Chi sono gli intellettuali e i tecnici del M5s

Marianna Rizzini

Quando Grillo citava Gaber contro gli intellò degli appelli. Ora ex defenestrati e new entry di sinistra sono diventati i nuovi "pensatori" pentastellati

Correva l’anno 2013 e Beppe Grillo, reduce dallo Tsunami Tour e dal gran successo elettorale, ascoltava con sufficienza i cantanti Adriano Celentano e Fiorella Mannoia che lo esortavano al patto con il Pd di Pier Luigi Bersani in fase “scouting”. Ascoltava, non seguiva il consiglio, apprendeva poi di un appello di intellettuali in favore dell’accordo (Remo Bodei, Roberta De Monticelli, Barbara Spinelli, Tomaso Montanari, Antonio Padoa-Schioppa e Salvatore Settis) e sul blog ricorreva alle parole di Giorgio Gaber per allontanare anche soltanto l’idea del contorno di suggeritori illustri: “Gli intellettuali sono razionali / lucidi, imparziali, sempre concettuali / sono esistenziali, molto sostanziali / sovrastrutturali e decisionali… / gli intellettuali fanno riflessioni / considerazioni/ piene di allusioni / allitterazioni, psicoconnessioni / elucubrazioni, autodecisioni…”. Era il momento di massima baldanza autarchica a cinque stelle e Grillo ci metteva del suo: “L’intellettuale italiano è in prevalenza di sinistra, dotato di buoni sentimenti e con una lungimiranza politica postdatata… non è mai sfiorato dal dubbio, sorretto com’è da un intelletto fuori misura per i comuni mortali… Quando il pdmenoelle chiama, l’intellettuale risponde”. Vai a sapere che, quattro anni dopo, quella frase “l’intellettuale è prevalentemente di sinistra” non avrebbe (evidentemente) destato tutto questo scandalo presso le platee a cinque stelle. Platee avvezze, prima e dopo il convegno futuribile “Sum #01” di Ivrea (quello organizzato da Davide Casaleggio), a vedersi comparire davanti agli occhi esperti gauchiste del calibro di Giorgio Cremaschi, ex sindacalista Fiom con idee non molto in linea con Susanna Camusso, e del professor Giuseppe Della Rocca, sociologo con trascorsi Fiom (anche lui) e buoni rapporti con la dalemiana ItalianiEuropei.

 

Ma nel 2013 neppure Stefano Benni, mito della sinistra ed eccezione per il grillismo nascente (amico di Grillo, conversava a lungo con il comico nella villa di Marina di Bibbona), riusciva a oscurare l’immagine di un M5s che aborrisce l’idea dell’aiuto esterno – sotto forma di esortazione, suggerimento, contenuti. E però le esigenze cambiano: tocca ora mostrarsi non inadatti a governare e non privi di una squadra, visto anche il caso della sindaca Virginia Raggi a Roma, giunta al potere senza esercito tecnico-intellettuale di riferimento. Tocca organizzare seminari e convention (apparentemente mondate dell’ineliminabile etichetta politica). Ma anche la votazione “dal basso” del programma elettorale sul blog di Grillo ha bisogno dei suoi riti: introduzione del quesito da parte di un “cultore” della materia (finora energia, lavoro, esteri), diluvio di post del cittadino pronto al clic, votazione in orario d’ufficio. Ed ecco delinearsi all’orizzonte, ancora in nuce, il parco-pensatori di riferimento del M5s che vuol far dimenticare il “vaffa”: non necessariamente intellettuali, non necessariamente noti, quasi mai organici (nel senso che Grillo non li considera appartenenti al M5s, e loro non si dichiarano appartenenti al M5s).

 

Segue piccolo, arbitrario atlante.

I ripudiati (esperti ascoltati dal M5s nell’epoca in cui si voleva fare tutto “dal basso”), poi caduti in disgrazia presso Grillo o allontanatisi motu proprio.

Prof. Paolo Becchi, “ex” pensatore di riferimento per chiara fama. Era il 2013, ed erano i giorni di massimo fulgore per gli interventi pacati nel tono e incendiari nel contenuto del professor Paolo Becchi, docente di Filosofia del diritto in quel di Genova, inizialmente illustre sconosciuto per la massa dei telespettatori: sui teleschermi, infatti, la sera, nella finestra di collegamento dei principali talk-show, compariva sempre più spesso un signore dall’aspetto vagamente natalizio (Babbo Natale in borghese), con barba e capelli bianchi, occhiali neri rettangolari, incarnato pallido, e scrivania con sfondo di distese librarie modello Silvio Berlusconi prima maniera. Amante dei gatti come Gianroberto Casaleggio, Becchi pensava che “alla perdita di ogni forma di potere legittimo” soltanto una “forza nuova, giovane e rivoluzionaria potesse ormai fare fronte”. Intervistato in radio a “La Zanzara” esplicitava meglio il concetto: “Rispetto al marciume”, poteva andare bene l’idea di una “tabula rasa”, di una “pulizia”, di un “annientamento” del ceto politico esistente con qualsiasi mezzo, anche con “le armi”, se “necessarie”. Becchi, studioso di Hans Jonas e non amico del governo Monti (che però avrebbe “prorogato” per scongiurare altre soluzioni), a volte sconfessato dagli stessi Cinque stelle, non si è ritirato dal campo grillino da un giorno all’altro: ha cominciato con il dire che Grillo a volte si comportava “da dilettante”, ha proseguito con un “Grillo hai sbagliato tutto” ed è giunto infine al definitivo “il M5s è morto”.

