Beppe Grillo (foto LaPresse)

I grillini e la stanza dei bottoni

Massimo Bordin

Le citazioni inappropriate di Beppe Grillo 

“Si vuole tenere il popolo lontano dalla stanza dei bottoni, mentre noi vogliamo dare una stanza dei bottoni a ogni cittadino”. Grillo forse, citando una espressione coniata da Pietro Nenni nel 1962, avrà pensato di fare sfoggio di cultura politica mentre avrebbe dovuto domandarsi perché quella immagine ormai non la usi più nessuno. Nenni era un eccellente propagandista, aveva fiuto per i mutamenti dello spirito del tempo e quello era il tempo della conquista dello spazio, della nascita del comando a distanza – il bottone da premere – e dell’automazione. Grillo è pure un abile propagandista, almeno abbastanza da cogliere l’analogia dei tempi, ma Nenni era anche un grande politico, e onesto, capace di ricredersi e capire i propri errori. In quel caso ci vollero sei anni, quando nel mitico 1968 cominciò a riconoscere che in quella stanza i bottoni non c’erano, anzi non c’era nemmeno la stanza. Il governo è una cosa più complicata di premere un bottone, lo aveva subito avvertito Lelio Basso, un socialista rivoluzionario che accarezzava il sogno della democrazia diretta ma non era un cialtrone. Oggi nessuno più parla di stanze e di bottoni, piuttosto vanno di moda le cabine di regia. La stanza nella quale Grillo vuole confinare ogni cittadino è in realtà il tinello di Napalm 51.

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