Matteo Salvini e Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Lady Spread, Virgin Lady, Virzì. Vogliamo tutti cacciarli dal potere ma non abbiamo idea di come farlo

Giuliano Ferrara

L’autoritratto di Salvini a braccia conserte mi offende. Il sorriso di Di Maio mi fa cagare sotto, come direbbe De Magistris, sindaco umanitario. La tristizia della Casaleggio Associati mi inquieta e mi respinge

Non ho mai visto un film di Virzì, ora mi precipito a recuperare il tempo perduto. Allegranti ha talento mostruoso, capisce che deve restare incantato e trasmettere, da sceneggiatore del regista civile, quel pensiero stupendo, sottoscrivibile dalla a alla zeta (il Foglio di ieri). Compreso tutto il ragionamento sul fascismo eterno degli italiani, la rivendicazione senza complessi di un appartamento sull’Aventino, e l’augurio finale in spregio al popolo pecorone e qualunquista: Prima i Maliani! Come il compagno De Niro, che al buffone di Singapore, l’amichetto di Kim, ha detto: “Basta con abbasso Trump, ora è vaffanculo Trump”. Gli hollywoodiani hanno applaudito, io a Testaccio ho avuto un orgasmo multiplo. E ne ho avuto un altro quando l’Arancione gli ha risposto che è un cretino, a De Niro, anzi un rimbecillito che ha preso troppi pugni in faccia sul set da pugili veri. Purtroppo i clown americani per quanto tristi sono spiritosi, non ci si può far niente, i nostri recenti sono anche noiosi, credono tremendamente in sé stessi.

  

Lo so, in particolare quello sul fascismo è argomento impolitico, antistorico, l’antifa è una sottocultura oltre che il fondamento di questa Repubblica, ma viva la faccia. Non temete, gente che sappia distinguere, sottilizzare, giustamente impostare una battaglia civile, colta, in guanti bianchi, non gridata, non faziosa, se ne troverà, saranno legioni. Intanto noi abbiamo il nostro valoroso editore, e ieri Riccardo Fraccaro, domani eventualmente Carlo Sibilia, va bene così. Semo pluralisti da sempre. Ma io sono un patriota francese, tedesco e africano. Persone rozze, che non hanno mai lavorato né studiato, e prendono il potere e lo usano per ricattare con seicento e più ostaggi i Galli e il barbaro e secolare nemico teutonico non fanno per me. Anche Giulio Cesare, leggetevi il “De bello Gallico”, prendeva ostaggi e ricattava, quando ce n’era bisogno, ma dominava con le sue legioni coraggiose, con le sue legazioni machiavelliche, con il miglior latino mai scritto. Mi riservo in un cantuccio il fondamento, e anche la sottocultura, non sono più un uomo, sono un centro sociale latineggiante.

 

Ho passato una vita a scrivere che Bobbio era un ipocrita monumentale, che De Felice aveva ragione, che le guasconate perdigiorno a Villa Certosa di Berlusconi con un paio di ubriaconi inglesi, uno dei quali now happens to be ministro degli Esteri, erano salutari, nonostante l’equivoco apparentamento del confino a una spa. Uno dei titoli di onore e gloria di questo giornale è la scoperta con un certo anticipo dell’obsolescenza destra-sinistra, e il fiancheggiamento non sussiegoso di tutti i revisionismi possibili. Oltretutto anche Virzì sa che il fascismo eterno non c’entra con il sangue dei vinti né con il sangue d’Europa dei vincitori della guerra più recente, è una categoria longanesiana benedetta, è un’autobiografia della nazione alla Gobetti, uno che sapeva come e quando sbagliare con un certo sprezzo del pericolo, perché il fascismo eterno degli italiani è nutrito anche delle tracce di fascismo cancellate dalle biografie individuali, anche dai profittatori e professionisti dell’antifascismo non democratico, dai Littoriali al sogno della Luna e alla retorica miserabilista e classista del peggior comunismo, quello de sinistra. Il fascismo eterno siamo noi, è Virzì, sono io, è questa stessa prosa, è un carattere indelebile, un’aggressività da Grande Proletaria, un portato della debolezza fatale dello stato, delle istituzioni. Ma è sempre stato governato da gruppi di minoranza che incantavano le folle, non da energumeni scaltri che non sanno leggere né scrivere e dalle folle anonime e selvagge provengono.

 

L’autoritratto di Salvini a braccia conserte mi offende. Il sorriso di Di Maio mi fa cagare sotto, come direbbe De Magistris, sindaco umanitario. La tristizia della Casaleggio Associati mi inquieta e mi respinge. Voglio fortissimamente voglio cacciarli dal potere, e naturalmente non ho la minima idea di come fare a farlo. Ci hanno rimesso di fronte alla nostra vera immagine, bugiardi, intolleranti, codardi aggressivi capaci di applaudire uno che manda le truppe a Mentone dopo che Parigi è caduta, premessa per tradire l’alleato del Terzo Reich e farsene fare prigionieri, le basi della guerra civile che non finisce mai. Questi chiudono i porti e insultano mezza Europa, che burletta pericolosa, che schifezza e che disdetta. Viva Livorno e gli aventiniani, anche nel senso dell’appartamento, che con la Raggi, l’Acea e i poeti Parnasiani (una sola esse, proto!) dello stadio ha già perso metà del suo valore immobiliare. Lady Spread, Virgin Lady, aiutaci tu prima che tutti si mettano a sottilizzare, e se non ce la fai, che ci salvi il professor Tria.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.