Luigi Di Maio

Perché il governo da incubo è un sogno

Claudio Cerasa

Il bacio Salvini-Di Maio è l’unico gesto coerente con il 4 marzo. L’ok di Berlusconi e la semplificazione nell’Italia sfascista

Hanno le stesse idee sull’Europa. Hanno le stesse idee sui trattati. Hanno le stesse idee sull’euro. Hanno le stesse idee sulle pensioni. Hanno le stesse idee sul mercato del lavoro. Hanno le stesse idee sulla flessibilità. Hanno le stesse idee sui conti pubblici. Hanno le stesse idee sulla sicurezza. Hanno le stesse idee sulla globalizzazione. Hanno le stesse idee sui mercati. Hanno le stesse idee sul protezionismo. Hanno le stesse idee sulla Russia. Hanno le stesse idee su Trump. Hanno le stesse idee sui vaccini. Hanno le stesse idee sulla Costituzione. Hanno le stesse idee sulla giustizia. Hanno le stesse idee sullo stato di diritto. E in fondo sono gli stessi che hanno vinto non solo il 4 marzo ma anche il 4 dicembre. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono i pericolosi gemelli diversi del populismo italiano e se tutto andrà come deve andare nelle prossime ore faranno quello che avrebbero dovuto fare non sessantacinque giorni dopo ma sessantacinque secondi dopo il risultato elettorale: scegliere una figura terza, una figura diversa da Salvini e Di Maio, dare le giuste garanzie a Forza Italia, dare le giuste garanzie a Sergio Mattarella, mettere insieme i 346 parlamentari alla Camera (124 la Lega e 222 il M5s, maggioranza 316), i 167 senatori a Palazzo Madama (58 la Lega e 109 il M5s, maggioranza 161) e far nascere l’unico governo possibile di questa legislatura.

 

Un governo che potremmo chiamare giallo-verde, che potremmo chiamare populista, che potremmo chiamare antieuropeista, che potremmo chiamare sfascista e che però, pur essendo un incubo, pur essendo la cosa più pericolosa che potesse capitare all’Italia, è allo stesso tempo anche l’unico sogno possibile dopo i risultati del 4 marzo. Ieri sera Silvio Berlusconi lo ha confermato con un comunicato con cui ha dato il suo ok alla nascita di un esecutivo guidato dal Movimento 5 stelle e dalla Lega (“Non voteremo la fiducia ma valuteremo serenamente i provvedimenti”). Ma la ragione per cui il pericoloso governo dello sfascio, oggi, è il governo giusto per guidare l’Italia non ha nulla a che vedere con ciò che Salvini e Di Maio hanno promesso di fare una volta arrivati al governo.

 

Ha a che fare, piuttosto, con quel processo di semplificazione che si andrà inevitabilmente a innescare nel nostro paese se davvero verrà affidato il compito di creare un nuovo sistema alle principali forze antisistema. Al contrario di quello che si potrebbe credere – e al contrario di quello che proveranno a farci credere il compagno Zagrebelsky e i suoi amici dell’internazionale dell’anello al naso – il punto non è che il bacio mozzafiato tra Di Maio e Salvini sia un bacio del tutto innaturale. Il punto è l’opposto: l’abbraccio naturale tra Lega e 5 stelle aiuterà a mettere insieme gli ingredienti del polo sovranista e grazie alla nascita di questo polo sarà finalmente possibile avere le condizioni giuste per far maturare un polo convintamente europeista, alternativo al partito unico del sovranismo.

 

Ci sarà molto da romanzare sul fatto che se il M5s arriverà a governare il paese lo potrà fare solo grazie all’aiuto e forse a qualche voto di Forza Italia (è il #grillusconi!). Ci sarà molto da divertirsi quando il M5s dovrà spiegare ai suoi elettori che i ministri graditi a Forza Italia sono ministri non di area ma, come dire, neutrali (ma esistono ministri neutrali?). E ci sarà anche molto da preoccuparsi, e in questo caso anche poco da ridere, se davvero Salvini e Di Maio manterranno anche solo un quarto delle pazze promesse della campagna elettorale (referendum sull’euro, revisione dei trattati, protezionismo, dazi, vaccini, mercato del lavoro, pensioni). Ma arrivati a questo punto della storia era chiaro anche a un bambino che ogni alternativa al governo Di Maio e Salvini guidato da una figura terza sarebbe stata una pazzia.

 

Lo sarebbe stato il patto del Nazarino, ovvero il governo del presidente sostenuto dal Pd e forse da Forza Italia, che avrebbe dato ai populisti un alibi per poter avvicinarsi alla campagna elettorale con una nuova narrativa antisistema. Ma sarebbe stata una pazzia anche una qualsiasi formula capace di creare un bipolarismo formato da un populista al governo e da uno all’opposizione. Il governo della Lega a cinque stelle può permettere invece di semplificare il sistema, può permettere di avvicinare le figure complementari, può permettere di proiettare la truffa del populismo sotto la spietata lente del principio di realtà e può permettere a chi ha votato il 4 marzo di rendersi conto che la democrazia non è come “X-Factor”: se voti partiti che vogliono sfasciare l’Italia devi accettare che ci sia la possibilità che l’Italia venga sfasciata. Rispettare la sovranità popolare significa rispettare la volontà della maggioranza degli elettori. Ma significa anche rispettare il principio che un paese che si ritrova con i populisti al governo ha bisogno come il pane di aver preservato uno spazio neutro per costruire un’alternativa.

 

Il Pd, come si sa, è il grande sconfitto del 4 marzo ma se Berlusconi non cambierà idea all’ultimo, e non lo farà, per l’opposizione si aprirà presto una gigantesca prateria e il Pd potrebbe non essere più sufficiente per rappresentare in modo omogeneo l’alternativa macronista al primo governo putiniano d’Europa. L’esecutivo che nascerà nelle prossime ore è un incubo se si pensa a ciò che potrebbe fare ma diventa un sogno se si pensa a quali potevano essere le alternative. Il governo Salvini-Di Maio, per quanto possa essere addolcito da una figura terza alla Giancarlo Giorgetti (è lui il primo nella lista dei candidati premier), è il governo più pericoloso che potesse capitare all’Italia. Ma purtroppo è anche il governo giusto non solo per dare un senso al 4 marzo ma anche per aprire gli occhi sulle vere divisioni del mondo, sul grande imbroglio di cui sono portatori le forze antisistema, e far svegliare gli italiani da quel torpore complice che ci ha portato a non ribellarci per tempo contro il partito unico dello sfascio. Il governo da incubo è un sogno. E quando Salvini e Di Maio arriveranno al governo ci sarà solo una cosa da dire: it’s time to wake up.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.