Adesso basta vergognarsi dell'Europa

Giuliano Ferrara

Europa 2019 è una cosa seria e il senso della prossima campagna elettorale sarà chiarire le cose che contano, far capire la natura del conflitto e della divisione. L’Europa è pace, l’Antieuropa è guerra. Ora basta scherzare, è ora di lottare

Con Pif e Saviano non si va da nessuna parte. Europa 2019 è una cosa seria. Occorrono liste di professionisti politici e popolo, lavoratori donne e giovani. Gente che sa parlare la sua lingua e altre lingue, la lingua della storia novecentesca, tremenda, e dell’Europa contemporanea. Anche qualche prete, qualche suora scalpitante, qualche cristiano libero da impacci e sufficientemente laico per non considerare superstizione la devozione e per giudicare la politica come “la più alta forma di carità”. A ciascuno la sua lista, ovvio, visto che è un voto proporzionale e non c’è tempo né modo di unificare gli “europeisti” militanti della sinistra, del centro moderato e perfino della destra ragionevole. Mica siamo in Francia, dove peraltro le cose si mettono così così. Nemmeno in Germania, dove le cose stanno così così, per non dir peggio visto quel che succede a Karl Marx Stadt (Chemnitz). Al massimo un bollino trasversale, le stelle in campo azzurro, potrebbe dare un’infarinatura all’impasto e definire l’opposizione di cui parlava ieri il direttore qui, aperti e chiusi, alfabeti e non, democratici e liberali contro illiberali autoritari, vaccinati e untori, altro che destra e sinistra. Perdere, e perderemo! Va da sé. Ma il come è la vera questione. 

 

Chiarire le cose che contano, questa è la campagna elettorale. Lasciamo da parte Lady Spread, che sa benissimo parlare da sola, con i tassi sui mutui, il deprezzamento dei patrimoni di cui l’Italia che muore di fame è ricchissima, l’urto monetario della destabilizzazione non ha bisogno di interpreti oltre una certa misura, impareranno presto a amare i tecnocrati, quelli del popolo populista. E chiariamole ciascuno nella propria lingua: qui barbarismi e violenza, caricature e ragionamenti acuminati, analisi puntuale e un po’ di avanguardismo minoritario; Tajani farà la sua parte, e che parte, con il colletto inamidato; Veltroni ricostruirà un linguaggio di sinistra; D’Alema ci metterà dell’utile spocchia, Bersani le metafore; Martina solleverà le periferie; i centri sociali, miei prediletti ormai, spiegheranno a CasaPound che alla poesia da miglior fabbro ci erano arrivati prima loro; la Cgil si farà perdonare il suo sonno; la Cisl di Bentivogli è come un maiale nel truogolo o un cavallo nella prateria, che è più giustamente lusinghiero; l’Arci e Lgbt si muoveranno a loro agio; i vescovi la finiscano di scannarsi su vecchi episodi di patte aperte e di coperture etiche, si diano da fare perché c’è ben altro da fare; gli imprenditori o padroni vedano un po’ che cosa convenga loro, e ci mettano qualcosa, parole e quattrini; poi ci sono i costituzionalisti e gli intellettuali profondi, c’è parecchio da aspettarsi dalla loro scienza e coscienza.

 

L’importante è far capire la natura del conflitto e della divisione. Europa è pace, l’Antieuropa è guerra. L’Europa è indipendenza dai poteri forti americano e russo, e in prospettiva cinese, l’Antieuropa è la decomposizione dell’integrità di stato e politica estera. L’Europa è prosperità diffusa, scambio, libertà, società viva contro istituzioni morte, robe di due secoli fa, lo stato nazionale a confini chiusi, in prospettiva nuove carneficine, espansionismi, grottesche farse come fu, vedi il pezzo mirabile del professor Tabellini di qualche giorno fa, dall’inizio degli anni Venti e Trenta del Novecento. Europa è un atteggiamento civile, una moneta forte, la possibilità di riscattarsi con genio e misura e compostezza, come alla fine hanno fatto i greci, maestri di follia e di saggezza da millenni. Europa è storia e mito, letteratura e storie di cui non vergognarsi più, filosofia, scienza sociale, medicina e ricerca, progresso nell’unico senso possibile del termine, cioè avanzamento graduale nei settori in cui c’è bisogno di progredire, altro che Lumi e giacobinismi di riporto e Terrore. Impariamo dai “maestri selvaggi”, come Chateaubriand, dai nostri venti, dai nostri panorami, dalle nostre inaudite bellezze, dal mare, dalle foreste, unico antidoto al ghigno insopportabile degli arrembanti, dei parvenu, dei nuovi potenti che ci vogliono antieuropei, cioè sudditi.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.