Foto di Efrem Lukatsky, via LaPresse 

Lettere

Nota positiva: il sostegno a Kyiv è bipartisan. Ci scrive Cicchitto

Le lettere al direttore del 15 settembre 2022. Ecco chi ha scritto a Claudio Cerasa

Al direttore - Fuori i nomi e anche i cognomi! 
Michele Magno

 

E fuori anche gli utili idioti.


 

Al direttore - Immagino che, come me, anche lei, caro Cerasa, provi sentimenti di pietas per i nostri filoputiniani, i quali sono costretti ad assistere ammutoliti alla ritirata in Ucraina delle truppe russe (che per loro sono pur sempre l’Armata rossa), mentre temono di scoprire – se sono vere le indiscrezioni dell’intelligence Usa – che Putin finanzia in giro per l’Europa e il mondo, quei partiti che loro, rigorosamente di sinistra dura e pura, non esitano a definire fascisti.
Giuliano Cazzola

 

Noto anche un’altra cosa, caro Cazzola, ed è una nota positiva. In Europa, cambiano i governi ma sull’Ucraina non cambiano le posizioni. E più si va avanti con la campagna elettorale, in Italia, e più mi pare evidente che la corsa dei partiti, anche quelli più distanti dall’atlantismo, anche quelli più compromessi con il putinismo, stiano facendo di tutto per non apparire ostili alla formidabile marcia della resistenza ucraina. Non male, non trova?


 

Al direttore - Nel suo libro sulle “Catene della destra” lei traccia in modo completo e anche un po’ sofisticato le contraddizioni che ostacolano fortemente il passaggio dalla conquista della maggioranza intesa come somma dei voti conquistati dai partiti che costituiscono il centrodestra e la capacità di gestire il paese attraverso un governo omogeneo. Adesso, però, in modo molto più semplice e rozzo alcune di queste contraddizioni emergono in modo insieme clamoroso e imbarazzante. Malgrado tutti gli sforzi per appiattire del tutto Forza Italia su Salvini, fra Berlusconi e il duo Meloni-Salvini per ciò che riguarda il rapporto con l’Europa tuttora esistono approcci diversi: Berlusconi non dimentica mai il suo rapporto profondo con il Ppe e il suo leader Weber, che non a caso è venuto a Roma a fare campagna elettorale per Forza Italia. Invece Salvini e la stessa Meloni confermano, e anzi talora accentuano, un contrattualismo rispetto all’Europa che si spinge fino a rivedere in modo avventuroso alcune clausole del Pnrr. Invece sul piano geopolitico esiste un abisso fra l’atlantismo senza se e senza ma di Giorgia Meloni e il putinismo di Salvini proclamato addirittura attraverso un patto politico scritto fra Russia Unita e Lega. Su questo terreno Salvini ha mandato qualche significativo segnale evocando la necessità di bloccare le sanzioni, poi però su questo terreno è calato un po’ di silenzio perché è un altro il punto sul quale, alla vigilia delle elezioni e quindi alla ricerca dei voti, Salvini ha scelto di concentrare la sua differenziazione rispetto alla Meloni, cioè il famoso scostamento di 30 miliardi. Su questo punto Salvini sta esplicitamente polemizzando con la Meloni sperando di recuperare in questo modo parte dello sfondamento elettorale che Fratelli d’Italia sta realizzando nei confronti della Lega addirittura in Lombardia e nel Veneto. A sua volta, però, la Meloni per riscattare la sua cautela sullo scostamento dei 30 miliardi critica il governo Draghi per “averci regalato un aumento di 116 miliardi di debito pubblico” dimenticando però di averlo criticato, come ha sottolineato il Foglio, “per le briciole destinate alla riduzione delle tasse e per gli 8 miliardi” destinati alle famiglie e alle imprese. Sul terreno fiscale, al netto delle differenze di cifre e di destinatari a proposito della flat tax fra la Lega e Forza Italia, invece non esistono particolari caratterizzazioni di Fratelli d’Italia. Non parliamo poi delle differenze fra il garantista Carlo Nordio (presentato da FdI) e Giulia Bongiorno a proposito di giustizia: per la prima volta FdI prende la guida del centrodestra sul terreno del garantismo. Si dirà: siamo in piena campagna elettorale e questa perversa legge elettorale (di cui il Pd preso nel suo complesso porta la pressoché totale responsabilità) costringe o consente ai partiti di una coalizione il massimo della concorrenza perché tanto i voti ottenuti su proposte diverse comunque si sommano. Dopo il 25 settembre, però, verranno i giorni successivi quando un governo andrà fatto e tutte e due le principali coalizioni escludono con orrore la possibilità di grandi coalizioni. Allora come emerge sia dalle 300 pagine del suo libro, sia dalle poche righe di questa lettera, su posizioni generali e su proposte specifiche all’interno del centrodestra esistono posizioni del tutto diversificate. Bisogna anche dire però che il centrosinistra non sta neanche in queste condizioni perché la divaricazione fra il Pd e Fratoianni-Verdi è tale che essi stanno presentando due programmi totalmente diversificati dichiarando sostanzialmente in partenza che escludono di poter vincere le elezioni e di puntare tutto su un no contest. In sostanza esistono tutte le condizioni perché dopo il 25 di settembre ci veniamo a trovare in una condizione di ingovernabilità sostanziale anche qualora il centrodestra possa proclamare di averle vinte sul piano numerico.
Fabrizio Cicchitto

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