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Streaming morsicato

Mariarosa Mancuso

La piattaforma di Apple arriva in autunno e pretende già il primato del racconto delle storie

Tutte le piattaforme streaming sono uguali. Ma alcune sono più uguali delle altre. Viene voglia di rispolverare “La fattoria degli animali” di George Orwell, appresa la notizia che Steven Spielberg è apparso in tutto il suo splendore alla presentazione di Apple Tv+. Solo pochi giorni dopo aver chiesto regole più rigide per gli Oscar: “Non sono film se non vanno in sala, possono sempre concorrere agli Emmy”.

 

 

La piattaforma streaming di Apple – partirà in autunno in oltre cento paesi – nel filmato ricco di star si presentava come “una nuova casa per i più bravi narratori di storie”. E’ accaduto lunedì scorso a Cupertino. Le “vecchie case”, per così dire, sono appunto Netflix e Amazon (per gli americani anche Hulu, che al debutto si è fatta notare con la premiatissima “The Handmaid’s Tale” di Bruce Miller, da “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood).

 

Uno schiaffo a Netflix, dicono i commentatori che parlano e scrivono chiaro (per esempio, su Variety). Seguono congetture. Apple Tv+ non produrrà film ma soltanto serie? Se produrrà film, li manderà in sala per un numero congruo di settimane, per far guadagnare gli esercenti e soprattutto salvare la faccia? Steven Spielberg non sembra ricordare che aveva girato “Duel”, il suo primo film, per la televisione. Due anni dopo lo mandarono nei cinema, dopo averlo allungato da 74 a 90 minuti. Nota: all’inizio degli anni Settanta la televisione e le sale cinematografiche erano più lontane di quanto non siano oggi lo streaming e gli Oscar.

 

Tim Cook di Apple vuole rendere il mondo un posto migliore. Bisognerebbe smettere di dirlo, non porta mai bene, molti delitti sono stati commessi per il bene dell’umanità (internet non fa eccezione, già hanno fatto sapere che avranno molto riguardo per la privacy degli abbonati). Tanto più che l’obiettivo è diventare “la” piattaforma, dove distribuire anche i contenuti altrui. Reed Hastings di Netflix ha detto “Non se ne fa niente”, altre sigle sono tentate e già hanno stretto accordi, anche in vista dello sbarco imminente sul mercato streaming di Disney e Warner. Più facile è stato stringere gli accordi che hanno portato a Apple News+: 9 dollari al mese per trecento testate Usa, tra cui Time, il New Yorker, il New York Magazine.

 

Soldi da spendere Apple ne ha, a giudicare dall’elenco delle serie già pronte o in lavorazione. Prima fra tutte la nuova “Amazing Stories”, prodotta dalla Amblin Enterntainment di Steven Spielberg (l’originale Nbc era del 1985, stessa epoca di meraviglie pop ricreate dal regista in “Ready Player One”). “The Morning Show” – con Jennifer Aniston, Reese Witherspoon e Steve Carrell – racconta il dietro le quinte di un programma tv del mattino (richiamare, subito, gli sceneggiatori di “Boris” per rifarlo da noi). La regista è Mimi Leder, specializzata in storie di donne che sfidano i maschi: suo il film “La giusta causa”, biopic dedicato a Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema americana.

 

Ci saranno i Peanuts, Charlie Brown e compagnia. Ci sarà “See”, con Jason Momoa: cosa accadrebbe se tutti al mondo perdessero la vista? Ci sarà Oprah Winfrey con le sue storie edificanti. In “Little America”, Kumail Nanjiani di “The Big Sick” racconterà storie di immigrati. Ci sarà un thriller diretto da M. Night Shyamalan, che ai tempi di “Il sesto senso” fu candidato all’Oscar, per la regia e la sceneggiatura. Ci sarà “Dickinson”, sulla poetessa che visse tutta la sua vita vestita di bianco. Ancora ragazzina – l’attrice è Hailee Steinfeld – corre con addosso un abito rosso. Sarà una serie comica, scritta da Alena Smith di “The Affair”.