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Toninelli dovrà contenere i “no” alle infrastrutture o verrà contenuto lui

Alberto Brambilla

La nomina del grillino a digiuno di Trasporti crea panico nel settore. Il ritorno di un Casaleggios a Porta Pia

Roma. “Chi è Toninelli?”, si domandavano ieri mattina ai vertici delle aziende di infrastrutture e di trasporti e delle autorità portuali, di fronte alla nomina del senatore del Movimento 5 stelle a ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit). Immediata la caccia al curriculum. Danilo Toninelli, 44 anni di Soresina (Cremona), attivista dal 2009, già ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, eletto alla Camera nel 2013, è ormai molto noto al pubblico dei social network (occhi cerulei, capelli ricci, vis polemica). Però nella scorsa legislatura non faceva parte della commissione Trasporti, s’è occupato di riforme istituzionali ed è stato impiegato assicuratore. Dopo avere constatato l’inesperienza, tra gli addetti ai lavori, l’ansia ha superato di gran lunga la curiosità.

  

I nomi circolati in precedenza erano ancora più ansiogeni – il geologo marchigiano Mauro Coltorti e l’ex attivista No Tav Laura Castelli. Diversi osservatori concordano sul fatto che la scelta di mettere Toninelli a capo del ministero di Porta Pia non sarebbe stata possibile senza l’avallo della Lega e del centrodestra che devono tutelare gli interessi delle imprese del nord: governano Lombardia, Liguria e Veneto, e non possono permettere di rischiare che l’economia di un’area che produce il 65 per cento del pil nazionale venga piegata dall’applicazione del “contratto” firmato da leghisti e grillini per cercare le basi per un’intesa politica utile a governare.

  

L’impegno a “ridiscutere integralmente” il progetto della Linea ad alta velocità (Tav) Torino-Lione nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia è sì una retromarcia rispetto all’idea iniziale di fermare l’opera – contenuta in una delle prime bozze del “contratto” – ma rappresenta un manifesto ideologico anti sviluppista se l’intento viene unito a considerazioni precedenti ben più radicali giunte dai parlamentari scelti dalla Casaleggio Associati. Il leader Luigi Di Maio, neoministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, aveva detto che la Tav è “inutile” intendendo comunicare alla Francia che “non serve più”. La rivista online Ingegno, in una lettera diretta con “preoccupazione” al neoministro delle Infrastrutture, ha dato risalto a una interpellanza di Toninelli, in una delle poche volte che si è occupato di trasporti, sul progetto dell’autostrada Tirreno-Brennero. Viene definita “un’opera evidentemente diseconomica” considerata sconveniente in quanto potrebbe essere sostituita da un tratto alternativo su rotaia che farebbe risparmiare risorse e chilometri, secondo quanto dice uno studio della stessa società che coordina il progetto della Tirreno-Brennero. C’è tuttavia il particolare, non trascurabile, che autostrade e ferrovie non sono sinonimi né sono infrastrutture intercambiabili per tipologia di traffico di passeggeri e di merci che consentono. Al di là delle competenze tecniche, probabilmente da affinare, il M5s rischia di distruggere opere essenziali concordate con l’Unione europea se non vuole entrare in contraddizione con il suo elettorato. Se infatti il M5s mantenesse la parola verso gli elettori dovrebbe allontanare l’Italia dal resto d’Europa, farne un’isola dal punto di vista logistico, rinunciando per esempio alla possibilità di fare transitare le merci da Kiev a Lione passando per la Val di Susa oppure di collegare Genova a Rotterdam, il porto più grande d’Europa, attraverso il “Terzo Valico”. Per non parlare dell’alta velocità Napoli-Bari che deve unire la costa tirrenica e quella adriatica purtroppo al sud ancora distanti. “Non rendersi conto che distruggere scelte strategiche cariche di ampie e approfondite motivazioni solo per soddisfare schieramenti privi di ogni logica significa non essere convinti e coscienti del ruolo che riveste chi è chiamato a gestire la ‘cosa pubblica’”, scrive uno storico dirigente del ministero dei Lavori pubblici del calibro di Ercole Incalza sul suo blog personale.

  

Al contrario, l’Italia avrebbe bisogno di una spinta anziché di una frenata in ossequio allo “zero consumo di suolo”, una parola d’ordine del M5s. Gli investimenti programmati nei prossimi vent’anni sono già di 373 miliardi inferiori a quelli ritenuti necessari per recuperare un divario infrastrutturale storico, dice lo studio Global Infrastructure Outlook su iniziativa del G20. Secondo la Commissione europea l’Italia è infatti al quindicesimo posto per sviluppo del sistema ferroviario, al diciottesimo per quello stradale, al diciannovesimo per porti e aeroporti, mentre le vicine Francia e Austria sono più alte in classifica.

  

La direzione di un ministero responsabile della società di trasporti intermodale più grande d’Europa, Anas-Fs, e secondo per rilevanza solo al ministero dell’Economia, dipenderà da chi consiglierà Toninelli. I Casaleggios non sono nuovi in quel di Porta Pia. Nel gabinetto di Antonio Di Pietro c’era Gianroberto Casaleggio, che è stato consigliere per la comunicazione del ministro, e nel ruolo di capo di gabinetto c’era il potentissimo Vincenzo Fortunato. Il quale stavolta non si presterebbe al ruolo. Indiscrezioni quotano Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale e già capo dell’Ufficio legislativo del ministero dello Sviluppo, in quanto vicino a Toninelli (altre fonti lo danno capo di gabinetto di Giulia Bongiorno alla Pa). La decisione non è immediata, ma pare chiara l’esigenza di temperare l’istinto pentastellato di fermare le grandi opere anziché promuoverle.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.