Matteo Renzi, Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini (foto LaPresse)

I mille partiti di centro che fanno invidia alla sinistra scissionista

David Allegranti

C’è un affollamento tale di sigle moderate da far impallidire la sinistra. È il proporzionale, bellezza

Roma. I casiniani, i fittiani, i quagliarielliani, i verdiniani, quelli che sognano il ritorno della Dc… Al Centro c’è un affollamento tale di sigle moderate da far impallidire la sinistra scissionista. È il proporzionale, bellezza. “Sarà la fiera degli inventori”, motteggia Gianfranco Rotondi, leader di Rivoluzione cristiana. Tutti puntano al tre per cento, la soglia minima per essere eletti alla Camera, e provano a costruire una sorta di cordone sanitario attorno a Beppe Grillo per bloccarne l’avanzata. Ci riusciranno? Il fermento c’è, ma l’efficacia è tutta da testare, a partire da Stefano Parisi, ex sindaco di Milano, che il primo aprile all’Ergife a Roma lancerà ufficialmente il suo movimento Energie per l’Italia. Parisi punta in alto. “Energie per l’Italia è un grande movimento che sarà il punto di riferimento della politica italiana per i prossimi 20 anni. E, alle prossime elezioni, possiamo arrivare prendere il 10 per cento”. Alfano ha sciolto l’Ncd e fondato Alternativa popolare: “Noi siamo alternativi ai lepenisti, alla sinistra dell’indietro tutta, a chi ha in mente solo la ruspa, a chi dice ‘No’, a chi non ha cura della Repubblica”, dice il ministro. Al Senato i senatori alfaniani fanno gruppo con Pier Ferdinando Casini, che ha appena fondato i Centristi per l’Europa insieme a Gianpiero D’Alia e al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. E il vecchio partito di Casini, l’Udc, oggi guidato da Lorenzo Cesa? Si coordina con Raffaele Fitto, già leader dei Conservatori e riformisti, che ha appena lanciato Direzione Italia, e con Gaetano Quagliariello, artefice di Idea, che poi sta per Identità e Azione.

 

Direzione Italia naturalmente non va confuso con il neonato Obiettivo Italia di Gianfranco Librandi e Alberto Bombassei, ex parlamentari di Scelta civica (lasciarono Zanetti quando ci fu la l’alleanza con Ala di Verdini) e fondatori del gruppo parlamentare Civici e innovatori. Se i voti sono un problema, di sicuro non mancheranno le risorse economiche. Sono appena usciti i dati sulle dichiarazioni dei redditi di parlamentari e ministri, e Bombassei, presidente di Brembo, svetta con 1 milione e 396.813 euro. La settimana scorsa Cesa, Fitto e Quagliariello si sono incontrati. Nuovi progetti in vista? Fitto e Quagliariello fanno già gruppo al Senato, quindi chissà. Intanto, i tre leader hanno provato a coinvolgere anche i parlamentari di Ala, che però sono vagamente depressi, guardano a Renzi e vogliono unirsi alla Scelta civica di Enrico Zanetti. “Nuovi movimenti al centro? Ma cosa vuole che nasca; il partito di Zanetti è già morto in culla. Alfano, il leader degli atomi, arranca sotto il 2 per cento, Tosi è solo un’espressione geografica, Portas resta nel Pd, noi siamo clinicamente morti. Per riunire questo arcipelago di Lilliput ormai ci vorrebbe un medium”, dice un parlamentare verdiniano. Laddove per Tosi s’intende Flavio, ex sindaco di Verona, leader di Fare (da non confondersi con Fare per fermare il declino), e per Portas s’intende Giacomo, guida dei Moderati (Mod) nonché parlamentare indipendente eletto nel Pd.

 

Da non dimenticare, in questo quadro moderato pulviscolare, Lorenzo Dellai, presidente di Democrazia solidale e capogruppo alla Camera, e il Centro democratico di Bruno Tabacci, che ha aderito al Campo progressista di Giuliano Pisapia. “Pisapia è il nuovo Romano Prodi. E’ inclusivo, sa unire e mobilitare su un progetto serio”, dice Tabacci. Fino a pochi giorni fa esistevano anche i Popolari per l’Italia di Mario Mauro, che era anche l’unico parlamentare, quindi capogruppo di se stesso. E’ tornato in Forza Italia a metà marzo. Il centrismo alla lunga logora chi ce l’ha.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.