che fa il governo che lei evidentemente non apprezza. Non fa niente se gli italiano con il loro voto hanno legittimato questo governo: dopotutto non sarebbe la prima volta.
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iksamagreb
14 Settembre 2018 - 15:03
Belle parole, espressioni auliche, olimpiche. Ovvie. Che chiunque, anche un bambino, può dire. Ma un Presidente della Repubblica, non sa dire altro?
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lupimor
14 Settembre 2018 - 13:01
Al direttore . Le considerazioni del Capo dello Stato sul “decretino” per Genova, sono giuste. Si rimane perplessi perché sembrano uscite dal buon senso di un esquimese di passaggio e non da un attore politico col il suo curriculum e la sua esperienza. Non può ignorare il Presidente, che l’anima profonda, immarcescibile della politica nostrana ha le sue fondamenta nel dogma “Ogni accadimento, di qualsiasi natura e dimensione, deve essere sfruttato per la ricerca e il mantenimento del consenso per la propria parte” Questa impostazione, cui nessuno sfugge, esclude che il “decreto” per Genova potesse essere concepito, erga necessitas certa civitatis modo, per renderlo il più rapido ed efficiente possibile. Il “decretino” crea le condizioni di conflittualità politiche/amministrative/burocratiche che, se non rimosse in modo chiaro e univoco, innescheranno una telenovela, Lione-Torino simile. Auguriamo che si eviti, pro Genua, d'insistere sul carpe diem.
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