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Le consultazioni e la balla dei governi-non-eletti-dal-popolo

Claudio Cerasa

Come spiegare che la Costituzione italiana prevede che a scegliere il nome del presidente del Consiglio non è il popolo ma è da sempre il presidente della Repubblica

Al direttore - Il côtè cinematografico Piffarolo (e limitrofi) l’ha detto chiaro e tondo che i Di Maio e i Salvini, quelli sì che sanno ascoltare il popolo, quelli sì che sanno parlargli, quelli sì che ne sanno interpretare i bisogni… e quelli del cinema impegnato e politicamente corretto non si può dire che non ne capiscano. A parte gli incassi, dico.

Valerio Gironi

  

Sarà complicato però per gli amici del mai-un-governo-non-eletto-dal-popolo spiegare, tra qualche settimana, che la storia dei presidenti eletti dal popolo era una balla colossale e che la Costituzione italiana prevede che a scegliere il nome del presidente del Consiglio non è il popolo ma è da sempre il presidente della Repubblica. E il dato gustoso oggi è questo: Di Maio e Salvini sanno che a meno di sorprese (a meno che non valga lo schema Minniti che vede Di Maio premier come contropartita per avere Forza Italia nella maggioranza) per far nascere un governo hanno la necessità quasi matematica di farlo nascere votando la fiducia a un presidente del Consiglio non eletto da nessuno.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.