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piccola posta

Il composito esercito di un Putin fissato con l'identità russa

Adriano Sofri

Ignari soldatini musulmani di leva di Circassia, Adighezia, Tatarstan, Baschiria, Cabardino-Balcaria, Alania, Daghestan, Inguscezia, e poi paramilitari centrafricani, e gli avanzi della Cecenia musulmana, e le reclute della Siria, oltre ai noti mercenari internazionalisti del Gruppo Wagner. Purezza etnica di chi?

Marina Ovsyannikova, per cominciare, e con lei Veronika Belozerkovskaya. Poi: dal giornale mi propongono gentilmente di scrivere sopra l’inclinazione di Putin a rivendicare una purezza etnica della sua Russia. Rispondo che non sono abbastanza preparato su un tema così delicato. Comunque mi viene da sorridere. Putin (1952), e il suo magnanimo ispiratore Ivan Ilyin (1883-1954), e il suo invadente consigliere Aleksandr Dugin (1962), e il suo adorno patriarca Kirill I (1946), sono riusciti a mettere insieme un’eclettica ma organica restaurazione della Santa Russia, della sua eccezionalità, del suo primato e della sua missione. E la mettono in opera, nella sorella minore Ucraina scappata di casa, schierando ignari soldatini musulmani di leva di Circassia, Adighezia, Tatarstan, Baschiria, Cabardino-Balcaria, Alania, Daghestan, Inguscezia, e lamaisti calmucchi e tuvani, e poi qualche paramilitare centrafricano, e gli avanzi mercenari della Cecenia musulmana e decimata, e le reclute mercenarie e musulmane della Siria bombardata a tappeto, oltre ai noti mercenari internazionalisti del Gruppo Wagner. Mi viene da ridere.