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Calma Soros, l'Europa non imploderà

Redazione

Perché il finanziere è un pessimo profeta di sventura scrive Bloomberg (1/6)

"Qualsiasi istanza di disordini politici in una delle maggiori economie europee fa scattare previsioni sull’imminente collasso dell’Unione europea o dell’area dell’euro”, scrive Leonid Bershidsky. “L’ultimo profeta è George Soros, che ha recentemente proclamato che ‘tutto ciò che potrebbe andare storto è andato storto’ per l’Europa. Ma in questi momenti io sto con James Gorman, amministratore delegato di Morgan Stanley, che ha detto che l’analisi del miliardario è ‘ridicola’. Gli avvertimenti di Soros sono tipici della scuola di pensiero ‘l’Europa è in pericolo’. Più recentemente, ha detto Soros, la ‘distruzione dell’alleanza transatlantica’ del presidente Donald Trump ha esercitato una nuova pressione sull’Europa dopo eventi come la Brexit e l’instabilità politica nelle principali nazioni, compresa l’Italia. Per Soros, ciò equivale a una ‘crisi esistenziale’. Soros e altri cavalieri dell’apocalisse ritengono che l’Europa debba agire con urgenza per scongiurare l’imminente cataclisma. Gorman sostiene che i problemi politici in Italia e in Spagna non sono altro che le notizie del giorno. Processi politici come la lotta in corso tra populisti e partiti liberali tradizionali non sono enormi ostacoli alla crescita economica, che continua in Europa come altrove nel mondo. Per prendere in prestito dalla favola di Esopo, il progetto europeo è la tartaruga, non la lepre. Decisioni affrettate come i tentativi di costringere le quote di rifugiati negli stati membri finiscono per fallire. Quando l’Unione si muove lentamente e deliberatamente, ha successo; ci sono voluti 12 anni per abolire le tariffe di roaming mobile, un cambiamento positivo che ha funzionato solo perché una moltitudine di parti interessate ha attraversato un processo meticoloso di definizione del regolamento. Le affermazioni delle forze centriste in Olanda, Francia e Germania nel 2017 sono state spesso descritte come una grande opportunità per far avanzare l’Ue".

 

"Ora, è improbabile che si verifichino riforme serie, come i passi verso un’unione fiscale: l’entusiasmo a volte sfocato del presidente francese Emmanuel Macron è frenato dalla cautela di Angela Merkel. Prendi la crisi greca del 2015. Se l’Europa avesse voluto mostrare la sua leadership, avrebbe cancellato i debiti della Grecia. Ma quella decisione avrebbe conferito potere governo ribelle di estrema sinistra, spingendo il paese in bancarotta fuori dalla zona euro o qualcosa di altrettanto avventato. Invece, gli europei hanno scelto di tirarla per le lunghe e di cercare pazientemente di rieducare il governo greco alla realtà di gestire un paese al verde e fortemente indebitato. Questo approccio ha generalmente funzionato: la Grecia è sulla buona strada per uscire dal suo piano di salvataggio entro la fine dell’anno. L’azione moderata può essere frustrante, ma la ‘leadership’ può creare più problemi di quanti ne risolva”. Persino la Brexit: “L’Inghilterra non è stata un membro entusiasta in primis. Se i leader europei non si affrettano ad agire, non dobbiamo affrettarci a un giudizio”.

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