Claudio Borghi con Matteo Salvini (foto LaPresse)

Mettere le mani sul credito può servire

Redazione

Lega e Movimento 5 stelle usano Mps per il proprio tornaconto elettorale

Due righe nel “Contratto del cambiamento” e poche parole di Claudio Borghi, responsabile economico della Lega, hanno affossato il titolo già traballante del Monte dei Paschi, controllato dal Tesoro. Il fatto che Borghi, autore del pamphlet “Basta euro”, già bocciato alle elezioni europee, alle regionali toscane e, proprio a Siena, alle ultime politiche, abbia parlato a mercati aperti insospettisce Enrico Rossi, governatore della Toscana fuoriuscito dal Pd, certo non un supporter del giglio magico renziano accusato di magheggi bancari soprattutto da Carroccio e M5s. Ugualmente, la richiesta alla Bce (poi uscita dal programma) di cancellare 250 miliardi di debito pubblico è costata in quattro giorni al settore bancario, esposto sui titoli di stato, l’8 per cento di una capitalizzazione appena recuperata con i buoni risultati di gestione. C’è un fronte-banche che il nuovo establishment di governo pare deciso ad aprire dopo avere ricamato sul “risparmio tradito”.

 

Mentre nello specifico il Mps, già osteggiato da Lega e grillini quando era lottizzato dagli ex Pci, diviene ora “patrimonio del paese”, quindi da controllare direttamente eliminando anche l’attuale governance privatistica. A Siena si vota il 10 giugno per il comune, come in molti altri centri toscani tra i quali Pisa e Massa, e i leghisti ci puntano forte. Mentre nel 2019 ci sono le Europee: rispolverare il No alla riforma delle banche popolari (i cui dirigenti al nord, compresi quelli delle fallite Popolare di Vicenza e Veneto Banca, erano di area Carroccio) e soprattutto mettere le mani sul credito, può servire. Qui, ovvio, si parla di cambiare il paese; altro che Etruria.

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