 

Prof. Mauro Gallegati, il neokeynesiano cui guardava il M5s delle origini (poi folgorato sulla via di Tsipras). Anche detto “l’uomo che ha presentato Joseph Stiglitz a Beppe Grillo”, Gallegati, che già dal 2010 aveva avuto attriti con Grillo per via di questioni elettorali in quel di Ancona, è stato tuttavia (forse suo malgrado) uno degli astri economici del M5s pre-boom (temi: euro e reddito di cittadinanza). I dissidi divennero insostenibili ed evidenti vieppiù nel 2014, quando Gallegati si candidò alle europee con queste parole: “Abito al centro ma mi presento nella circoscrizione Nord Ovest perché sono sicuro di raccogliere i voti di Beppe Grillo e Roberto Casaleggio. Non saranno decisivi ma io ci conto molto”.

 

Il nume tutelare (senza permesso?).

Prof. Joseph Stiglitz, economista statunitense e premio Nobel per l’Economia nel 2001. Idolo degli “Occupy Wall Street” e dei Cinque stelle tutti, Stiglitz è una specie di coperta di Linus: senza citarlo è difficile che, nel M5s, si parli di economia. Tuttavia un giorno si creò l’incidente: Grillo, in un’intervista Class Cnbc, nel febbraio 2013, disse la frase “noi abbiamo un piano preciso, perché è un piano fatto da migliaia di persone nel mondo… Il nostro piano economico l’ha fatto Stiglitz, che è premio Nobel per l’Economia, insieme a persone normali, a professori di economia che sono in rete”. E poi però, come scriveva il Post, era giunta precisazione della moglie di Stiglitz, professoressa Anya Schiffrin, in una mail di risposta a una domanda rivoltale dal blog anti Cinque stelle “il Movimento dei Caproni”: “Molta gente attribuisce un sacco di cose a mio marito, ma i suoi scritti parlano da soli e sono disponibili online… Dubito che abbia persino mai nominato il ‘Movimento Cinque Stelle’ da qualche parte”.

 

Gli “esperti” del presente e del futuro: sono coloro che – tra Ivrea, il blog di Grillo e il Blog delle stelle – offrono “spunti”. Si descrivono e vengono descritti come “ospiti”, “contributors” o “relatori”. Non appartengono ai Cinque stelle – cosa che al M5s a volte fa comodo (della serie: non stiamo parlando di politica).

Prof. Giuseppe Della Rocca, sociologo con breve passato Fiom-Cgil, e buoni rapporti con ItalianiEuropei (e con i lettiani). E’ il professore che ha firmato il primo post informativo per la votazione sul programma Lavoro a cinque stelle. Docente all’Università della Calabria, funzionario sindacale nella Fiom-Cgil a Palermo e poi a Torino nei prima anni Sessanta, coautore di saggi con Carlo Dell’Aringa, sottosegretario al Lavoro nel governo Letta, Della Rocca nel 2010 ha scritto per ItalianiEuropei (già casa di un certo dalemismo), un paper sull’“Innovazione nella PA”. Molto di sinistra, è perfetto per la nouvelle vague trasversale a cinque stelle. Il suo post parlava di “partecipazione dei lavoratori alla vita dell’azienda” (tema controverso nel M5s quasi come l’euro: disintermediare oppure no?). E se l’intervento di Della Rocca era passato relativamente sotto silenzio presso i mondi sindacali, non così quello successivo – di Giorgio Cremaschi, ex Fiom.

 

Giorgio Cremaschi, l’ex Fiom (due indizi fanno una prova?). E insomma: vedere Giorgio Cremaschi sul blog di Grillo, dopo il prof. Della Rocca, ha fatto sobbalzare più d’un sindacalista: ma che fa Grillo?, campagna acquisti presso i pensatoi altrui? Vira a sinistra per far dimenticare le prese di posizione destrorse su altri argomenti (vedi l’immigrazione)? E che ci fanno due come loro sul blog di Grillo? Fatto sta che Cremaschi, sul blog di Grillo, ha fatto un intervento di rottura rispetto al passato sul tema “rinnovare il mondo sindacale”, perorando la causa dell’apertura alle “organizzazioni sindacali nuove”, alle “liste delle organizzazioni sindacali di base” e a liste di organizzazioni non firmatarie di contratti. E la cosa non è passata sotto silenzio.

 

Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e scrittrice, guru della “Scuola italiana di psicoanimazione”. A Ivrea ha parlato di diritti dei bambini, ed è stata applauditissima (secondo l’applausometro di Formiche.it). Nella manifestazione che doveva essere non-politica, Parsi ha parlato di politica dall’inizio alla fine dell’intervento, passando da Trump (“i bambini non hanno bisogno dei suoi missili… I miei maestri analizzavano il discorso mimico e gestuale dei nazisti e dei fascisti, perché oggi nessuno fa lo stesso con i governanti?”) all’Italia, definita “una paccata di diamanti che tutti i giorni viene buttata nel cesso per l’incompetenza di chi governa”. Le piace molto la piattaforma Rousseau, anche per assonanze con il metodo “psicoanalitico”, dice (“occorre ascoltare le cose che ci raccontano e poi confrontarsi per trovare insieme la strada per il cambiamento…”).

 

Greenpeace & Legambiente. Organizzazioni che fanno da “superesperto” sui temi energetici ma anche da trait d’union con altri mondi. Il programma “Energia” è stato scritto (e votato) anche consultando e ascoltando i vertici delle due organizzazioni. Ed è anche un modo per attrarre gli elettorati al confine con il Pd (nel caso di Legambiente) ed ex Sel (nel caso di Greenpeace).

 

Aldo Giannuli. Storico e ricercatore all’Università di Milano, è stato uno dei primi esperti consultati in tema di sistemi elettorali. Di provenienza e formazione gauchiste, è stato anche consulente di Gianroberto Casaleggio, ma non ha taciuto le critiche ai suoi eredi politici quando, mesi fa, intervistato da Giuliano Santoro sul manifesto, parlando della situazione di Roma, ha espresso un dubbio che era quasi una certezza: con Casaleggio senior in vita non sarebbe probabilmente successo tutto ciò (“non si tratta di correnti… ma banalmente di pollaio”). Tuttavia, nel suo caso, le critiche non hanno scatenato reazioni inconsulte presso vertici e base del M5s, tanto che Giannuli figurava tra i relatori di Ivrea.

 

Prof. Domenico De Masi. Il più organico tra gli intellettuali disorganici. L’hanno chiamato “mister lavorare gratis, lavorare tutti” (dal titolo del suo saggio, ed. Rizzoli). Piano d’azione: il disoccupato offre la propria opera gratuitamente fino a che non si produce una redistribuzione dei carichi di lavoro con l’occupato, che a quel punto potrebbe accettare di ridurre l’orario di lavoro e lo stipendio. (Il sociologo ha grande fiducia nella capacità del M5s di far incontrare domanda e offerta, tramite piattaforma informatica). Molti i cultori del suo stile televisivo serafico – fioriscono le imitazioni del prof. dalla sera in cui, con Davide Casaleggio, è stato ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo”.

 

Paolo Magri, “uomo nero” di Ivrea. Vicepresidente, direttore dell’Ispi e professore di Relazioni internazionali alla Bocconi nonché segretario italiano della commissione Trilateral (già bestia nera dei Cinque stelle prima maniera), Magri è stato al centro del mistero “che cosa ci faceva a Ivrea”? Alla domanda di Repubblica sulla Trilateral “che è stata considerata una specie di male assoluto dal M5s” e ora invita il suo vicepresidente alla propria convention, Magri ha risposto: “Solo in Italia siamo stati oggetto di ricorrenti attenzioni e letture cospirative e massoniche. In tutti gli altri paesi la Trilateral viene letta per ciò che è: un’occasione di incontro fra esponenti di estrazione e paesi diversi per capire cosa sta cambiando attorno a noi… esattamente ciò che la fondazione Casaleggio intende fare a Ivrea, no?”. Ha buoni rapporti con Luigi Di Maio, con cui ha scambiato sovente opinioni.

 

Francesco Sauro. Esploratore, geologo e speleologo. Strano ma vero, c’è pure uno speleologo, si è pensato leggendo il programma di Ivrea (d’altronde anche Davide Casaleggio, a La7, l’aveva annunciato). Sauro ha scoperto in Venezuela il più antico sistema di grotte esplorabili del pianeta (in una leggendaria zona di altopiani). Nel 2016 il Time l’ha incoronato “uno dei dieci Next generation leaders” (Casaleggio junior evidentemente concorda).

 

La Triade giornalistica di ex “dannati”. Gianluigi Nuzzi, Gianluigi Paragone, Franco Bechis: un tempo invitati nei talk-show (o scritturati come conduttori) come coltraltare non radical-chic al giornalismo radical-chic e a quello istituzional-politico (anche per via della passata posizione su Silvio Berlusconi), sono ora molto ascoltati e invitati dai Cinque stelle, anche per via delle posizioni non antipatizzanti (e anzi a volte dialoganti) con il Movimento medesimo.

 

Fiorella Mannoia (sindrome di Stoccolma?). Come si è visto, nel 2013 aveva votato 5 stelle ma consigliava a Grillo l’inconsigliabile accordo con Bersani. E però non riesce ad allontanarsi, anche quando il cuore è in subbuglio: “Non ci capisco più nulla. Avevo votato Virginia Raggi, mi sembrava un’occasione”, ha detto al Corriere della Sera, ma Roma, ha aggiunto sconsolata la cantante, “è in un pastrocchio da cui non si viene fuori”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.