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Per una rivolta di energia, rabbia e furore

Giuliano Ferrara

L’orgia nazional-socialista e sovranista e populista che incombe sulle elezioni europee si può fermare con gente nuova, capace di fair play e odio politico

Energia, quella che mi manca personalmente. Rabbia e furore non mi mancano, eppure sento che non sono sul mercato, sono inafferrabili. Energia, rabbia e furore sono mi pare la chiave di tutto in questo momento italiano. Europeo. Mondiale. Può essere che il Texas resti al senatore Ted Cruz, può essere che Beto O’Rourke ce la faccia a prenderselo. Un Obama bianco. Mah. E’ un giovane democratico, liberal ovvero di sinistra, dice cose che non sfrigolano sul barbecue ma non contrastano lo stereotipo o l’ethos della frontiera, inteso come lo intende Cruz secondo le cronache del New York Times: datemi un cavallo, una pistola, una prateria e conquisterò il mondo. Eppure energia rabbia e furore sono indice di sfacciataggine, che è poi la versione politica della speranza quando tutto è perduto. Gli Stati Uniti hanno seppellito l’american dream con l’elezione di Trump, i funerali di McCain e Aretha Franklin hanno celebrato la funzione per tutti. Sono in preda all’efficace follia di una banda di predoni travestita da classe dirigente e capeggiata da un uomo ridicolo, torreggiante, capace e ambiguo. La possibilità di ridimensionarlo con una controspinta nelle elezioni del prossimo novembre sono affidate alla triade: energia rabbia furore.

 

Sospetto che anche un fermo deciso all’orgia nazional-socialista e sovranista e populista che incombe sulle elezioni europee dipenda da questo. Gente nuova, e impregnata di ira e di avventurismo. Capace di fair play e odio politico, come McCain, che non era un santarellino delle buone maniere, era un uomo pieno, e si capisce, di rage and fury. Di destra, conservatore, inabile alla grande politica presidenziale, a suo agio nel Senato, in Arizona, a Washington e nelle paludi e celle di tortura del Vietnam, un tipo complicato e meraviglioso, un concentrato di volontà e di fierezza. Non è importante da dove verrà il riscatto della miseria presente, un sindacalista, una donna, un giovane che spinga l’ambizione fino al confine della collera, non è importante quello che pensi, oltre un certo limite, importa ciò che sei. La gente italiana stregata dal bullo deve capire che gli ultimi arrivati sono dei velleitari, che menano le parole come si menano le mani, ma intanto si godono la credulità nazionale e la spacciano per nazionalsocialismo, fanno quasi niente e scassano quasi tutto.

 

Non ce l’ho con uno Zingaretti, ufficialmente un coglione da quando ha esordito attaccando Macron e lisciando il pelo a Di Maio, per ragioni solo politiche. E’ una questione di stile, di spirito, di aria e terra e fuoco. Si vedono lontano un miglio i burocrati e i loro maneggi. Si vede una carriera mediocre, invece bisogna scorgere una passione incendiaria, un fair play associato alla rottura di tutte le regole. Da sinistra è partita la rassegnazione travestita da rivoluzione, ora i Mélenchon e i Fassina ce l’hanno anche loro con gli immigrati, puro prodotto della logica capitalistica, “Patria e Costituzione” dicono, furbissimi, e il discorso di Marsiglia del superdemagogo madurista sconfitto da Macron con la Le Pen, e giù botte ai liberali sfiancati commemorati in anticipo da quei talenti clever dell’Economist. Dalla parte opposta c’è il putinismo, àncora di presunta salvezza per accademici in fregola e attivisti velleitari che vogliono schiantare l’Europa della pace e della prosperità per introdurvi il germe della sottomissione travestito da riscatto contro le élite. Sarà una battaglia su due fronti, e al centro si sta maluccio. Solo una ribellione, una rivolta di energia rabbia e furore può scongiurare il peggio.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.