Una protesta No Tav sotto la Regione Piemonte, a giugno scorso. Foto LaPresse

No Tav? No, Toninelli

Valerio Valentini

L’incontro al Mit e l’eccessivo entusiasmo di qualche grillino piemontese in vista delle Regionali

Roma. Un po’ dev’essere stata l’emozione dei novizi, il narcisismo inconsapevole di chi, abituato a sentirsi considerato come figlio del dio minore dei No Tav, improvvisamente si ritrova ammesso in alto loco; un po’, invece, l’astuzia di qualche grillino piemontese che vorrebbe provare a capitalizzare, in termini di consenso e propaganda, e dunque esaspera i toni. E’ di questo, in buona sostanza, che si è nutrito l’entusiasmo eccessivo degli oppositori dell’Alta velocità tra Torino e Lione. L’equivoco è nato giovedì scorso: quando, cioè, al ministero dei Trasporti si è svolta un riunione tecnica sulla Tav. Danilo Toninelli non c’era, ma era presenta il suo capo della segreteria tecnica, Dimitri Dello Buono, e altri suoi fidati consulenti. Dall’altra parte del tavolo, una delegazione di parlamentari del M5s, guidati dal vice presidente della commissione Attività produttive Luca Carabetta, e alcuni consiglieri piemontesi dello stesso movimento, oltre all’ex senatore valsusino Marco Scibona. Insieme a loro, anche Daniel Ibanez, Angelo Tartaglia e Marina Clerico. Il primo è un economista savoiardo, tra i più accaniti No Tav d’oltralpe e forte della buona conoscenza della ministra francese dei Trasporti, Élisabeth Borne; gli altri due sono docenti del Politecnico sabaudo, da sempre scettici sull’utilità dell’asse ferroviario e membri della commissione tecnica dei comuni della Val di Susa, istituita nel 2013, e poi arruolati anche da Chiara Appendino per comporre un comitato di “saggi” del No.

  

Finora, però, le loro osservazioni erano rimaste sostanzialmente inascoltate a Roma, dove invece grande rilevanza si dava agli studi effettuati dall’Osservatorio istituzionale presieduto da Paolo Foietta. Il quale, eletto in quota Pd, sa ora di avere le settimane contate: “Ci sarà un naturale spoil system”, confermano a mezza bocca a Porta Pia, dove in questi giorni si tende a ribadire, con un po’ di ribalda spacconeria, che “il cambiamento è arrivato davvero”. E forse è anche per questo che Toninelli, per la prima volta, ha deciso di accogliere al Mit dei tecnici notoriamente diffidenti rispetto all’utilità della Tav. L’invito, rivolto con chiarezza a tutti i partecipanti alla riunione, era però quello di mantenere un certo riserbo, sull’incontro. E invece, nell’euforia generale della scampagnata romana, è finita a selfie e retweet: all’uscita dal ministero i tecnici e i politici del No Tav si sono messi a scattarsi foto e a condividerle sui social. “Alla faccia della riservatezza”, hanno sbuffato i tecnici di Toninelli, rimasti sorpresi dalle esultanze un po’ ingenue di chi, a Torino e dintorni, in questi giorni ha parlato di una svolta radicale del governo sulla Tav. E invece è proprio dal Mit che filtra una versione diversa.

    

Toninelli e compagni altro non vogliono fare, d’altronde, che attenersi quanto sta – un po’ ambiguamente – scritto sul contratto di governo: e cioè “ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”. E’ per questo, insomma, che il ministro vuole integrare i dossier lasciatigli sulla scrivania da Graziano Delrio con quelli elaborati dalla commissione tecnica del “contro-osservatorio”: per procedere, cioè, alla tanto celebrata analisi dei costi e dei benefici. “Il problema, però, è che l’ala integralista del grillismo piemontese – confessa una senatrice del M5s – annovera vari esponenti che, proprio sulla propaganda del No alla Tav cercano di garantirsi, o di ricostruirsi, il proprio futuro politico sotto la bandiera dei cinque stelle”. E il riferimento, sottaciuto, è a gente come Federico Valetti o Francesca Frediani, consiglieri regionali entrambi presenti all’incontro di giovedì scorso. O come, appunto, Scibona: colui che si guadagnò una certa fama debuttando a Palazzo Madama, nel 2013, con la cravatta No Tav, per poi risultare trombato alle ultime elezioni e affidarsi dunque al buon cuore della Appendino, che lo ha puntualmente ricompensato con una poltrona di sottogoverno locale. E insomma c’è chi, nel M5s piemontese, del supporto della militanza No Tav ha bisogno come il pane, in vista delle regionali che verranno, e pertanto si è prefisso un obiettivo: fare salire la tensione sull’alta velocità, fomentare le aspettative dei comitati valsusini e infine sperare che la definitiva abiura grillina, che presto o tardi ci sarà anche sulla Torino Lione, si concretizzi dopo la primavera del 2019.