Carlo Cottarelli (foto LaPresse)

Tutti cercano lui, ma non le sue ricette economiche. Intervista a Cottarelli

Luciano Capone

Berlusconi lo ha già indicato come ministro del suo prossimo governo. L'ex commissario alla Spending review frena: “Mi hanno chiamato diversi movimenti e partiti. Se ne parla dopo le elezioni con i programmi veri alla mano”

Roma. “Mi scusi, richiamo io. Il problema è che mi hanno appena fatto ministro e devo fare subito un comunicato di smentita”. Al momento dell’intervista programmata, Carlo Cottarelli chiede qualche minuto per risolvere una questione: durante un incontro della Confcommercio, Silvio Berlusconi ha appena annunciato alla platea che l’ex commissario alla Spending review si è detto disponibile per un incarico nel suo esecutivo: “Carlo Cottarelli l’ho sentito ieri per telefono, mi ha ringraziato e mi ha detto di essere disponibile ad entrare nella squadra di governo, uno dei 12 nomi non provenienti dalla politica, magari con un ministero dedicato alla spending review”.

 

Il Cav., che già nei giorni scorsi aveva indicato il nome dell’“eminente studioso con grande esperienza internazionale” da Lucia Annunziata su Rai3, (“Abbiamo pensato a un ministero per Cottarelli, poi non so se lui voglia accettare”), sa che l’economista è corteggiato da molti partiti anche “antisistema” e con un guizzo, per anticipare gli avversari, dà la notizia di un accordo. Cosa che non sta proprio in questi termini. “Ringrazio i partiti e i movimenti che mi hanno contattato, tuttavia la partecipazione ad un’attività di governo richiede la condivisione dei programmi concreti sulle cose da fare – scrive Cottarelli nella nota – . Tale condivisione non può avvenire che dopo le elezioni. Vorrei quindi chiarire di non aver dato la mia disponibilità a nessun schieramento a partecipare in qualunque forma a un futuro governo”.

 

Dopo aver diffuso il comunicato alla stampa, Cottarelli è pronto per un’intervista a mente sgombra. Ha parlato con Berlusconi? “Sono stato contattato da diversi movimenti e partiti, tanti cercano di tirare la giacchetta. A tutti ho detto grazie di avermi contattato, ma se ne parla dopo le elezioni con i programmi veri alla mano”. Perché non è possibile dare un giudizio adesso? “Non si può dare la disponibilità alla cieca, i programmi dei partiti sono definiti in maniera estremamente vaga. Penso che uno possa fare il ministro se c’è un accordo e si possano fare le cose in cui si crede”.

 

E quali sono le cose in cui crede Cottarelli, cosa pensa che sia giusto fare per l’economia? “Innanzitutto penso che il paese necessiti di avere conti pubblici in ordine – dice l’ex direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale – quindi come priorità bisogna aumentare l’avanzo primario intorno al 4 per cento in tempi ragionevoli, diciamo 2-3 anni”. Il 4 per cento è lo stesso livello di avanzo primario indicato dalla Banca d’Italia. “Non a caso. Se noi guardiamo i paesi avanzati che sono riusciti ad abbattere il debito pubblico in maniera consistente, nessuno l’ha fatto solo con più crescita. Nella media dei 9 casi che ce l’hanno fatta, l’avanzo primario è stato del 4 per cento e questo deve essere un obiettivo perché ritengo prioritario ridurre il debito”.

 

Il “macigno” del debito pubblico, come lei l’ha definito in un libro, non sembra essere in cima ai pensieri di cittadini e partiti. Cos’altro c’è da fare? “Posto che il debito è la priorità, poi bisogna abbassare il peso della tassazione, ma per farlo tenendo i conti in ordine bisogna controllare la spesa, ridurre il perimetro d’intervento dello stato e tagliare alcune cose non essenziali che vengono date ai cittadini”. Sembra l’opposto di molti programmi elettorali, che promettono più spesa e meno tasse senza preoccuparsi di mangiarsi avanzo primario e di aumentare il deficit. Però molti cercano l’austero Cottarelli per dare un segnale di severità sui conti. Non c’è una sorta di strabismo? “Non so se dal punto di vista oculistico è il termine esatto, però c’è questa tendenza ad usare come copertura ‘il piano Cottarelli’. Lo dico dal 2014, non si può continuare ad aumentare la spesa e dire che sarà coperta dalla Spending review di Cottarelli”. Molti, a partire dal M5s, rievocano quel piano di tagli da circa 30 miliardi. Ma in questi anni non è stato fatto nulla? “Qualcosa è stato fatto, soprattutto sugli acquisti di beni e servizi e sull’andamento della spesa sanitaria. Di quel piano penso che 8-9 miliardi di tagli sono già stati fatti. Nel complesso dal 2014 al 2016 la spesa primaria al netto del bonus 80 euro è salita poco, a un tasso dello 0,4 per cento. Il problema è che se riduci le tasse senza tagliare la spesa non rafforzi l’avanzo primario”.

 

Su questo punto c’è da dire che, nei dati inviati all’Osservatorio sui conti pubblici da lei diretto, Forza Italia propone proprio un avanzo del 4 per cento. “Sì, ed è una cosa positiva. Il problema è che c’è un’incoerenza con le altre proposte, perché vogliono eliminare la riforma Fornero, aumentare altre spese e dare la Flat tax. C’è un buco nei piani di Forza Italia che con l’Osservatorio quantificheremo presto”. Il piano di Matteo Salvini però è opposto a quello del Cav., perché vuole ridurre all’osso l’avanzo primario anziché aumentarlo. “L’approccio della Lega mi sembra quello di Liberi e Uguali, tagliamo le tasse e questo fa ridurre l’avanzo primario, ma cresceranno tantissimo pil e inflazione e ridurremo il debito. Tutto si basa sulla speranza di un moltiplicatore molto alto”.

 

Anche il M5s ultimamente fa spesso il suo nome, com’è il suo piano economico? “Il M5s non ha fornito il suo quadro macroeconomico, ma dice di voler ridurre il debito di 40 punti percentuali e allo stesso tempo portare il deficit al 3 per cento o oltre”. I conti non tornano. “Tornerebbero solo con un tasso di crescita del pil spettacolare, a tassi del 7-8 per cento come in Cina, che mi pare abbastanza irrealistico”. Ma perché il debito pubblico dovrebbe essere in cima alle nostre preoccupazioni? “Se non consolidiamo i conti pubblici, restiamo esposti agli umori dei mercati finanziari. Come cittadino sono stufo di vedere l’Italia in balìa dei mercati e dello spread e lo siamo perché abbiamo un debito che è alto e non scende. Il nostro debito rimarrà alto per tanti anni, ma se scende il rischio di una crisi si riduce moltissimo”. In questo senso possiamo considerare la riduzione del debito pubblico, che è un po’ la sua ossessione, come un recupero di sovranità? “Certo ed è questa la cosa che i cosiddetti ‘sovranisti’ non prendono in considerazione – dice Cottarelli –. Io mi considero un grande sovranista perché l’Italia può essere davvero indipendente solo se abbatte il proprio debito. Altrimenti sei in balìa di qualcuno che si sveglia e decide di speculare. Ma gli speculatori fanno il loro mestiere, siamo noi che li mettiamo in condizione di speculare contro il nostro debito perché ogni mese dobbiamo rinnovare tra i 35 e i 40 miliardi di titoli di stato”.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali