Foto LaPresse

Conferme, big esclusi, novità. Chi sono i candidati alle elezioni

Paolo Emilio Russo

Il Pd trova l'intesa a tarda notte. Ma la minoranza polemizza e Calenda attacca: “Esclusa gente seria”. Berlusconi a Roma per risolvere i problemi del centrodestra

Il fil rouge sembrano essere le occhiaie. Quelle del segretario Matteo Renzi che ha tirato le quattro mattino, in Direzione, prima di chiudere (o quasi) le liste del Pd, quelle di Silvio Berlusconi impegnato in una estenuante non-stop che dura da lunedì e non è ancora finita per ricavare posti ai “suoi” vincendo le resistenze della nomenklatura azzurra.

 

Nella corsa al lavoro un po’ di cesello tra collegi uninominali e listini plurinominali - lanci kamikaze e paracadute -, e un po’ di mannaia (“È stata una delle esperienze più devastanti che abbia vissuto”, l’ha definita il segretario Pd) sono arrivati primi, non senza strappi e sacrifici, proprio i dem. Le ultime rifiniture sono in corso, ma tutti i collegi e i capilista al proporzionale sono stati assegnati. Confermate notizie e indiscrezioni dei giorni scorsi: Paolo Gentiloni correrà  a Roma1 per la Camera, Marianna Madia a Roma2,  Maria Elena Boschi “emigra”  Bolzano (e raddoppia al proporzionale Roma 3) mentre  Luca Lotti sarà in pista ad Empoli, dove non ha fatto in tempo ad inaugurare oggi pomeriggio il suo Comitato elettorale, che pure è già pronto. Pier Carlo Padoan sarà in lista a Siena, Graziano Delrio a Reggio Emilia, Dario Franceschini ha raccolto la sfida e proverà a conquistarsi il “suo” collegio uninominale a Ferrara, mentre Marco Minniti correrà a Pesaro e nel listino proporzionale in Campania. La ministra Valeria Fedeli cercherà la conferma a Pisa. “Ospitati” non senza polemiche gli alleati della lista Civica e Popolare.

 

La leader dei “petalosi”, Beatrice Lorenzin, sarà candidata dal Pd nel collegio uninominale di Modena, l’ex leader Udc e presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, trattato di lusso con il collegio senatoriale di Bologna “la rossa”, Gabriele Toccafondi in un collegio di Firenze. Confermate tra le new entry Lucia Annibali (in Emilia Romagna al proporzionale dietro Piero Fassino), Tommaso Cerno (in Friuli e in Lombardia per il Senato) e Francesca Barra: “Ringrazio il Pd e il segretario per aver annunciato la mia candidatura in Basilicata, nel collegio Matera-Melfi, che accetto con orgoglio, commozione e responsabilità”, ha confermato lei stessa. In posizione fortemente a rischio ci sono le uscenti Lia Quartapelle e Francesca Puglisi. Mentre Emma Bonino, di +Europa, corre nel Lazio. Mentre Gianni Pittella è pronto a lasciare l'Europarlamento: per lui un collegio uninominale al Senato in Basilicata e un posto da capolista nel proporzionale a Salerno.

 

 

Altra storia la candidatura “a sua insaputa” in Emilia Romagna del leader della minoranza Pd, il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Ho appreso dove ero candidato solo ieri sera alla presentazione delle proposte, quindi nulla di concordato”, afferma. Parlando nella notte anche a nome di Gianni Cuperlo e Michele Emiliano, ha smentito qualunque “trattativa” e si è dichiarato insoddisfatto al punto che tutti i delegati della minoranza non hanno partecipato al voto finale. Più che sui candidati o sugli autoesclusi (come i ministri Anna Finocchiaro, Giuliano Poletti e l’ex Udc Gianluca Galletti) si discute su coloro che sono stati lasciati fuori nell’ultima stesura, della quale si è occupato Lorenzo Guerini. Non sarà in lista - salvo sbianchettamenti last minute  - il ministro-professore Claudio De Vincenti, il senatore Luigi Manconi, nonostante una raccolta di firme a sostegno della sua riconferma, ed Ermete Realacci. Fuori, a suo dire per il risultato di “una serie di veti incrociati” il senatore Sergio Lo Giudice, che divenne noto alle cronache per avere ammesso, per primo, di avere fatto ricorso con il compagno alla pratica della “maternità surrogata”. Fuori l'ex governatore siciliano Rosario CrocettaAndrea Martella e anche buona parte dei parlamentari transitati da Scelta Civica.

 

 

Protesta pubblicamente il  ministro Carlo Calenda: “Quale è il senso di non candidare gente seria e preparata, protagonista di tante battaglie importanti, come Claudio De Vincenti, Edoardo Nesi, Angelo Rughetti, Irene Tinagli, Ermete Realacci, Luigi Manconi?”, si chiede su Twitter. “Spero che nelle prossime ore ci sia un ravvedimento operoso: farsi del male da soli sarebbe incomprensibile”, ha aggiunto. Ma il ravvedimento non arriverà.

 

  

Con l’inevitabile strascico di polemiche le liste del Pd sono state partorite, ma lo stesso non si può dire per quelle del centrodestra. Lega e Fratelli d’Italia stanno cominciando a protestare perché proprio il ritardo degli azzurri sta costringendo gli alleati a rimanere aperti nel weekend, a tenere alta l’attenzione. Non è bastato il “tavolo permanente” aperto ad Arcore da lunedì né l’Ufficio di presidenza convocato ieri presso la sede di Forza Italia a Roma a completare il puzzle. Ancora poco fa, per esempio, non era pronto il “paracadute” per Vittorio Sgarbi, che correrà all’uninomimale per Montecitorio a Pomigliano D’Arco, vuol dare della “capra” al candidato premier dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ma deve essere garantito. In assenza del fondatore di Mediaset, saranno nelle liste Adriano Galliani, il vicepresidente della Fininvest Pasquale Cannatelli, i suoi consiglieri Andrea Ruggeri, Andrea Barachini e Francesco Ferri, ideatore del Centro studi del Pensiero liberale.

 

Sarebbe a rischio la candidatura del presidente della Lazio, Claudio Lotito, in quota “quarta gamba” a Salerno, mentre alla voce “ospitati” ci sarà - per il Senato - Sandra Lonardo Mastella, moglie di Clemente. Confermate tutte le parlamentari donna uscenti, pochissimi i non ricandidati a parte Antonio Razzi e Domenico Scillipoti, mentre Antonio Martino si è fatto da parte.  Correrà in Sicilia sua nipote,  una assistente parlamentare, Matilde Siracusano, che partecipò a Miss Italia nel 2015. Sarà in lista l’avvocato Cristina Rossello, esperta di diritto societario, ma il Cavaliere vuole più “società civile” specie ora che i sondaggi danno i Cinque Stelle molto competitivi nei collegi. Berlusconi è arrivato a sorpresa a Palazzo Grazioli per riprendere in mano la pratica in prima persona. Così Niccolò Ghedini, cui è delegata la decisione finale sulla composizione delle liste, sta cercando di fare da buttadentro scegliendo tra docenti universitari e imprenditori, facendo argine alla pressione dei consiglieri regionali che - a dozzine - vorrebbero fare il “grande salto”. Il risultato è che gli uffici degli azzurri di San Lorenzo in Lucina restano aperti, è una sfilata continua di aspiranti deputati e senatori che presentano il certificato elettorale e firmano l’ “accettazione della candidatura”, ma con un dettaglio: il collegio elettorale resta in bianco, perché ancora - salvo rarissimi casi - non è stato definito. Altra riunione, altre occhiaie.