Di Maio dà il via libera al gasdotto abruzzese odiato dal M5s

Valerio Valentini

Il governo della continuità. Oggi il Mise autorizza la realizzazione del metanodotto Larino-Chieti, domani la Tav?

E’ notizia del 25 giugno che il Mise ha autorizzato la realizzazione del metanodotto Larino-Chieti. E’ uno direbbe “vabbè”, prima di passare ad altro. Non fosse, però, per quello strana omonimia: vuoi vedere che quel metanodotto Larino-Chieti è lo stesso metanodotto Larino-Chieti contro cui i vertici del M5s abruzzesi si sono sempre battuti? Uno allora controlla, e scopre che si tratta proprio di quei 111 chilometri di tubi che si snoderanno tra le province di Campobasso, Chieti e Pescara e che per anni i grillini d’Abruzzo di ogni ordine e grado hanno definito “un’opera inutile”, se non “uno scempio”. Nel febbraio del 2017, per dire, il pescarese Gianluca Vacca, attuale sottosegretario al Mibact, si disse “sgomento” quando la regione Abruzzo diede il suo via libera. Altrettanto fece Sara Marcozzi, leader del M5s abruzzese, che chiese addirittura al Mise di allora di “bloccare l’iter”. Ora che a Via Veneto, invece, c’è Di Maio – e insieme a lui Giorgio Sorial, grande amico della Marcozzi medesima – nulla da ridire sul fatto che il metanodotto venga promosso dal Mise come “un’opera di pubblica utilità”. Segno, insomma, che il governo del cambiamento più di tanto cambiare non può, o non vuole. Specie sulle (più o meno) grandi opere, la tentazione del No aprioristico non potrà che essere archiviata. Oggi tocca al metanodotto abruzzese, e forse allo stadio della Roma; domani magari alle Olimpiadi di Torino e alla Tav. Non a caso, nei corridoi del ministero dei Trasporti proprio in questi giorni si discute molto della revisione dell’asse ferroviario valsusino, ma non della sua soppressione. Ci sarà, certo, uno spoils system sugli organi di governance (l’Osservatorio e la società Telt). Ma pure questo, dicono i ben informati, sarà nel segno di una sostanziale continuità.