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Ecco l'unico contratto utile con gli italiani

Claudio Cerasa

No protezionismo, no anti vaccinismo. Sì all’euro, sì alla riforma della giustizia, della contrattazione e della pubblica amministrazione. Perché i politici e una classe dirigente responsabili dovrebbero firmare subito il nostro contratto. Scriveteci a [email protected]

Rimbocchiamoci le maniche, portiamoci avanti con il lavoro e proviamo a dire le cose come stanno. Le cose, oggi, stanno più o meno così. Il vero contratto con gli italiani che la classe politica più responsabile dovrebbe firmare urgentemente per evitare di far avvicinare al governo gli impresentabili del ribellismo non è quello magnificamente muto presentato mercoledì sera da Silvio Berlusconi nello studio di “Porta a Porta” (prometto più posti di lavoro) e non è neppure quello magnificamente ridicolo presentato ieri pomeriggio da Luigi Di Maio sul blog delle stelle (“Tutti i partiti firmino questo atto in cui si impegnano a votare la proposta di legge che dimezza lo stipendio dei parlamentari e introduce la rendicontazione puntuale dei rimborsi spesa”). Ma è quello formato da alcuni punti semplici ed elementari che ogni italiano e ogni politico di buon senso, allergico cioè alla retorica protezionista e alla truffa sovranista, non possono che augurarsi di trovare il 5 marzo in cima alla prossima agenda di governo.

 

Il vero contratto con gli italiani che andrebbe firmato con urgenza dalla classe politica più responsabile – e che una classe dirigente con la testa sulle spalle, a partire da Confindustria, avrebbe il dovere di promuovere senza esitazioni – è un contratto che dovrebbe suonare più o meno così:

 

“A prescindere da chi andrà al governo chiediamo alle forze politiche di impegnarsi nella prossima legislatura a non sostenere alcuna politica protezionista, alcuna politica anti vaccinista, alcuna politica anti europeista; a non avallare alcuna politica finalizzata a indebolire l’euro, a smantellare la riforma del lavoro, a scassare la riforma delle pensioni; a mettere in campo un intervento progressivo per il taglio delle imposte e in particolare del cuneo fiscale per le imprese che investono in tecnologia e competenze, promettendo di non finanziare le riduzioni con aumenti di deficit pubblico; ad alleggerire in modo progressivo il nostro debito pubblico senza tradire i vincoli europei, il cui rispetto ci permette di essere credibili sui mercati internazionali anche in presenza di un debito pubblico molto elevato; a liberalizzare i servizi pubblici locali promuovendo nel settore un modello di concorrenza simmetrico a quello promosso sulle tratte ad Alta velocità; a promuovere in ogni sede accordi di libero scambio e internazionalizzazione, finalizzati a sostenere gli scambi commerciali delle nostre imprese con l’estero; a legiferare a favore di accordi che favoriscano un sistema di contrattazione salariale decentrato che consenta di detassare in modo più efficace rispetto a oggi ogni incremento di produttività; a sostenere qualunque tentativo di ridurre i tempi del processo penale battendosi contro ogni tentativo di violare il nostro stato di diritto aumentando i tempi della prescrizione; a promuovere un severo efficientamento della Pubblica amministrazione attraverso un sistema di incentivi tarato per punire le inefficienze e per premiare chi lavora di più”.

 

Non ci vuole molto a capire che per sostenere un programma del genere è fondamentale fare di tutto per evitare che il prossimo 5 marzo possa avvicinarsi al governo una qualsiasi forza populista convinta che l’Italia abbia bisogno di un grande bagno nella melma sovranista.

 

Non ci vuole molto a capire che per sostenere un programma del genere è bene augurarsi che sondaggi come quelli pubblicati oggi dal Foglio a pagina quattro (Swg) trovino un riscontro il 4 marzo – nessuna maggioranza possibile, se non quella formata da Pd, Forza Italia, Bonino e Noi con l’Italia, che insieme al Senato a oggi avrebbero circa il 48 per cento dei consensi.

 

Non ci vuole molto a capire che per avere un po’ di buon senso, per avere più Europa, per avere meno protezionismo, per avere più esportazioni, per avere più lavoro, per avere meno assistenzialismo bisogna augurarsi che il 5 marzo Berlusconi e Renzi possano guardarsi negli occhi e dire ok, basta scemenze: adesso riproviamoci insieme.

 

Noi ci siamo.

 

Se volete firmare questo manifesto scrivete qui: [email protected].

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.