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Il bacio Di Maio-Salvini slitta a lunedì

Redazione

Incontro tra i leader di Lega e M5s che chiedono più tempo al Quirinale per definire l'accordo di governo. Il problema principale è la scelta del nome del premier

La saggezza popolare insegna che “né di venere, né di marte non si sposa né si parte, né si dà principio all'arte”. Sarà forse per questo che Matteo Salvini e Luigi Di Maio, da sempre vicini al sentimento popolare, hanno deciso di chiedere al Quirinale ancora qualche giorno per celebrare il loro matrimonio. Se governo gialloverde sarà, nascerà lunedì. Dopo il weekend. In realtà, dopo il via libera di Silvio Berlusconi, i dubbi sulla possibilità che M5s e Lega riescano a dar vita a un esecutivo sono pochissimi.

 

Salvini e Di Maio si sono incontrati questa mattina. I tecnici del Movimento e della Lega si vedranno nel pomeriggio. I nodi da sciogliere sono essenzialmente due: i nomi di premier e ministri, i punti da inserire nel contratto di governo. “Credo si siano fatti passi avanti significativi - ha detto Di Maio in diretta su Facebook -. Il tempo non è tantissimo, dobbiamo fare un lavoro fatto bene e ottenere dei risultati significativi. Non posso nascondere la gioia per il fatto che finalmente possiamo iniziare a occuparci dei problemi dell'Italia”. 

 

 

La stesura del contratto di governo dovrebbe essere, in teoria, la parte più semplice da affrontare. Già in campagna elettorale, infatti, su cinque temi cruciali (reddito di cittadinanza, revisione della Fornero, riforma del fisco, piano di contrasto all'immigrazione clandestina, patto sulla sicurezza) le convergenze tra Lega e M5s erano apparse più che evidenti. 

 

 

 

I problemi, semmai, emergono quando si ragiona sul nome del premier. Sembra ormai tramontata la candidatura di Giancarlo Giorgetti così come l'ipotesi di una staffetta Di Maio-Salvini. Più probabile che, per uscire dall'impasse, Lega e M5s decidano di affidarsi ad una figura terza, non legata direttamente ai due partiti. Ma le cose potrebbero cambiare ancora nelle prossime ore. Non fosse altro perché dal nome di chi siederà a Palazzo Chigi dipendono quelli di tutti i posti chiave del governo gialloverde. A cominciare dal ministro dell'Economia. 

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