Massimo D'Alema (foto LaPresse)

L'ossessione di D'Alema il vendicativo

Redazione

All’ex premier è rimasto un solo obiettivo: far male a Renzi, costi quel che costi

Massimo D’Alema si è posto un unico obiettivo, che aveva peraltro annunciato: “Fare del male a Renzi”. Non si può negare che in questa strategia della vendetta abbia ottenuto qualche successo. Ora dice che Renzi “ha sfasciato il centrosinistra, ha sfasciato il suo partito”, con la soddisfazione di chi ha in realtà organizzato una scissione del Pd e cerca di raccogliere tutti gli alleati di quello stesso partito per rendere impossibile una ricomposizione del centrosinistra. Basta leggere quel che ha detto sulle elezioni siciliane, delle quali non gli interessa il risultato ma solo che “è sicuro che non sarà un successo del Pd”, per capire, come dice il vecchio adagio, che la lingua batte dove il dente duole. Il ragionamento di D’Alema punta sempre e solo allo stesso obiettivo, fino al paradosso: “Renzi è stato il promotore di Visco” e per dimostrare questa asserzione strabiliante si immagina un’operazione machiavellica del segretario del Pd che attaccando pubblicamente il governatore e chiedendo di non procedere alla sua conferma “l’ha resa obbligatoria”. D’Alema dice che “c’è bisogno di una forza di centrosinistra che vada a colmare il vuoto politico che si è creato”, e questa sarebbe costituita dall’ammucchiata di scontenti e di rancorosi che cerca di mettere insieme nella battaglia contro Renzi, che sarebbe “il vuoto politico”. Sa benissimo che questa non è una prospettiva realistica; D’Alema eccelle nella capacità di misurare i rapporti di forza e non può illudersi davvero che la sua malferma aggregazione possa competere per il governo. Ma non gliene importa, la sua logica è annebbiata dal desiderio di vendetta, la sua politica è “far fuori Renzi e poi si vedrà”. Ma si offende se gli danno del gruppettaro.

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