Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Piove sulla sinistra, Grillo si incarta: dunque il re di primavera è il Cav.

Lanfranco Pace

Berlusconi promosso: ha schiena e palle per non rincorrere i grillonzi. Così come la destra, con il voto olandese, dimostra di essere un'alternativa più valida della sinistra ai populisti di ogni sorta. Il Pagellone di Lanfranco Pace alla settimana politica

Cancellerie e segreterie di partito hanno accolto l’esito del voto olandese con un sollievo eccessivo come eccessivo era l’allarme che lo aveva preceduto. Il partito populista e anti-immigrati di Geert Wilders non avrebbe potuto vincere, insidiare da vicino il primato del partito liberale del premier Mark Rutte: ma l’aumento di voti e seggi gli consegna egualmente rapporti di forza più favorevoli in un Parlamento uscito dalle urne frammentato.

 

Il voto  comunque due o tre cose le ha dette. La prima è che la destra liberale è consustanziale al potere, non ha bisogno di lettere di referenze per giustificare la propria missione sulla terra e quando non è sputtanata argina il populismo in modo più efficace della sinistra. La seconda è che la sinistra nelle sue variazioni socialista, laburista, riformista, non si porta molto bene.  E’ a rischio di estinzione in Olanda, è ridotta a mera testimonianza in Francia dove Hamon, il candidato ufficiale del Partito socialista e il pleonastico Mélenchon della sinistra radicale sono tagliati fuori dalla battaglia per l’Eliseo, la sola che conti.

 

In Italia ogni giorno porta guai sulla testa del Partito democratico e del suo candidato segretario, sembrano il ragionier Ugo alle prese con la nuvoletta. Il Pd ha gestito con timidezza e ambiguità l’affare Lotti, invitare la magistratura a fare fino in fondo e rapidamente il proprio dovere è il rifugio degli ignavi, non fa guadagnare consensi, non serve a rimettere a lucido un’immagine comunque compromessa agli occhi di chi vive di rancore e di livore. Meglio sarebbe parlare a chi non ha buttato il cervello all’ammasso, spiegare che questo ennesimo reato vago, traffico di influenza illecita, sembra congegnato apposta per colpire la politica nel mucchio e in qualsiasi momento. Si è comportato senza grandezza nell’affare Minzolini, dove ha preferito nascondersi dietro la coscienza individuale e la bella anima di una Rosaria Capacchione e di un Pietro Ichino (voto 10 a entrambi) invece di gridare che la Severino è una porcata che fu fatta apposta per togliere il seggio a Berlusconi.

 

La riforma della Giustizia penale appena varata dal governo è di un pallore così esangue che sembra una direttiva di Pier Camillo Davigo.

 

Rosi Bindi e Beppe Lumia, democratici anti-mafiosi all’ora del tè, se ne vanno a caccia di n’dranghetisti pure nelle curve degli stadi, fanno incazzare juventini e no e nessuno mette loro la mordacchia.

 

Ha ceduto di colpo alle pretese della Cgil: pur di evitare un referendum si è cancellata una parte del jobs act senza nessuna esitazione. A forza di cancellare con un tratto di penna quello che è stato fatto con fatica in settimane e in mesi, non si serve certo la causa del riformismo e si espone la sinistra ai ricatti, ai diktat di qualsiasi sua componente minoritaria incazzata. 

 

Usare la demagogia per contrastare la demagogia non paga. Anziché lasciar sprofondare nel silenzio e nel ridicolo gli attacchi del comico e della sua troupe che ragliano per meglio distogliere l’attenzione dai propri guai, il Pd sembra che goda a farsi del male da solo.

 

SE QUESTA E’ UNA SQUADRA

 

Eversiva la decisione del Senato di respingere la decadenza da senatore di Augusto Minzolini. Lo ha detto Di Maio che ha aggiunto, con tono minaccioso, che nessuno poi si lamenti se quando protesteranno tassisti ambulanti e anti Bolkenstein magari ci scapperà un po’ di violenza. Ha ragione Rino Formica (voto 10) a vedere in lui un consigliere comunale, altro che candidato premier. Ed ecco la squadra di governo di cui hanno fornito i nominativi proprio in questi giorni.

 

 

Di Battista all’Interno, Buonafede agli Esteri, Toninelli alle Riforme costituzionali e via cantante, la Taverna, che in tre anni al Senato non ha imparato a distinguere tra legislazione e legislatura, sarebbe sotto segretaria non ricordo più a cosa. Non avendo poi grandi competenze in materia, come ministro dell’Economia hanno pensato fra gli altri a Luigi Zingales. In confronto la Raggi che va al ristorante e non paga il conto è promettente statista (voto 7 per la non chalance).

 

Va bene tutto: però che questi giovanissimi politici ci dicano cosa pensano di fare loro per esempio sull’euro e sull’Europa, invece di ripetere il mantra che lo decideranno i cittadini. Dovendo noi scegliere vorremmo almeno farlo in conoscenza di causa.

 

RIFIORISCE  IL CAV.

 

Closing del Milan a parte, su cui corre la barzelletta del magnate cinese che si presenta a Milanello e dice di chiamarsi Sun Mi, che in milanese vuole dire sono io, a parte insomma la Cina, tutto va nel migliore dei modi nel mondo berlusconiano. E’ l’unico con le idee chiare: i 5 Stelle sono più pericolosi dei comunisti del 1994, ha detto Berlusconi. Il Cav. (voto 9) ha schiena e palle per non rincorrere i grillonzi, per non omaggiare il culo di colui che sta davanti e ha vento in poppa indipendentemente dalle forme e dal profumo delle natiche, moda in cui invece noi giornalisti eccelliamo (voto 4 alla consorteria e 2 ai tanti proni). In attesa della sentenza di Strasburgo e fiducioso nella possibilità di ricandidarsi, se ne frega di Salvini e da lontano tiene le mani in pasta nelle numerose trame in corso al centro. 

 

C’E’ DA TESSERE, TORNANO I SARTI

 

Ci si avvia ineluttabilmente e malinconicamente verso la fine della seconda Repubblica del maggioritario e dell’alternanza. Sta per nascerne una terza copia e incolla della prima, a cominciare dalla legge elettorale proporzionale. C’è dunque profumo di tessitura democristiana, copyright dell’ottimo Marco Follini (voto 7 alla dignità) che si appresta a tornare in pista. Dice che solo la Dc ha avuto un metodo per tenere insieme diversità e differenze, un modello inclusivo e riproponibile: solo che tanto per cominciare dice che Casini è un rassicurante vuoto di pensiero accompagnato da un pieno di prosopopea. E quanto ad Alfano, è meglio guardare al di là.

 

Intanto Alfano (voto 5) salta su un predellino e  scioglie Ncd per dare vita al movimento Alternativa popolare, il cui segno distintivo è un cuore che sembra il cuore di panna del cornetto Algida.

 

Se si fa di conto, gli ex democristiani 2.0 e 3.0 messi assieme potrebbero arrivare a un discreto gruzzolo, spendibile in coalizioni di governo. Il guaio è che sono infettati dallo stesso virus scissionista della sinistra, mentre nella grande vecchia Democrazia cristiana tutti entravano e nessuno veniva cacciato. A conferma che non è questione di modello o di spartito ma di interpreti.

  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.