Alberto Bagnai (foto LaPresse)

Alberto Bagnai, candidato con la Lega, esce da Twitter e scopre quant'è difficile far politica

David Allegranti

Teorico dell’uscita dall’Euro e potenziale ministro di un governo a trazione salviniana, abituato a bloccare online tutti quelli che non la pensano come lui, adesso è costretto a vedere com’è fatto il mondo reale

Roma. Alberto Bagnai, teorico dell’uscita dall’Euro e potenziale ministro di un governo a trazione salviniana, abituato a bloccare online tutti quelli che non la pensano come lui, adesso è costretto a uscire da Twitter e vedere com’è fatto il mondo reale.

   

Oggi alle 18 sarà a Bologna alla Johns Hopkins per confrontarsi sull’economia con Tommaso Nannicini del Pd e Maria Cecilia Guerra di LeU. A moderare saranno Pier Giorgio Ardeni, presidente della Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo, e Andrea Goldstein, Chief Economist di Nomisma. “(Quasi) tutto quello che volevate sapere sulle proposte economiche per le prossime elezioni politiche. Confronto unico nel suo genere tra tre responsabili nazionali della politica economica”, dice Filippo Taddei, tra gli organizzatori dell’incontro ed ex responsabile nazionale economico del Pd di Matteo Renzi. Al dibattito era stato invitato anche il possibile ministro dell’economia Lorenzo Fioramonti del M5s, ma alla fine si è sfilato dicendo di non essere più padrone della sua agenda. Anche a Forza Italia era stato chiesto di partecipare, ma il partito di Berlusconi ha preso tempo e poi lasciato cadere l’invito. Il perché è evidente: avere contemporaneamente in un confronto pubblico Bagnai, teorico dell’uscita dell’euro, e un esponente di Forza Italia con posizioni ben più moderate su Unione europea e moneta unica metterebbe in evidenza tutti i limiti dell’alleanza di centrodestra.

 

Non a caso Bagnai ha spiegato agli organizzatori di voler intervenire a titolo personale. Una posizione difficile da sostenere, visto che Matteo Salvini ha presentato nei giorni scorsi in pompa magna alla Camera le candidature dell’economista e docente a Pescara e di Claudio Borghi, responsabile economico della Lega. Non solo: Bagnai è candidato (anche) al collegio senatoriale di Firenze contro Matteo Renzi, segretario del Pd ed ex presidente del Consiglio, e due giorni fa era in compagnia di Salvini e Borghi nel capoluogo toscano per un comizio elettorale. Per questo sostenere la tesi della “candidatura indipendente” è un po’ ridicolo. Certo Bagnai non è il solo, c’è anche Anna Falcone, paracadutata con LeU, che dopo aver frequentato vari partiti e movimenti, non ultimo quello del Brancaccio, adesso è candidata nello schieramento di Pietro Grasso. L’economista neo-leghista lo scrive pure sull’amato Twitter, nella bio: “Candidato indipendente al Senato per la Lega: Abruzzo, Lazio 3, Toscana 1 e Firenze”.

 

Lui e Falcone provano così a giustificare piroette e negare appartenenze politiche. Bene, è solo ipocrisia: sulla scheda elettorale non c’è scritto “candidato indipendente” e se ti candidi con un partito non sei “one issue” a seconda della tua specializzazione. Ti presenti con un partito e ti candidi a rappresentarlo. Tutto il resto è paraculismo. Tutto il resto è materiale da social network e da narrazione affidata ai blog. “Ormai mi conoscete”, scrive Bagnai sul suo pubblicizzando il tour elettorale e invitando i suoi follower ad accorrere numerosi. “Io non combatto per vincere, combatto per combattere. Per questo vinco. E siccome, se mi conoscete, saprete anche (credo) che lo sto facendo soprattutto per voi, so che non sarete pigri e che farete vedere che ci siete, e che della svolta inevitabile, quella che nel 2011 temevo, come ricorderete, e che ora, per una strana eterogenesi dei fini, auspico per tanti motivi, fra i quali quello di poter continuare ad esprimermi, di quella svolta vorrete essere protagonisti, non solo spettatori. Questo me lo dovete, e so che non tutti mi lascerete solo”. Anche i twittatori, par di capire, stanno scoprendo quant’è difficile far politica fuori dalla bolla di Internet.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.