Diego Fusaro (foto LaPresse)

Di Maio, Salvini e la profezia di Fusaro, guru dei tempi giallo-verdi

Marianna Rizzini

Il giovane filosofo della “veterolingua” televisiva pronto per la lotta al “disincanto nichilista” (su Twitter)

Roma. “Ordunque, i nostri auspici vengono in ultimo attuandosi. L’asse dal basso si concreta, contro i turbomondialisti apolidi e tecnocapitalistici. Governo nazional-popolare dal basso, con Lega e Cinque stelle. Hoc erat in votis!”. Così parlò il 9 di maggio non Zarathustra ma Diego Fusaro, giovane filosofo-saggista non nietzschiano ma hegeliano, “uomo di punta dell’antimondialismo”, come lo chiamavano a “La Zanzara” su Radio24, una delle trasmissioni che, con “La Gabbia” di Gianluigi Paragone (La7), hanno lanciato nell’universo mediatico colui che oggi è considerato una sorta di maître à penser presso le casematte del non ancora nato governo giallo-verde, e soprattutto presso le platee elettorali con l’occhio fisso al web.

 

Si dà il caso, infatti, che il web (Twitter, blog sul Fatto quotidiano, sito, video su Youtube) sia il luogo immateriale prediletto per il trentaseienne Fusaro, colui che, dopo essersi laureato con una tesi sul giovane Karl Marx “interprete della classicità greca”, e dopo aver ottenuto l’abilitazione nazionale scientifica in Storia della Filosofia (ricercatore presso l’Università San Raffaele e docente presso lo Iassp), e dopo aver cominciato a pubblicare (con Bompiani e Einaudi), è diventato lume e nume dell’armata anti-banche, anti-Europa, anti-consumismo, anti post-comunismo (da leggersi: anti-Pd), anche attraverso l’uso intensivo e televisivo della cosiddetta (da lui) “veterolingua”.

 

 

Trattasi di eloquio forbito se non forbitissimo, dove molto si usa il “sicché” e l’“invero” e le poco udite parole ormai desuete in tempi di “disincanto nichilista”, come lo chiama Fusaro, anche fondatore del sito www.filosofico.net. E dunque il filosofo dà di nichilista all’universo mondo (una volta, negli studi di “Matrix”, come ha scritto su questo giornale David Allegranti, gli capitò di dare di nichilista al milionario Gianluca Vacchi, il quale però rispose con citazioni nietzschiane su superuomini e fanciulli).

 

Ma ora i tempi sono maturi, al netto dei giorni (gli ennesimi) ieri chiesti da Luigi Di Maio e Matteo Salvini in eterna fase pre governativa: tantopiù la veterolingua sarà “strategia per l’egemonia”, come ebbe a dire Fusaro ai margini della seconda edizione della kermesse casaleggiana “Sum#02”, ora che i giallo-verdi sono sulla scena. Giallo-verdi di cui, però, il filosofo-saggista si è sempre detto osservatore esterno, descrivendosi piuttosto come “allievo indipendente di Marx e di Hegel”, “al di là della destra e della sinistra”, “anticapitalista in lotta per l’emancipazione umana”, no-global e no-logo (ma se il logo compare sulla maglia no problem), nonché pensatore scomodo per autodefinizione, non allineato con il pensiero unico (non per niente ha scritto per Einaudi “Pensare altrimenti”).

 

Dev’essere per questo che Fusaro, anche se millennial, considera il programma Erasmus una “naja”, un modo per imporre alle giovani generazioni “una postura cosmopolita” che conduce all’“erranza planetaria”. Ha appoggiato Virginia Raggi ai tempi del niet alle Olimpiadi, per aver “toccato interessi immensi di poteri forti che ora, com’è naturale, hanno deciso di prenderla di mira”. E’ contro i vaccini obbligatori (vade retro multinazionali), contro l’euro (“distruzione di un intero popolo sull’altare delle banche”), contro “il mito omosessualista, trasgenderista e postfamiliare come paradigma glamour per le masse precarizzate”. Ha parlato come se ci credesse (ci crede?) del cosiddetto “piano Kalergi”, secondo i complottisti progetto di “sostituzione” dei popoli europei con i migranti, i “nuovi schiavi” deportati da misteriosi signori del capitale. Dubbio amletico: i Cinque stelle diventeranno un “nuovo partito dei lavoratori” o un “Pd 2.0”? E quando tutto ciò non basta a stanare la “cattiva fede del pensiero unico”, Fusaro, con aria angelica (la fisiognomica da putto cresciuto aiuta), butta lì un post dal titolo “vi spiego il fascino per l’islam”: “Attrazione dai confini evanescenti verso un sistema valoriale e un ordine simbolico che ancora non è stato travolto dalla destrutturazione identitaria postmoderna, dalla femminilizzazione dei costumi in funzione dei consumi”. Serio? Faceto? Intanto sicuramente seguìto dalle orde twitteriane.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.