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I nonni salveranno l'Italia

Claudio Cerasa

Contro le chiacchiere su Genova. Contro i cittadini sopra la legge. Contro la retorica anti europeista. Perché gli schiaffi di Mattarella a Salvini e Di Maio ci dicono che il sonno della ragione si può curare solo con la memoria dei nonni

Prima o poi, quando si sveglieranno e si accorgeranno di cosa significhi avere un governo che scommette più sulla distruzione del passato che sulla costruzione del futuro, saranno forse i giovani a salvare l’Italia dall’imbarbarimento politico promosso dal governo del cambiamento sfascista. Ma nell’attesa di poter registrare una formidabile rivolta giovanile contro l’agenda dei professionisti del rancore bisogna dire la verità e riconoscere che la vera opposizione possibile contro la pericolosa rimozione della storia suggerita dal campioni della fuffa populista può arrivare solo dall’unica categoria sociale della nostra società che con un semplice sguardo, con la forza della memoria e con una parola sussurrata nell’orecchio, può salvare l’Italia dall’irrazionale imbarbarimento sovranista: i nostri nonni.

 

Viene automatico pensare ai nostri nonni, a quello che hanno visto, a quello che hanno subìto, a quello che hanno conquistato, quando pensi all’Europa, quando pensi ai confini, quando pensi alla pace, quando pensi ai vaccini, quando pensi alle leggi ma soprattutto, di questi tempi, quando pensi a Sergio Mattarella, presidente onorario della Repubblica dei nonni.

 

C’è stato un tempo non lontano in cui le dichiarazioni del capo dello stato, come capita spesso ai nonni più saggi che divertenti, somigliavano a qualcosa di simile a una sostanza anestetica. Ma quel tempo ora è passato e da qualche settimana il capo dello stato ha scelto di rivolgersi agli italiani, e in particolare agli elettori di Salvini e Di Maio, con il tono del nonno prudente che, dopo aver passato molte cene di Natale ad ascoltare cosa avevano da dire i nipoti, ha deciso di battere con il cucchiaino sul bicchiere di cristallo e di prendere la parola (lo fa sempre più spesso) per ricordare alcune ovvietà che possono apparire come controcorrente soltanto in un paese improvvisamente travolto dal sonno della ragione.

 

Governare più con le chiacchiere che con i fatti è un pericolo, e per questo “Genova non attende auguri o rassicurazioni ma la concretezza delle scelte e dei comportamenti”. Spacciare la chiusura al mondo come la soluzione ai nostri problemi è un’illusione pericolosa, e per questo è il momento di dire, non solo quando si parla di web, che è “un errore pensare di difendersi dai pericoli blindando i confini territoriali, o linguistici, o etnici, perché i confini, rispetto a queste minacce, non esistono più, non sono una difesa”. Perciò bisogna “richiamare i nostri valori di fondo, quelli che motivano e hanno dato vita all’Unione europea: le libertà, i diritti civili, i diritti fondamentali”. Sostenere che i politici siano al di sopra della legge solo perché eletti è una sciocchezza senza fine, poiché “nessun cittadino è al di sopra della legge” e “la magistratura non deve rispondere alla pubblica opinione perché è soggetta soltanto alla legge”. Giocare con l’Europa senza sapere cosa significa l’Europa è una fesseria senza senso, perché “non si può parlare utilmente del futuro dell’Europa senza guardare al suo passato” e non si può non “far comprendere, in maniera palese ed evidente, alle nostre pubbliche opinioni, ai nostri concittadini, che anche le realtà attuali, il mercato unico, lo spazio Schengen, l’unione monetaria, rispondono a questo stesso spirito, hanno lo stesso obiettivo: mettere in comune il futuro degli europei”. Occorre riflettere su questo, ha detto ancora il presidente della Repubblica qualche giorno fa a Riga, “perché corriamo il rischio che si riproponga dentro l’Unione un clima che non è soltanto concorrenziale ma è di contrapposizione, che poi diventa contrasto, poi diventa ostilità, diventa non sappiamo cosa”. E nel ricordare il passato, nel ricordare da nonno che “io sono nato durante i bombardamenti e, forse per questo, mi è rimasta un’innata diffidenza e un’innata idiosincrasia verso qualunque pericolo di nazionalismo e di guerre”, Mattarella ha poi aggiunto un passaggio chiave che non è solo uno schiaffetto rivolto ai governanti senza memoria ma è uno schiaffetto rivolto soprattutto ai giovani che hanno scelto di seguire a occhi chiusi il pifferaio negazionista della storia: “Abbiamo spesso commesso degli errori nel considerare come ormai acquisiti alcuni risultati, dando per scontate alcune condizioni. Invece va fatto capire, anche alle giovani generazioni, che non sono mai né acquisiti per sempre, né scontati per sempre”.

 

Nella nostra quotidianità, ora con un abbraccio, ora con una parola, ora con uno sguardo, i nonni hanno spesso la capacità magica di spiegare ai nipoti disorientati il senso della vita. Prima o poi i giovani si renderanno forse conto di che guaio sia per il proprio futuro essere governati da politici ossessionati dal passato. E se mai questo succederà non avverrà per caso, ma avverrà solo quando i nostri nonni cominceranno a battere con il cucchiaino sul bicchiere di cristallo e a ricordarci cosa significa giocare con il bene più prezioso di cui può disporre un paese: la difesa della nostra libertà.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.