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La stupefacente domanda di Padellaro sul caso Salvini-Altaforte

Adriano Sofri

Evocare Auschwitz per commentare le polemiche intorno alla biografia pubblicata dall'editore fascista non è solo paradossale, è raccapricciante. Gli eccessi di zelo dal Salone del libro di Torino 

La comprensibilissima varietà di opinioni sul Salone di Torino ha sollecitato qualche eccesso di zelo e anche qualche maramalderia in pensatori dai quali ci si poteva aspettare più misura. Antonio Padellaro, autore di un libro sugli incontri riservati, dopo l’assassinio di Moro, tra Berlinguer e Almirante, bontà dei cavalieri antiqui, ha ritenuto di chiamare imbecilli i dissenzienti dall’ospitalità del Salone all’editore fascista di Salvini, i quali peraltro, ciascuno a suo modo, si erano guardati dall’invocare provvedimenti legali o dall’invitare altri a seguire la loro personale decisione di non partecipare. Imbecilli è aggettivo un po’ forte per chi sta rimpiangendo il rispetto reciproco fra avversari politici giurati e ne sta proponendo il supposto esempio. Sul rapporto fra il fascismo storico e la stagione politica e civile attuale Padellaro ha tagliato corto con una domanda stupefacente. “Cosa dice Salvini? Dice che bisogna mandare gli ebrei ad Auschwitz? Perché se dice questo sono il primo a dire che dove viene promosso un libro così non ci vado. Ma non credo lo dica”. E allora, dice, questione chiusa. Mi chiedo come possa essergli venuto in mente di evocare un simile confronto, che non è solo paradossale, è raccapricciante. La visita di Almirante (“il boia Almirante”, com’è noto, per gran parte della mia generazione) al feretro di Berlinguer e il modo in cui lo ricevette un vecchio carcerato come Giancarlo Pajetta furono, qualunque sentimento se ne provasse, un episodio rispettabile. Era passato del tempo da quando Almirante davvero pensava che gli ebrei andassero mandati ad Auschwitz.

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